“In lode della guerra fredda”. Recensione del libro di Sergio Romano

sergioromano inlodedellaguerrafreddadi Luigi Marino*

La disgregazione dell’URSS ha comportato, in tutti i paesi europei e non solo, diseguaglianze sociali più stridenti ,attacchi alle conquiste dei lavoratori, dinamiche finanziarie che prevalgono su quelle produttive, la fine del movimento dei non allineati (malgrado i tentativi di Cuba), la militarizzazione dei rapporti internazionali ,ma soprattutto la definizione di un mondo unipolare, che è il risultato in sostanza delle scelte unilaterali della politica estera degli USA ( Afghanistan,Irak,Libia,Siria,Ucraina ecc.).

Gli USA hanno pensato di essere i vincitori della “ guerra fredda” ,per cui la NATO non è scomparsa, anzi si è rafforzata. Non solo ha allargato i propri confini oltre quelli della vecchia URSS, ma non nasconde il proprio intento di estendersi sino agli stessi confini della Federazione Russa.

Con il Nuovo Concetto Strategico, sottoscritto nel pieno svolgimento dell’intervento militare nel Kosovo, la NATO oggi è una nuova “Santa Alleanza” del XXI secolo, che interviene con le cosiddette “ingerenze umanitarie” in aree geografiche al di fuori del suo territorio storico per imporre un proprio “modello di civiltà”.

Dopo il Trattato di Pratica di mare, in Italia, nel 2002 si pensò che era iniziato il dialogo sulla sicurezza collettiva dall’Atlantico a Vladivostok. Era sorta una grande speranza con la Russia nell’Assemblea Parlamentare NATO, ma questo avvio positivo si è di fatto esaurito nel nuovo contesto internazionale.

Con il colpo di Stato in Ucraina i rapporti tra USA,UE e Russia hanno raggiunto il più basso livello dopo la fine della guerra fredda, che ora quindi continua con altri mezzi, in passato contro l’URSS, oggi contro la Russia ed in futuro contro tutti quelli che si contrapporranno alla politica imperialista degli USA.

La NATO oggi costituisce un fattore di instabilità per l’equilibrio del continente e del mondo.

L’ex Ambasciatore in Russia Sergio Romano, di formazione liberale, nel suo ultimo libro ,paradossalmente con il titolo “In lode della guerra fredda”, di allora, scrive che a dispetto del nome, quella fase storica assicurò per quasi cinque decenni un lungo periodo di pace e stabilità in Europa : “ La guerra fredda aveva avuto un grande merito, aveva costretto i due campi ad evitare pericolose provocazioni, a comportarsi responsabilmente… malgrado i vari casi di tensione che pure si ebbero. ..Anzi si giunse all’Atto di Helsinki, che sanciva una “pace fredda”, fondata su reciproche convenienze…L’equilibrio dipendeva in ultima istanza dalla rinuncia di entrambe le parti a ricercare la superiorità militare”. Insomma l’assetto del mondo dopo la seconda guerra mondiale aveva determinato la costituzione di un sistema bipolare ,nel quale ,stante il pericolo di una guerra nucleare, la contrapposizione dei due blocchi non poteva essere risolta con uno scontro frontale tra le due superpotenze.

Dopo la disgregazione dell’URSS invece “ Nel 1989 l’Europa non stava passando dalla guerra alla pace, ma dalla pace alla guerra”. Occorre quindi costruire un mondo multipolare per salvaguardare la pace.

Nell’attuale contesto globale la transizione ad un mondo multipolare può realizzarsi solo attraverso la costruzione di adeguati contrappesi all’unilateralismo delle scelte degli USA, attraverso una più forte coesione tra i paesi BRICS ed i nuovi paesi emergenti, ma anche con un cambiamento radicale della politica estera dell’Unione Europea, cioè con una altra Europa, non più affetta da cupidigia di servilismo verso gli USA, ma più attenta a difendere i propri reali interessi e quindi a riprendere i rapporti di proficua collaborazione con la Federazione Russa.

“In lode della guerra fredda” Longanesi, 2015
La scheda del libro

*Presidente dell’Associazione Maksim Gorkij di Napoli e Condirettore di MarxVentuno