di Angelo Alves*, Avante | Traduzione a cura di Marx21.it
*Angelo Alves è membro della Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese
Lo scadere dell’anno dalle prime manifestazioni in Siria contro il governo di Bashar al-Assad è segnato da sviluppi, fatti e denunce che dicono molto su quanto è realmente in causa in quella che erroneamente viene chiamata “rivoluzione siriana”.
Secondo i rapporti di diversi mezzi di informazione alternativi sono arrivati nelle ultime settimane ad Amman (capitale della Giordania) da 600 a 1.000 appartenenti al “Gruppo Combattente Islamico in Libia” (l’organizzazione terrorista che si è alleata alla NATO nella guerra di Libia) ed è probabile che siano stati dislocati nella zona di frontiera con la Siria.
Varie fonti indicano che negli ultimi giorni grandi quantità di armi starebbero per essere inviate dall’Arabia Saudita in Giordania per armare questo “fronte” dell’ “esercito libero siriano”. Nello stesso tempo, e in un altro punto dell’ “accerchiamento” della Siria, arrivano le notizie del coinvolgimento dell’esercito turco nel trasporto di circa 2.000 combattenti in un “campo di rifugiati” nella provincia di Hatay, una zona di frontiera tra la Turchia e la Siria con accesso via mare dal Mediterraneo. Nel loro insieme questi movimenti coinvolgono dai 3.000 ai 4.000 elementi che costituiscono il cosiddetto “esercito libero siriano”, un “esercito” finanziato direttamente dal Qatar e dall’Arabia Saudita, appoggiato dal governo turco e che, secondo i suoi stessi appartenenti, ha ricevuto armamento e sistemi di difesa aerea dagli USA e dalla Francia. Vale a dire, una forza di aggressione contro il popolo siriano creata, addestrata e finanziata dall’imperialismo e dai suoi alleati nella regione e costituita da mercenari, da personaggi e organizzazioni terroriste.
Contemporaneamente e sul “fronte interno” si intensifica la deriva apertamente terrorista della insurrezione armata e viene provata la connessione tra i terroristi e forze speciali straniere. Se già non bastassero le ripetute denunce che alcune delle atrocità attribuite alle forze di sicurezza sono state praticate proprio dai mercenari infiltrati nel territorio e che in seguito, con l’aiuto di canali come CNN e Al Jazeera, sono state trasformate in azioni dell’esercito siriano, gli avvenimenti degli ultimi giorni sono altamente chiarificatori di dove sono disposti a spingersi coloro che, all’interno e al di fuori della Siria, vogliono a forza di pallottole, bombe e disinformazione sottomettere un paese sovrano e attuare un “regime change”.
I quattro attentati terroristici portati a termine a Damasco, Aleppo e sulla strada Damasco-Daraa vicino a Kherbet Ghazaleh, hanno ucciso, complessivamente, più di 30 persone e hanno distrutto un importante ponte ferroviario del paese. Si eleva così a una decina il numero degli attentati di grandi dimensioni in Siria dal dicembre dell’anno scorso. Attentati che come vari specialisti non si stancano di affermare, non possono essere organizzati da un gruppo qualsiasi di “oppositori”. Sono, come molti affermano, attuati da mercenari professionisti afghani, libici, turchi, giordani (tra gli altri) reclutati dal Qatar con denaro saudita e addestrati e diretti da forze speciali francesi, britanniche, saudite e del Qatar. Mercenari muniti di armamento e materiale esplosivo infiltrato dall’estero e che secondo specialisti militari arabi è valutabile già nell’ordine delle 30.000 armi da fuoco di vario calibro e tipo, a cui si aggiungono circa 300 tonnellate di esplosivo.
E’ più che ovvio che ciò che si sta vivendo in Siria non è una rivoluzione e neppure lo schiacciamento di una rivolta popolare pacifica. No! Questo è ciò che la propaganda imperialista vuole far passare sull’esempio di ciò che ha fatto in Libia. Ciò che avviene in Siria è un conflitto militare, istigato dall’estero e messo in atto da coloro per i quali il giusto anelito del popolo siriano a più giustizia e democrazia serve solo a giustificare una guerra di aggressione già in corso.