Gli Usa e il governo Monti

di Bruno Steri

 

obama telefono_casa_bianca--400x300-w300In vista della trasferta di Mario Monti negli Usa e del suo incontro con Barak Obama, l’importante intervista al Corriere della Sera dell’ambasciatore americano in Italia David Thorne anticipa i temi all’ordine del giorno della visita e, soprattutto, mette a fuoco il carattere privilegiato dei rapporti con il potente alleato intessuti dall’attuale governo italiano. Il dato saliente è costituito appunto dal nuovo ruolo esplicitamente riconosciuto all’Italia del governo Monti. In tal senso, l’esordio della conversazione non avrebbe potuto essere più chiaro: “L’Italia è diventato l’alleato più affidabile degli Stati Uniti in Europa”. La ricreazione berlusconiana (con le sue amicizie pericolose) è dunque finita e il nostro Paese conferma senza più sbavature la sua fedeltà atlantica. L’apertura di credito è generosa e si esplica a 360 gradi.

 

Concerne infatti il piano delle politiche economiche, sulla linea dell’abbattimento delle residue “rigidità” (del mercato del lavoro, s’intende) così da aprire ulteriormente le porte agli investitori d’Oltreoceano: “Normative più flessibili potrebbero spingere le aziende a investire di più” (per giudicare con quali risultati, chiedere ai lavoratori sardi dell’Alcoa). “Sembra il programma di Monti”, commenta l’intervistatore. Ma il piatto forte resta la politica estera e la collocazione internazionale dell’Italia, rigorosamente ricondotta all’ovile statunitense: nessun tentennamento sulle sanzioni a Iran e Siria e ferma condanna di Russia e Cina (“i due Paesi che ci hanno deluso”, precisa Thorne). Quanto alla Libia, nel silenzio generale riprecipitata in un buco nero fatto di “scontri armati e torture”, c’è poco da scalpitare: “Insediare sistemi democratici nei Paesi della ‘Primavera araba’ sarà un processo lungo e talvolta doloroso, né facile né perfettino: in particolare in Libia”. Chiaro? Palla lunga e pedalare. E gli F35? Anche qui, non montiamoci troppo la testa: ci potrà essere qualche concessione sulla tempistica, non però sulla realizzazione del programma di acquisto. E le basi militari, abbondantemente dislocate lungo tutto lo stivale, non si toccano. Non c’è che dire: Mario Monti, il più bipartisan degli italiani e il più “amerikano” degli europei. E se dovessero malauguratamente tornare a soffiare venti di guerra…Il Pd (e non solo lui) è avvisato: il dado è tratto.