Il Vertice delle Coree

coree Panmunjomdi Ângelo Alves, Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese (PCP)

da avante.pt

Traduzione di Marx21.it

Lo svolgimento del vertice inter-coreano lo scorso 27 aprile presso la “Casa della Pace” a Panmunjom, con delegazioni guidate da Moon Jae-in e Kim Jong Un, rappresenta un fatto di grande importanza nell’evoluzione della situazione nella Penisola Coreana e sul piano internazionale. Il contenuto della Dichiarazione di Panmunjom, le dichiarazioni rilasciate e gli elementi simbolici che hanno accompagnato il vertice e i negoziati contengono reali segnali di speranza in una “era di pace” per la penisola, che la Dichiarazione afferma di avere iniziato.

In un mondo segnato dalla crescente instabilità, da una sempre più accentuata strategia militarista e di guerra dell’imperialismo, questi sviluppi hanno un significato importante per il desiderabile allentamento della tensione internazionale. La Dichiarazione del vertice affronta importanti questioni e sfide sulla via della pace: afferma la volontà di porre fine a tutti gli atti ostili tra una parte e l’altra; stabilisce l’obiettivo di trasformare l’attuale zona smilitarizzata in Zona di Pace, e di creare nel mare a est della Corea un’area marittima di pace; decide di svolgere incontri regolari tra le autorità militari, anche a livello di ministri della difesa; e afferma l’intenzione di mettere fine all’attuale stato “non naturale di armistizio”, sostituendolo con un “solido regime di pace nella Penisola”.

Oltre ai principi e agli obiettivi più generali, la Dichiarazione affronta due importanti questioni: il disarmo e la denuclearizzazione della penisola. Ma è proprio il testo della Dichiarazione che indica che c’è ancora molta strada da fare. Nel campo della denuclearizzazione, e al di là di un riferimento generale alla “mobilitazione della comunità internazionale a sostegno della denuclearizzazione della penisola”, gli unici riferimenti concreti sono quelli relativi alla Repubblica Popolare Democratica di Corea, a partire dall’apprezzamento dei passi già dimostrati, mentre si rileva allo stesso tempo l’assenza di riferimenti alla Repubblica di Corea in questa materia.

L’obiettivo del disarmo, graduale, è condizionato dalla riduzione della tensione militare e dalla costruzione della fiducia reciproca. In realtà, non c’è altra strada. Nel mentre, sono assenti riferimenti alla fine della presenza di forze militari straniere nella penisola coreana, uno dei grandi ostacoli alla Pace e alla soluzione politica di un conflitto scatenato dall’intervento imperialista.

La questione della riunificazione, della cooperazione e della risoluzione dei problemi umanitari derivanti dalla divisione della penisola è il grande obiettivo proclamato. Questo è, insieme alla denuclearizzazione e alla fine della presenza militare straniera, il grande disegno che può portare alla pace e all’unione di tutto il popolo coreano. Il passo attuato è di grande importanza. Ma sarebbe ingenuo pensare che il Vertice di Panmunjom da solo garantisca questo grande obiettivo; che rappresenti già un accordo di pace; che gli Stati Uniti siano passati magicamente ad essere paladini della pace nella penisola coreana, nello stesso momento in cui danno fuoco al resto del mondo.

Sarà il tempo a dire fino a che punto potrà arrivare il Vertice di Panmunjom. Lungo la strada, e come già fanno intendere le dichiarazioni di Trump, saranno molti gli ostacoli che l’imperialismo frapporrà a una pace giusta, sovrana e duratura in Corea.