di Marco Pondrelli
La situazione internazionale si fa sempre più delicata. L’Iran ha risposto all’assassinio di Ismail Haniyeh perpetrato sul proprio territorio, la stampa italiana ha, in stragrande maggioranza, presentato questo atto come un’aggressione a Israele e non come una risposta ad una precedente azione di guerra. È inutile perdere tempo a discutere della faziosità dell’informazione italiana, quando è stato invaso il Libano non ci sono stati speciali televisivi, nessuno si è premurato di ricordare che ‘c’è un aggredito e un aggressore’, semplicemente si è sostenuto Israele, ‘senza se e senza ma’. Nel profluvio di commenti accecati dall’odio spicca Stefano Folli che su ‘la Repubblica’ ha scritto: ‘Le migliaia di morti civili a Gaza sono una tragedia che scuote le coscienze. Ma le scuote solo in Occidente, dove esiste una civiltà giuridica e un senso di umanità‘. Oramai è normale teorizzare la superiorità della civiltà occidentale (ma perché non della razza?) e purtroppo questo ci riporta ai peggiori esempi della storia. Siamo arrivati al punto in cui l’Occidente, responsabile delle più grandi catastrofi umanitarie, si eleva a giudice morale, le altre civiltà non hanno una coscienza sono animali che ragionano per istinti. Noi massacriamo e torturiamo ma abbiamo una coscienza.
In questo clima la decisione di vietare la manifestazione di sabato 5 ottobre a Roma indigna ma non stupisce. Sono anni che nel nostro Paese di demonizza il dissenso, la decisione dell’improbabile Ministro degli Interni coerentemente con il clima che si respira impedisce l’esercizio di un diritto democratico, facendolo, tra l’altro, non quando è stato chiesto il permesso ma quando ormai la macchina organizzativa si era messa in moto. Difficile non considerare questa come una provocazione, almeno di non pensare che al Ministero non abbiamo calendari.
Se in Italia la situazione è grave ma non è seria in Medio Oriente purtroppo la situazione è drammatica. A Gaza il macabro conto delle vittime ci dice cha abbiamo superato i 40 mila morti, cifra probabilmente sbagliata per difetto, a cui si devono aggiungere i morti in Cisgiordania e in Libano. Sarebbe sbagliato però pensare che la strategia israeliana sia guidata solamente dal tentativo del Primo ministro di evitare il carcere. Il disegno che sta dietro l’aumento dell’escalation è fortemente destabilizzante, si vuole ridisegnare la mappa mediorientale, come ha scritto Ugo Tramballi su ‘il sole 24 ore’: ‘sembra il prologo di un progetto regionale, di una Grand Strategy: non solo eliminare Hamas e Hezbollah ma anche l’Iran della rivoluzione khomeinista, coalizzando Israele con un fronte arabo-sunnita guidato dall’Arabia Saudita e dagli altri paesi arabi già in pace‘. Superare l’accordo Sykes Picot era alla base anche delle primavere arabe che portarono all’attacco alla Siria. Quello che molti opinionisti ci vogliono spiegare è che un autocrazia, quella iraniana, va sconfitta alleandosi all’Arabia Saudita, evidentemente una democrazia genderfluid. A parte la comicità del ragionamento, questa speranza non fa i conti con il disgelo (mediato dalla Cina) fra questi due Paesi, qualcuno si è chiesto come mai gli Houti possono concentrasi nella lotta contro Israele senza subire attacchi da parte delle milizie sunnite?
Nonostante sia difficile un appoggio diretto dei sauditi ad una futura guerra, il rischio di un’espansione della guerra all’Iran è sempre più reale. Questo significherebbe saldare i due fronti, Ucraina e Palestina, e sarebbe l’anticamera di un conflitto mondiale. Molti analisti, alcuni tradotti e pubblicati su Marx21, ritengono che negli Stati Uniti la parte che rifiuta la prospettiva di un conflitto allargato sia ancora maggioritaria ma questo non garantisce che vi siano o vi saranno reali tentativi di costruire la pace, rischiamo di vivere in una normalità di guerra. L’unica strada da percorrere è quella della costruzione di un mondo multipolare e democratico, chi definisce l’ONU ‘palude antisemita’ non ha capito che il mondo e il nostro piccolo giardino non corrispondono, o il ‘superiore’ Occidente prende atto che fuori dal suo salotto ci sono popoli con i suoi stessi diritti oppure continua, come vuole l’eroina della sinistra imperialista Carola Rackete, a esportare la democrazia con le bombe.
Davanti a questi pericoli non possiamo rimanere fermi. Marx21 continuerà il suo lavoro ma siamo coscienti che oggi come non mai c’è bisogno di un salto di qualità, occorre un grande movimento per la pace. Non cerchiamo però un pacifismo dei buoni sentimenti, oggi come non mai occorre capire dove sta il nemico principale, non è più il tempo del ‘né né’ bertinottiano. Stati Uniti e Israele portano la responsabilità delle guerre che si combattono nel mondo e sono loro i nemici della pace.
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