di Diego Angelo Bertozzi
Il contributo di Diego Angelo Bertozzi è stato pubblicato nel quaderno speciale di MarxVentuno su imperialismo e guerre
La stampa, soprattutto occidentale, diffonde da tempo l’immagine di una Cina popolare sempre più aggressiva militarmente e intenzionata a far pesare sui Paesi vicini tutta la propria forza. Le argomentazioni che sostengono queste denunce hanno un limite evidente, senza dubbio frutto di una chiara scelta di campo: quello di tacere sul quadro complessivo dei rapporti internazionali che vede proprio la Cina come oggetto di un nuovo sistema di accerchiamento militare, politico ed economico con al centro Washington, decisa a salvaguardare la propria posizione egemonica risalente al secondo dopoguerra. Quello che è conosciuto come il “Pivot to Asia”, annunciato nel 2011 dall’amministrazione Obama, si sta rivelando come la copertura ideologica di un nuovo sistema di alleanze e accordi di natura militare con diversi Paesi asiatici, alcuni dei quali storici alleati fin dai tempi della guerra fredda. Un sistema all’interno del quale il Giappone, interessato da una revisione costituzionale, svolgerà un ruolo più attivo. A questo va aggiunto anche l’accordo economico di libero scambio (Trans Pacific Partnership) voluto da Washington, che esclude proprio Pechino e che dalla stessa amministrazione Usa è ritenuto importante quanto una nuova portaerei.