Il BRICS e l’integrazione antimperialista

di Socorro Gomes* | da www.vermelho.org.br

bricsTraduzione di Marx21.it

*Socorro Gomes è presidente del Consiglio Mondiale della Pace e militante del Partito Comunista del Brasile (PCdoB)

La Federazione Internazionale per la Pace e la Conciliazione ha organizzato un incontro nel mese di marzo per discutere sul BRICS (gruppo di economie emergenti formato da Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). L’incontro ha visto la partecipazione di una delegazione di Cebrapaz (Centro Brasiliano di Solidarietà e Lotta per la Pace, ndt), guidata dalla sua presidente nazionale, Socorro Gomes. La delegazione era composta anche da Thomas Toledo e Wevergton Brito, della direzione nazionale, e ha affrontato temi come la creazione di una Banca dello Sviluppo del BRICS. La banca, un’alternativa al sistema economico e finanziario dominato dall’Occidente, è stata approvata alla conferenza al vertice realizzata nei giorni 26 e 27 marzo dal BRICS a Durban, in Sudafrica.


Di seguito il testo integrale del discorso di Socorro Gomes a Mosca:

Stimati compagne e compagni,

Prima di tutto, desidero salutare la Federazione Internazionale per la Pace e la Conciliazione, che ci ospita, nella persona del suo presidente, Victor Kamyshanov.

Vi ringraziamo per l’amichevole accoglienza e confermiamo i nostri fraterni legami.

Compagne e compagni,

Il BRICS è un raggruppamento in cui cinque grandi nazioni di quattro continenti, con popoli culturalmente diversi ed economie in via di sviluppo, in un quadro internazionale segnato da crisi, instabilità, minacce di guerra e contraddizioni geopolitiche, dialogano tra loro e condividono opinioni nella ricerca della cooperazione per un mondo più giusto, pacifico e solidale.

Il BRICS è sorto come riferimento puramente accademico nel 2001, ma con la riunione dei ministri degli esteri di questi paesi alla 61° Assemblea Generale dell’ONU, nel 2006, è emersa l’idea di realizzare il 1° Vertice di Ekaterinburg, che ha riunito per la prima volta i capi di Stato e di governo. Il gruppo era allora formato da Brasile, Russia, India e Cina; nel 2011, ha incorporato il Sudafrica. Dal 2009 al 2013, ogni paese integrante il gruppo ha ospitato un Vertice, che quest’anno è stato celebrato a Durban, in Sudafrica, il 27 marzo.

Con la composizione attuale, il BRICS è localizzato nei continenti americano, africano, europeo e asiatico. Sommata, la sua superficie ricopre circa 40 milioni di chilometri quadrati, vale a dire il 20% della superficie terrestre, e una popolazione di quasi 3 miliardi di abitanti. I suoi paesi, di dimensioni continentali e con forte egemonia regionale e globale, rappresentavano il 14% del PIL mondiale nel 2009. Nel 2010, il PIL complessivo dei paesi del BRICS, a parità di potere di acquisto, ha totalizzato 19 trilioni di dollari, ossia il 25% dell’economia mondiale. La loro integrazione commerciale è progredita, raggiungendo i 212 miliardi di dollari nel 2010, con la previsione di raggiungere i 500 miliardi di dollari entro il 2015.

I paesi del BRICS, a seconda delle loro specificità, continuano a sviluppare le loro economie, a differenza di quanto accade con i paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), in special modo con gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che sono stati profondamente colpiti dalla crisi del 2008/2009. Per questo, tutti oggi riconoscono l’importanza del BRICS quale elemento determinante nella crescita dell’economia mondiale, ancora profondamente scossa dall’insuccesso del neoliberalismo.

I paesi del BRICS hanno strategie nazionali di sviluppo, al contrario di quanto avviene con le ricette neoliberali e le politiche di austerità attuate dai paesi della zona Euro. Questi paesi difendono una nuova strutturazione dell’ingegneria finanziaria globale, riducendo la dipendenza del commercio estero dal dollaro, come pure la riforma di organismi finanziari come la Banca Mondiale e il FMI. Si studia la creazione di una banca di sviluppo del BRICS, che nell’attuale congiuntura globale, potrebbe assumere un peso molto maggiore di quello delle già invecchiate strutture della Banca Mondiale e del FMI.

Nel contesto attuale, esistono molte iniziative assunte insieme da questi paesi. Sotto il punto di vista accademico, della produzione di conoscenza, della scienza e della tecnologia, come anche di tanti altri settori, sono stati fatti molti passi in avanti. Esistono accordi in settori di tecnologia sensibile, come quella spaziale.

Diverse esperienze convergono nel BRICS, come l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, che comprende la Russia e la Cina, con l’India come osservatrice; il forum trilaterale IBAS, composto da Brasile, India e Sudafrica; e il G20, che si propone come alternativa al limitato G8.

In America Latina e nei Caraibi è in corso un’esperienza di integrazione che vale la pena menzionare nel processo che sta avvenendo nel BRICS.

Per molti anni, l’America Latina e i Caraibi sono stati considerati il cortile di casa degli Stati Uniti. I decenni del 1960 e 1970 sono stati segnati da colpi di Stato militari e dittature al servizio dell’imperialismo statunitense. Anche con il ritorno alla democrazia negli anni 1980 e 1990, il progetto neoliberale ha devastato il continente, lasciando uno strascico di povertà, miseria e sottosviluppo. La politica estera della maggior parte dei paesi era congegnata perché essi agissero come succursali di Washington, che aspirava a creare una zona di libero commercio in tutta l’America, chiamata Alca. Il sistema politico continentale si basava sull’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), in cui gli Stati Uniti regnavano.

Tuttavia, nel primo decennio del secolo 21°, sono emersi governi e forze progressiste che hanno ridisegnato la mappa politica della regione. Altre forme di integrazione solidale e rivolte allo sviluppo nazionale con sovranità e giustizia sociale hanno cominciato a sorgere. Programmi sociali, di distribuzione del reddito e sviluppo contribuiscono a creare una nuova America Latina.

Così, il progetto di Alca è stato sconfitto e l’OSA è oggi screditata, con le nuove forme di integrazione solidale e progressista che guadagnano terreno e si consolidano.

Nel contesto generale latinoamericano, la creazione della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (Celac) segna una fase straordinaria. Composta da tutti i paesi dell’America, esclusi gli Stati Uniti e il Canada, è un fatto più che simbolico che il paese che oggi occupa la presidenza pro-tempore del blocco sia esattamente Cuba, che gli Stati Uniti hanno tentato di isolare, anche promuovendo la sua esclusione dall’OSA. Anche altre forme di integrazione vengono sperimentate in questo momento, come l’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasul), l’Alternativa Bolivariana per le Americhe (Alba) e l’espansione del Mercato Comune del Sud (Mercosul).

Tutto questo processo di integrazione non è stato esclusivamente una creazione dei governi. Al contrario, la presenza nei governi di forze politiche, movimenti sociali e leadership radicate nelle lotte popolari ha contribuito a che tale integrazione coinvolgesse pure questi attori. In tal modo, tutti i vertici di questi blocchi di integrazione in America Latina e nei Caraibi allestiscono riunioni, incontri, seminari e attività dei movimenti rappresentativi della società, che precedono il loro svolgimento.

Per questo, ci rallegriamo perché noi, movimenti sociali del BRICS, sviluppiamo esperienze simili. Come movimenti e organizzazioni internazionali per la pace, la solidarietà e la cooperazione, è fondamentale che discutiamo del nostro ruolo in quanto movimenti sociali e che proponiamo iniziative che influenzino le decisioni dei nostri paesi.

Cari compagni,

Il BRICS può costituire un’alleanza civilizzatrice che molto potrebbe contribuire alla pace e al progresso economico e sociale nel mondo.

La situazione internazionale attuale è segnata da conflitti, interventi militari, violazioni dei diritti delle nazioni e dei popoli, dall’offensiva generalizzata dell’imperialismo per saccheggiare le loro ricchezze nazionali, calpestando il diritto internazionale, tutto con l’obiettivo delle potenze imperialiste di imporre la loro egemonia sul mondo. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea, usando come strumento la NATO, fomentano conflitti e guerre in tutti i continenti. I paesi del BRICS, nella misura in cui siano diretti da forze politiche rivolte ad altri obiettivi, possono aiutare a costruire un nuovo ordine internazionale, in cui ci sia rispetto pieno per la sovranità e l’autodeterminazione dei popoli, la cooperazione, lo sviluppo e la pace.

Assistiamo alla corrosione del ruolo dell’ONU e della maggior parte degli organi multilaterali, che sono stati strumentalizzati per fare la guerra e fomentare conflitti, in accordo con gli interessi delle grandi potenze egemoniche. Il Consiglio di Sicurezza rimane una struttura obsoleta. E’ importante lottare per la riforma di tale organo, così come di tutto l’apparato istituzionale delle Nazioni Unite, attribuendo un ruolo preminente e decisivo all’Assemblea Generale.

La politica estera dei paesi del BRICS ha riflesso, in generale, gli aneliti alla pace, alla solidarietà e alla cooperazione. Tuttavia, sempre di più gli Stati Uniti e l’Unione Europea agiscono unilateralmente e sottomettono le istituzioni multilaterali ai loro disegni.

L’uso delle sanzioni entra in vigore solo quando si tratta di penalizzare i popoli. Tali sanzioni sono usate con l’obiettivo di rovesciare governi che non si piegano agli interessi imperiali. Con il pretesto della lotta al “terrorismo” e della difesa dei diritti umani, queste potenze violano il diritto internazionale, promuovendo colpi di Stato e interventi e persino praticando assassini selettivi per mezzo di aerei non pilotati, denominati droni, e altri crimini della peggior specie.

Attualmente è in voga il pericoloso concetto della “responsabilità di proteggere”, a partire dal quale le potenze imperialiste si arrogano il diritto di intervenire in paesi sovrani con pretesti presunti umanitari.

Per tutto ciò, è fondamentale che i nostri popoli, movimenti sociali, organizzazioni di lotta per la pace e promotrici della solidarietà e unità tra i popoli, solidarizzino con coloro che sono aggrediti dall’imperialismo e che esercitano il sacro diritto a resistere.

In America Latina, lottiamo per lo smantellamento delle basi militari straniere, contro la presenza militare imperialista, soprattutto della Quinta Flotta della Marina da Guerra nordamericana nei nostri mari. E’ importante ricordare che quando il Brasile ha annunciato la scoperta del petrolio nelle acque circostanti la sua costa atlantica, gli Stati Uniti hanno cercato di riattivare questa Flotta Navale, strumento di provocazione, minaccia e intervento militare nella regione. Difendiamo il fatto che il Sud Atlantico sia una regione di pace, e che tutto il continente latinoamericano e dei Caraibi sia una regione libera dalle armi atomiche.

Appoggiamo il dialogo di pace in Colombia tra le forze insorgenti e il governo di questo paese latinoamericano. Che sia una pace giusta e democratica, corrispondente alle aspirazioni più sentite del popolo colombiano.

E’ sempre più importante la solidarietà con Cuba, che sebbene soffocata dal blocco economico, resiste e avanza nella difesa delle sue conquiste rivoluzionarie e nel perfezionamento del suo modello economico. Siamo solidali con la lotta di liberazione e il ritorno alla loro patria dei cinque eroi cubani prigionieri nelle carceri degli Stati Uniti. Ci uniamo agli altri movimenti e organizzazioni sociali della regione e del mondo nella lotta per lo smantellamento della base militare di Guantanamo.

L’imperialismo insiste nei suoi tentativi di golpe. Dopo essere riuscito a rovesciare governi democratici in Honduras e Paraguay, continua a far incombere la minaccia sul Venezuela bolivariano.

Appoggiamo il popolo argentino nei suoi sforzi per la sovranità nazionale sulle isole Malvine.

In quanto movimenti sociali e organizzazioni di pace e solidarietà internazionale dei paesi del BRICS, dobbiamo rivolgere l’attenzione anche al continente africano, oggi bersaglio di una intensa offensiva imperialista il cui obiettivo è il saccheggio delle immense ricchezze che si nascondono nel sottosuolo di quella regione.

I costanti interventi francesi nelle ex colonie, in particolare nel Mali e nella Costa d’Avorio, devono essere bloccati e denunciati. Non si può ripetere nel 21° secolo la corsa alle risorse naturali africane che avvenne nel secolo 19°, e neppure si può accettare che la sovranità di paesi sia violata per garantire il possesso di risorse naturali strategiche.

Denunciamo anche la militarizzazione del continente africano promossa da potenze imperialiste, attraverso l’installazione di basi militari e la creazione del comando Africom. Il Mali ha importanti risorse naturali. E’ il terzo maggior produttore di oro nel continente e ha riserve inesplorate di petrolio e altre risorse naturali. Ma, prima di tutto, l’importanza del Mali deriva dalla sua posizione geografica. La Francia ha bisogno di controllare la situazione politica e militare nel Mali a causa dei suoi interessi nella limitrofa Algeria, in Mauritania e nella Costa d’Avorio.

Sia nel Nord Africa che nel Medio Oriente, crescono le tensioni derivanti dalla politica interventista delle grandi potenze che mirano al controllo geo-strategico, come anche all’appropriazione delle risorse energetiche.

E’ di immensa importanza denunciare i crimini commessi dall’imperialismo e dai suoi alleati nel Medio Oriente – il regime sionista israeliano e alcuni regimi arabi reazionari. In questo preciso momento, il bersaglio principale dell’intervento imperialista è la Siria, dove vengono inviate orde di terroristi che lì praticano azioni terroriste. Tutti i tentativi promossi per stabilire il dialogo per la pace sono boicottati dagli Stati Uniti e dai loro alleati. La solidarietà al popolo siriano, gli sforzi per interrompere lo spargimento di sangue nel paese ed evitare l’intervento militare straniero sono iniziative necessarie per garantire la pace mondiale alle quali il BRICS può molto contribuire.

Sempre nel contesto del Medio Oriente, prosegue l’offensiva contro l’Iran, paese sotto sanzioni e minacce di aggressione, con il pretesto di bloccare il programma nucleare. Anche su questo terreno, il BRICS può contribuire favorendo iniziative diplomatiche e il dialogo e creando un clima di fiducia attorno al carattere civile e pacifico del programma nucleare iraniano, ribadito dal suo governo. E’ necessario comprendere che qualsiasi avventura militare statunitense o israeliana contro l’Iran condurrà all’esplosione di conflitti dalle conseguenze inimmaginabili.

Pensiamo che il riferimento legale che deve servire come criterio per l’inquadramento della problematica nucleare nel mondo sia il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP).

Uno dei principi del TNP è il riconoscimento del diritto di accesso alla tecnologia nucleare ai paesi firmatari. In base a tale principio, i paesi con nucleare hanno anche l’obbligo di trasferire tale tecnologia per favorire lo sviluppo dei paesi non nucleari (articoli 4 e 5 del TNP).

Ma le superpotenze impongono limiti alle attività di ogni paese, non permettendo che altri abbiano accesso a ciò che è per loro legittimo, dal momento che non permettono la perdita della loro egemonia.

Il problema principale della regione del Medio Oriente è la questione palestinese, senza la cui soluzione non ci sarà pace. Lo Stato sionista prosegue la sua politica genocida e di pulizia etnica, intensifica l’annessione di terre palestinesi, la costruzione di insediamenti e la militarizzazione dello Stato, nello stesso tempo in cui si comporta in maniera intollerante e prevaricatrice di fronte alle proposte diplomatiche dell’Autorità Nazionale Palestinese, che ha ottenuto recentemente il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite dello status di Stato non membro osservatore.

Il popolo palestinese ha diritto al suo Stato nazionale sovrano, con le frontiere precedenti il 1967 e con capitale Gerusalemme Est. Questa posizione è stata riaffermata lo scorso novembre nella città brasiliana di Porto Alegre, dove si è svolto il Forum Sociale Mondiale Palestina Libera.

Tre dei paesi del BRICS, Russia, India e Cina, si trovano in prossimità di una regione verso cui gli Stati Uniti rivolgono i loro interessi strategici. La regione dell’Asia-Pacifico e l’Estremo Oriente stanno vivendo momenti di dinamismo economico e cambiamenti con un impatto geopolitico. Perciò, gli Stati Uniti creano situazioni di provocazione con la creazione dello scudo anti-missili vicino alla Russia e riorientano le loro attività militari in prossimità della Cina. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti premono sulla Corea del Sud e il Giappone perché mantengano una posizione di costante provocazione nei confronti della Repubblica Popolare Democratica della Corea.

Di fronte a tale scenario di instabilità mondiale, che ha sullo sfondo la crisi economico-finanziaria del sistema capitalista, paesi come quelli del BRICS possono rappresentare un fattore favorevole agli sforzi per la pace e la cooperazione internazionale.

Compagni e compagne,

Termino riaffermando la nostra convinzione che i movimenti della pace hanno molto da apprendere reciprocamente, con lo scambio di opinioni e il coordinamento delle iniziative. Insieme possiamo proporre alternative per fare avanzare la lotta per un mondo in cui siano rispettate le sovranità nazionali, in cui le ricchezze dei popoli favoriscano il progresso economico e sociale e in cui si possa avanzare in maniera sicura verso la pace e l’autentica cooperazione internazionale, in cui l’autodeterminazione dei popoli sia un diritto inviolabile, e verso un progresso in cui gli organismi internazionali lavorino per il benessere di tutta l’umanità.

Grazie per l’attenzione!

Video intervista a Vyktor Kamyshanov, presidente della Federazione Internazionale per la Pace e la Conciliazione (http://www.ifpc.ru/index.php/novost-dnya/20-novyj-sajt-federatsii-mira-i-soglasiya)

http://www.youtube.com/watch?v=r40wnEAEozQ