Il lessico della guerra

Yugoslavia soldato onudi Andrea Catone

Per un’analisi dell’ideologia della “guerra umanitaria” della NATO contro la Repubblica Federativa Jugoslava

[pubblicato sulla rivista “Giano – pace ambiente problemi globali” n. 32/1999: Jugoslavia]

Già dal primo – e tardivo – dibattito parlamentare italiano (26 marzo 1999), si possono enucleare le parole fondamentali che costituiscono l’asse portante del discorso ideologico di giustificazione del­l’ag­gres­sio­ne militare della NATO contro la RFJ, attuata, com’è stato ampiamente spiegato da più parti, al di fuori di qualsivoglia mandato dell’ONU, dello stesso statuto della NATO e in violazione della Costituzione italiana (1). Esse ruotano essenzialmente intorno all’aggettivo iperinflazionato “umanitario”, all’espressione “comunità internazionale” (2) e a un grande imbarazzantissimo assente/presente che è la parola “guerra” appunto, con il contorno indispensabile di “kosovari” e del genio malefico di turno “Milosevic” (mai capo di Stato fu tanto nominato in dibattiti del parlamento italiano e in risoluzioni della Unione europea). Attraverso l’analisi di testi tratti da discorsi e risoluzioni dei parlamenti italiano ed europeo, dell’Assemblea generale e del consiglio di sicurezza dell’ONU, nonché di articoli e commenti di giornali, cercheremo di smascherare l’im­bro­glio semantico e disvelarne i retroscena nel contesto del mutato quadro dei rapporti internazionali intervenuto dopo il 1989-91, quando, dissoltisi l’URSS, il COMECON e il Patto di Varsavia, gli USA e i paesi della UE appaiono i grandi vincitori della “guerra fredda”.

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