Ha vinto la sinistra in Libia?

di Carlos Martinez | Traduzione a cura di https://www.marx21.it

 

Domande senza risposta su una guerra crudele e irrazionale

 

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E’ possibile che la NATO sia alleata di una rivoluzione? Può la sinistra condividere lotte e obiettivi con i fondamentalisti islamici implicati negli attentati dell’11-M di Madrid?

 

E’ un atto rivoluzionario e spontaneo tagliare la testa dei nemici arresi e giustiziarli senza processo? Dove sono le immagini e i video degli attacchi militari a manifestazioni di cittadini libici?

 

Da quando la NATO ha il compito di proteggere la popolazione civile? E’ la prima volta o ha già utilizzato questa scusa in precedenza? I bombardamenti aerei sono una protezione? Gli attacchi aerei non sono forse un modo di intervenire codardo e impunito?

 

Si può bombardare, distruggere un paese e assassinare parte della sua popolazione civile per il semplice fatto che al governo ci sia un dittatore? Forse che il popolo spagnolo aveva chiesto alla NATO di bombardare Madrid durante la dittatura genocida di Francisco Franco? Difenderemmo questa guerra se noi e le nostre famiglie vivessimo a Tripoli?

 

Sono rivoluzionarie la monarchia e l’imposizione della legge islamica? Perché ci sono tanti ribelli che utilizzano simbologia nazista? Dove sono le bandiere e i simboli rivoluzionari che abbiamo visto in Tunisia e in Egitto?

 

Possono sbagliarsi allo stesso tempo e sullo stesso argomento i governi di Venezuela, Cuba, Ecuador, Bolivia e Nicaragua? Era del tutto impossibile un’uscita negoziata e pacifica?

 

Perché non si è optato per la mediazione che è stata proposta dall’Unione Africana? Quale paese africano ha appoggiato l’intervento della NATO in Libia? E allora perché si va dicendo che l’unico ad appoggiare Gheddafi è stato Hugo Chavez?

 

Si può assicurare che l’intervento della NATO è stato coperto dall’ONU? Non è vero che il Consiglio di Sicurezza si è accordato su un intervento per imporre una zona di esclusione aerea sulla Libia e per fornire assistenza e protezione alla popolazione civile di questo paese? Non è stata la NATO a rompere l’equilibrio della guerra civile in Libia?

 

Si trova la sinistra in Europa nella condizione di dare lezioni alla sinistra che ha preso il potere in America Latina? Questa sinistra prenderà definitivamente le distanze dai movimenti rivoluzionari dell’America Latina? Si può essere ecologista, pacifista e appoggiare gli attacchi della NATO a obiettivi civili?

 

E’ normale che una rivoluzione inizi ripartendo le risorse naturali tra multinazionali straniere?

 

E’ logico che media come Fox, CNN, Intereconomia, “El Mundo”, “La Razon”, “ABC”, il gruppo Prisa e Vocento facciano da megafono e appoggino una rivoluzione con un’unanimità che si spiega solo con la difesa di interessi comuni?

 

Ci sono stati valorosi solo in una delle due fazioni? Sono per caso dei codardi quelli che continuano a lottare in Libia contro l’intervento?

 

Può una rivoluzione rappresentare un modello per il presidente degli Stati Uniti?

 

Perché persone che rinnegano (a ragione) la transizione spagnola (con la monarchia, ndt), definiscono rivoluzione ciò che sta accadendo in Libia? C’è qualche possibilità che in Libia il popolo prenda il potere e che si costituisca un governo rivoluzionario? Sarà più egualitaria la nuova Libia?

 

Riassumendo, il rovesciamento di Gheddafi avrà giustificato la morte di migliaia di civili innocenti, tanto orrore e tanta sofferenza?

 

In caso di dubbi – e ancora di più quando sono seri – sarebbe dovuto prevalere il principio del “No alla Guerra”.

 

Sinceramente, magari la nuova Libia fosse un paese più giusto della precedente dittatura di Gheddafi. Ma l’esperienza dell’Iraq e dell’Afghanistan ci ha dimostrato tutto il contrario. Saranno le donne, come quasi sempre, le principali e prime a subire danni dall’instaurazione di un sistema legale più maschilista e reazionario, esattamente come è avvenuto dove gli USA sono intervenuti per instaurare la “democrazia”.

 

Spero anche che, nel peggiore dei casi, la sinistra che ha appoggiato così vigorosamente la guerra di Libia abbia la capacità di fare l’autocritica non appena si sia consolidato il nuovo regime nel paese nordafricano.