di Marco Pondrelli
Nei giorni scorsi abbiamo dato conto dell’avanzata ucraina e delle perdite territoriali russe. Allo stesso tempo il discorso alla nazione di Putin ha aperto nuovi scenari. Da una parte esso ha rappresentato un’escalation controllata con la mobilitazione parziale e il riconoscimento dei referendum, dall’altra ha dischiuso lo spazio ad una trattativa. Al momento questa seconda opzione sta guadagnando forza ma non si può negare che ci siano segnali che vanno nella direzione opposta, gli Stati Uniti hanno sabotato il North Stream, l’Ucraina ha stabilito per legge che non si può trattare con Putin e ieri è arrivata la terribile notizia dell’atto terroristico contro il ponte che collega la Crimea con la Russia.
Il ricorso al nucleare rimane possibile anche se non probabile mentre sembra prendere corpo la possibilità di uno scenario coreano, ovverosia l’attestarsi su di un confine, in quel caso fu il 38° parallelo, con avanzate ed arretramenti dei due eserciti. In questo caso vorrebbe confermata l’ipotesi di chi vedeva in questa una guerra di lunga durata e di logoramento. Il logoramento però non riguarda solo le parti impegnate direttamente nel conflitto ma anche i paesi considerati da Mosca cobelligeranti.
La situazione in Italia come ampiamente prevedibile e previsto sta peggiorando a vista d’occhio, bollette insostenibili, attività che chiudono e nuovi disoccupati sono solo l’antipasto. Nei prossimi mesi il quadro si farà ancora più drammatico, alla crisi economica-sociale potrebbe seguire una crisi bancaria con istituti che tornerebbero a soffocare fra i crediti inesigibili, cosa che porterebbe con sé una stretta sui prestiti con un conseguente ulteriore rallentamento dell’economia. Rischiamo di avvilupparci in una crisi gravissima e magari fra poco si tornerà a parlare di spread fuori controllo…
Nelle città italiane, sull’esempio inglese, sono iniziati i primi falò delle bollette ed i benpensanti sono già inorriditi. Se ci fosse in campo un forte partito se non comunista almeno di sinistra, esso potrebbe offrire una via politica a questo malessere come fece il PCI, che trasformò l’assalto al municipio in opposizione politica. Purtroppo la situazione è desolante, sta per nascere un governo che ha già giurato fedeltà al credo atlantista e di fronte al quale l’opposizione rischia di incartarsi su di un improbabile ritorno del fascismo mussoliniano, mentre non vede il rischio molto più grosso che sta investendo il nostro Paese.
Giuseppe Conte ha lanciato un’ipotesi di manifestazione nazionale per la pace e Luigi De Magistris ha rilanciato la proposta. È una novità interessante, già da tempo sottolineiamo l’esigenza di esprimere il nostro dissenso, come sta succedendo in altri paesi europei, contro la politica belligerante del governo (passato e futuro). Le nostre idee su questa guerra sono chiare, essa non è iniziata il 24 febbraio e neanche nel 2014, la guerra contro la Russia è iniziata negli anni ’90 quando si decise, contravvenendo alla parola data, che la Nato doveva espandersi ad est e che la Russia era un nemico. L’imperialismo statunitense non è mai stato così pericoloso, perché venuta meno la capacità egemonica gli USA hanno spostato tutta la loro politica sulla forza militare.
Siamo consapevoli che queste posizioni non sono condivise da tutto il fronte pacifista, ma questo non deve precludere una lotta unitaria contro la guerra. La guerra vuole dire distruzione e morte per il popolo ucraino (anche per i russofoni) e per quello russo e vuole dire povertà per i popoli europei, di fronte a questa situazione è necessaria una grande mobilitazione a favore della pace. Una mobilitazione che però non può fare proprie le parole d’ordine dell’avversario, non si può parlare di pace ed allo stesso tempo incarnare nella Russia l’origine di tutti i mali, non si possono avvallare ipotesi di fosse comuni (tutte da dimostrare) ed ignorare i circa 300 bambini del Donbas morti negli ultimi 8 anni per mano dei battaglioni neonazisti. Chiediamo una grande manifestazione per la pace e non contro la Russia, anzi sarebbe un bel segnare invitare a parlare in questa manifestazione i cittadini russi che in questi mesi sono stati discriminati, licenziati ed aggrediti sull’onda di una pericolosa russofobia.
L’autunno caldo sta arrivando, come avevamo già scritto prima della pausa estiva, non possiamo stare fermi occorre costruire una grande mobilitazione sociale per la pace.
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