Cosa sta facendo Trump?

trump bandieradi Fabio Massimo Parenti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Geopolitica e commercio nel mutamento delle relazioni transatlantiche

Versione precedente pubblicata su Global Times il 12 luglio 2018

Secondo gli esperti di geopolitica, la visita di Donald Trump in Europa ha sollevato diversi dubbi. Ci sono state manifestazioni di protesta in Gran Bretagna, Belgio e altri Paesi. Molti considerano le misure protezionistiche di Trump economicamente dannose e causa scatenante di una vera e propria guerra commerciale.

Inoltre i critici di entrambe le sponde dell’Atlantico condividono una serie di preoccupazioni in merito all’approccio di Trump nei confronti della Russia e della NATO.

Il Presidente americano viene accusato di essere troppo critico ed ostile con l’Europa e troppo accomodante con la Russia.

Questo è ciò che si legge sui principali mass media occidentali.

L’incontro diplomatico più importante di Trump nel Vecchio Continente è stato quello del 16 luglio, ad Helsinki. Nel medio periodo l’incontro tra Trump e Putin potrebbe avere implicazioni geopolitiche enormi, soprattutto in un periodo caratterizzato dalla continua trasformazione delle relazioni transatlantiche ed internazionali.

Il mondo sta cambiando velocemente ed il recente incontro della SCO – Shangai Cooperation Organization (organismo intergovernativo che comprende sei Paesi: Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) che si è tenuto a Qingdao in Cina è sembrato più importante del G7 che si è tenuto in Canada.

Secondo Stephen Cohen, professore emerito di studi russi alla Princeton University e alla New York University, l’incontro tra Trump e Putin avviene in un momento che non ha precedenti, perché “raramente le relazioni USA-Russia sono state così conflittuali, e mai prima d’ora un presidente americano era andato ad un summit con i sovietici con così tanta opposizione interna e così poco sostegno politico in patria. Situazione che indebolisce decisamente la sua posizione di comandante in capo degli USA…”. 

Nel corso di questo incontro sono stati affrontati temi sensibili come l’Ucraina, la Siria, l’allargamento della NATO e il controllo degli armamenti nucleari. Secondo i principali osservatori degli scenari geopolitici, Trump starebbe spingendo la sua amministrazione ad approvare un piano di ritiro totale. Se questo fosse vero, e preludesse ad una nuova politica di distensione, si tratterebbe di una notizia positiva anche per l’Europa e la Cina. Tuttavia, l’incontro Putin-Trump non ha sortito decisioni sostanziali e le posizioni sui principali fronti caldi non sono cambiate, benché entrambi i leader abbiano parlato di un primo passo verso una maggiore convergenza di intenti.

In merito alle relazioni transatlantiche e per quanto riguarda l’impatto della politica commerciale di Trump nei confronti dell’Europa, c’è da dire che l’amministrazione americana mostra molte contraddizioni.

Le critiche di Trump alla NATO, la sua volontà di riaccostarsi alla Russia e l’idea di puntare alla reindustrializzazione degli Stati Uniti sono punti rilevanti del suo programma, manifestati sin dalla campagna elettorale del 2016.

Il suo intento di rilanciare il ruolo dell’America, in un mondo che sta cambiando velocemente, non è privo di basi razionali. Sebbene stia cercando di realizzare questo obiettivo attraverso pressioni sull’Europa e sull’apparato statale statunitense.

Il mondo è preoccupato dal nuovo protezionismo sostenuto da Trump, che rischia di arrecare seri danni all’economia mondiale. Le prime misure sull’attuazione dell’agenda protezionistica riguardano, infatti, alcuni miliardi di dollari di flussi commerciali.

L’escalation delle barriere commerciali può essere vista come un tentativo di intimidazione nella contrattazione con i partner e gli alleati per ottenere dei vantaggi negli impegni bilaterali. Ma questo può creare dei problemi nelle relazioni tra Stati Uniti, Europa e Cina.

Occorre sottolineare che l’Europa e gli Stati Uniti non parlano sempre la stessa lingua sul commercio e sulle questioni geopolitiche. L’attuale complessa situazione è un sintomo di come stanno cambiando le relazioni internazionali.

Il rafforzamento dei movimenti politici nazionali in Europa e il cambiamento delle relazioni transatlantiche potrebbero anche essere interpretati come un‘esigenza volta ad evitare il disgregamento dell’Unione europea.

Proteggere e sostenere le industrie nazionali è necessario per i Paesi di tutto il mondo, così come la riforma dell’Eurozona, il rispetto delle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e il controllo del sistema finanziario internazionale. Sono tutte componenti importanti per la gestione di questo periodo di transizione.

Nonostante gli errori e le irrazionalità di Trump, alcune delle sue argomentazioni potrebbero essere utilizzate saggiamente per raggiungere un nuovo equilibrio a livello globale.

La comunità internazionale dovrebbe trovare una via di mezzo tra la globalizzazione fanatica neoliberista, guidata da pochi Paesi, e la proposta cinese di una nuova forma di globalizzazione, in cui l’economia e la sua componente finanziaria siano il mezzo – e non il fine – per migliorare le relazioni all’interno delle società e tra le persone. 

A mio avviso, le relazioni transatlantiche non vedranno giorni migliori soltanto per l’eventuale affermazione di una futura amministrazione post-Trump. Ci sono, infatti, problemi concreti che si sono accumulati nel corso dei decenni. E se possiamo criticare Trump in merito alle misure economiche divisive, dovremmo invece supportarlo per quanto riguarda quei fattori che potrebbero implicare possibilità di distensione.

Per questi motivi, dobbiamo guardare con molta attenzione al possibile proseguimento di nuovi rapporti costruttivi tra Russia e Usa, a partire dal vertice che si è tenuto ad Helsinki.

* L’autore è professore associato di studi internazionali presso l’Istituto Lorenzo de’ Medici di Firenze, membro del “think tank” CCERRI di Zhengzhou, nonché membro dell’EURISPES, Laboratorio BRICS, Roma.