di Socorro Gomes, presidente del Consiglio Mondiale della Pace | da www.vermelho.org.br
Traduzione a cura di Marx21.it
Con il titolo “No alla violenza, si alla democrazia”, il 18 novembre, si è svolta a Teheran una conferenza che ha riunito 200 esponenti del governo e dell’opposizione della Siria, con l’obiettivo di riannodare i fili del dialogo nazionale. All’incontro, tra gli altri erano presenti il segretario del Partito Comunista Siriano Ahmar Bagdash e Ali Heidar, già oppositore di Assad e oggi nominato ministro per gli Affari della Riconciliazione Nazionale. Hanno assistito alla conferenza, insieme a rappresentanti delle istituzioni iraniane e agli ambasciatori di Cina e Russia, anche personalità del mondo politico e dei movimenti sociali provenienti da paesi della regione e di altri continenti, particolare dall’America Latina (spiccava la presenza del diplomatico nicaraguense Miguel D’Escoto, ministro degli esteri dopo la Rivoluzione sandinista ed ex presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU). Ha portato il suo contributo, a nome del Centro Brasiliano di Solidarietà ai Popoli e Lotta per la Pace (Cebrapaz), anche la compagna Socorro Gomes, militante del Partito Comunista del Brasile e presidente del Consiglio Mondiale della Pace (http://www.wpc-in.org/).
Ringrazio per l’invito, che mi onora molto come attivista brasiliana dei movimenti sociali pacifisti, a partecipare a questa riunione convocata dal governo della Repubblica Islamica dell’Iran.
Sotto la giusta parola d’ordine “Violenza no, democrazia si”, questa iniziativa per il dialogo e la pace è destinata ad avere positive ripercussioni sul quadro politico della regione e del mondo, in una chiara dimostrazione del ruolo molto attivo a favore della pace mondiale svolto dall’Iran e dal Movimento dei Paesi Non Allineati.
Siamo d’accordo con il governo iraniano e tutti coloro che qui sono convenuti sul fatto che il dialogo è uno dei più importanti meccanismi per l’intesa, la soluzione dei conflitti, la riconciliazione nazionale e per il raggiungimento della pace. I problemi politici e sociali devono essere risolti senza il ricorso alle armi e molto meno agli interventi stranieri. Per questo, salutiamo tutti i governi e le forze politiche siriane qui presenti, che si stanno predisponendo a costruire un dialogo nazionale e sovrano.
Dal nostro paese lontano, seguiamo con interesse gli sforzi che la Repubblica Islamica dell’Iran sta facendo, dall’inizio della crisi in Siria, per favorire la cessazione della violenza e promuovere quel dialogo nazionale che corrisponda all’obiettivo di realizzare le legittime aspirazioni del popolo siriano.
La crisi in Siria sta diventando sempre più complessa a causa dell’inasprimento degli scontri interni e all’appoggio crescente di attori esterni alle bande armate che praticano la violenza nel paese.
Siamo totalmente convinti che il popolo siriano ripudia la guerra e aspira alla pace. Allo stesso tempo, vuole far valere la sua volontà di vivere in modo sovrano in un paese democratico, con pieni diritti sociali, in cui il suo destino si trovi nelle proprie mani, senza l’interferenza e l’intervento stranieri.
Tuttavia, sappiamo che le aspirazioni democratiche del popolo siriano non hanno niente a che vedere con le azioni di gruppi mercenari che stanno tentando di usare indebitamente il sentimento religioso e i problemi sociali con l’obiettivo di servire gli interessi di forze imperialiste e dei loro alleati regionali.
E’ a nostra conoscenza che una grande campagna internazionale sta operando contro la Siria. Per assecondare interessi diversi che vanno dal cambiamento nei rapporti di forza della geopolitica della regione, al meschino obiettivo del saccheggio delle risorse naturali del paese, si è formata una coalizione di potenze imperialiste che si pongono l’obiettivo di rovesciare l’attuale governo.
Gli Stati Uniti e i loro alleati pretendono di fare della crisi in Siria un altro episodio dell’applicazione del piano di ristrutturazione del Medio Oriente, con il quale mirano a controllare le risorse energetiche e ottenere un’altra sfera di influenza in una regione strategica.
L’immensa campagna mediatica realizzata al fine di creare pretesti per un intervento militare straniero in Siria è parte di un piano più ampio dell’imperialismo statunitense ed europeo per ridisegnare la mappa politica del Medio Oriente in accordo con i suoi interessi, rafforzando i regimi locali che lo appoggiano, e rovesciando quelli che gli si contrappongono.
La Siria è oggi bersaglio di mercenari e di bande armate, reclutate e pagate per fomentare il terrore e il caos nel paese. Ciò non porterà nel modo più assoluto la Siria a instaurare una democrazia basata sui suoi principi e valori nazionali. Al contrario, potrà condurre anche alla frammentazione politica del paese e a guerre settarie.
La politica fomentata dall’imperialismo e dalle forze regionali retrograde ha solo stimolato l’odio e il settarismo politico e religioso, in contrasto con la storia di un paese sempre tollerante con la diversità.
Siamo solidali con il popolo siriano e ci opponiamo frontalmente a qualsiasi tipo di intervento militare straniero. Gli esempi recenti in questa e in altre regioni del mondo dimostrano che i risultati di tali interventi sono sempre traumatici, con perdite umane, danni materiali e il sacrificio della sovranità nazionale.
Per le potenze imperialiste l’istituzione della democrazia, le libertà individuali, i diritti umani non sono altro che pretesti per rovesciare governi che non si sottomettono alla loro volontà e ai loro piani imperialisti.
A nostro giudizio, un importante passo verso la soluzione della crisi in Siria sarebbe che i paesi stranieri che finanziano le bande armate e i mercenari arrestino immediatamente questa politica. Il destino del popolo siriano deve essere definito unicamente da sé stesso, dalle sue istituzioni sovrane, e mai da interessi esterni.
Allo stesso modo, è indispensabile che cessino le minacce di intervento esterno e che le grandi potenze, in particolare Stati Uniti e Unione Europea ritirino la loro richiesta di rovesciare il governo vigente in Siria.
Confidiamo unicamente sulla capacità di discernimento del popolo siriano, sulla buona volontà delle sue forze politiche, comprese quelle che esercitano un’opposizione legittima, democratica e basata su sinceri propositi, sulla capacità dei suoi movimenti sociali e sulla decisione del suo governo di adottare le misure politiche, economiche, sociali, giuridiche e amministrative che corrispondano alle aspirazioni patriottiche della popolazione. Ci auguriamo che le intese tra queste forze illuminino il cammino delle riforme e della pace.
Riteniamo che da parte della comunità internazionale, specialmente dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, tutti gli sforzi diplomatici debbano essere fatti per stimolare il dialogo siriano. In tal senso, è necessario evitare le posizioni di scontro, le politiche delle sanzioni e qualsiasi tentativo di isolamento internazionale del governo siriano.
In tal senso, salutiamo i governi della Repubblica Popolare di Cina e della Federazione Russa che, agendo nell’ambito del Consiglio di Sicurezza, hanno evitato l’approvazione di risoluzioni che avrebbero solo peggiorato il già complicato scenario siriano. Consideriamo positive e applicabili le proposte contenute nel piano di pacificazione avviato dall’inviato speciale dell’ONU e della Lega Araba in Siria, Lakhdar Brahimi, Nessun passo in avanti potrà essere fatto senza un cessate il fuoco permanente. L’ONU esiste precisamente per promuovere la coesistenza pacifica tra nazioni sovrane, assicurare l’equilibrio nel mondo, garantire l’applicazione delle norme del Diritto Internazionale, dirimere i conflitti internazionali e promuovere la pace mondiale, il che solo si realizzerà attraverso il dialogo, la cooperazione, consistenti iniziative diplomatiche e con il prevalere dei criteri di giustizia.
Per queste ragioni, non ci sembra giusto che gli Stati Uniti e alcuni dei loro alleati nella regione diano impulso all’unificazione delle forze di opposizione, non con l’obiettivo della pacificazione, ma come mezzo per maggiore confronto, in quanto lo scopo perseguito è unicamente il rovesciamento del governo del presidente Bashar Al-Assad, ossia, uno scopo aggressivo.
Penso che ciò che si deve stimolare non sia l’unificazione di una delle parti che si confrontano, ma la riconciliazione nazionale.
La pacificazione della Siria sarà un passo importante perché il Medio Oriente torni ad essere una regione di pace.
Uno dei più importanti presupposti per la pace nella regione è la soluzione definitiva della questione palestinese. L’epoca attuale non deve più comportare politiche di aggressione, colonialismo, pulizie etniche e genocidio, come accade in questo territorio occupato.
Nell’augurare la pace a tutta la regione del Medio Oriente, facciamo i migliori auguri perché il popolo palestinese ottenga la sua libertà, la costituzione del suo Stato nazionale, che abbia come capitale Gerusalemme Est e il riconoscimento dell’ONU.
Pensiamo anche che la pace stabile nel Medio Oriente presupponga la creazione di una zona libera dalle armi nucleari e che cessino tutte le minacce provenienti dall’imperialismo statunitense e dai suoi alleati contro l’Iran, come pure che siano sospese le ingiuste sanzioni contro questo paese. L’Iran ha diritto a sviluppare il suo programma nucleare con fini pacifici.
Ancora una volta auguro a tutti coloro che sono qui presenti, specialmente alle forze politiche siriane, che nuovi e importanti passi siano fatti per garantire un futuro giusto, prospero e sovrano ai siriani, e a tutte le nazioni del Medio Oriente, un futuro di pace.
Riunioni come queste significano che ci sono forze nel mondo che lottano per soluzioni diplomatiche e politiche ai conflitti, forze che lottano per la pace. Tra queste forze c’è la Repubblica Islamica dell’Iran, in evidente contrasto con l’imperialismo statunitense e i suoi alleati nella regione. Quando i popoli del mondo si uniscono con i movimenti sociali e i governi di giustizia, di progresso e di pace, abbiamo davanti a noi un invito a una buona causa, un’opportunità a percorrere una strada nuova per l’umanità, del tutto differente dall’ordine ingiusto imposto ai popoli. Tutto ciò è il segnale che l’imperialismo non è invincibile, può essere sconfitto e che la pace è possibile.
Grazie
Socorro Gomes