Contraddizioni inter-imperialiste

imperialismo lenin copertinadi Albano Nunes

da “Avante!”, Settimanale del Partito Comunista Portoghese

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Albano Nunes è figura storica del Partito Comunista Portoghese e tra i protagonisti della lotta antifascista del suo popolo contro il sanguinario regime fascista di Salazar e Caetano.

“L’imperialismo, fase suprema del capitalismo”, l’opera preziosissima di Lenin che all’inizio del ventesimo secolo sviluppa le analisi di Marx sul sistema capitalista dovrebbe essere riletta. Non perché si trovino risposte pronte alla complessa e pericolosa situazione internazionale che stiamo vivendo oggi, ma semplicemente per aiutare la sua comprensione.

Dalla transizione del capitalismo alla fase monopolistica che Lenin aveva studiato, il mondo ha subito profondi cambiamenti. Ma la natura sfruttatrice, oppressiva, predatoria e aggressiva del capitalismo non solo non è cambiata, ma è peggiorata con la gigantesca centralizzazione e concentrazione del capitale, e le contraddizioni inter-imperialiste non solo non si sono attenuate ma accentuate, diventando ancora più acute con la scomparsa dell’URSS.

Abbiamo assistito a ciò a proposito del serio sconvolgimento che l’offensiva reazionaria, nazionalista e avventurista dell’amministrazione statunitense, con il supporto di Wall Street, del complesso militare-industriale e delle grandi multinazionali con sede negli Stati Uniti, ha provocato nei rapporti tra le grandi potenze capitaliste. Uno sconvolgimento con conseguenze diverse, che nel caso della NATO sta alla fine portando a un brutale aumento del potenziale militare di questa aggressiva alleanza e servire da alibi per rafforzare la natura imperialista sovranazionale dell’Unione europea, ma che comporta gravi contraddizioni (nella lotta per i mercati, materie prime, manodopera a basso costo, supremazia tecnologica, posizioni geostrategiche) che hanno avuto una spettacolare espressione pubblica al recente vertice del G7 e che con la guerra commerciale scatenata dall’amministrazione Trump, con la Cina quale bersaglio principale, stanno diventando veramente serie.

Come aveva previsto Lenin, il monopolio e l’internazionalizzazione (“globalizzazione”) del capitale non annullano, ma esacerbano le contraddizioni inter-imperialiste. Nella binomio competizione-rivalità che caratterizza i rapporti tra i grandi poli dell’imperialismo, il cemento di classe anticomunista che prevaleva nella “guerra fredda” si è indebolito con le sconfitte del socialismo, ma rimane molto attivo contro gli operai e i popoli. Come dimostrano i recenti vertici dell’Unione Europea e della NATO, le grandi potenze capitaliste, ognuna a suo modo, sono tutte impegnate in una deriva antidemocratica, securitaria e militarista che banalizza il razzismo e l’estrema destra, erigono muri, diffondono basi militari e intervengono militarmente ovunque possano essere in causa i loro interessi.

L’imperialismo teme a ragione le inevitabili esplosioni sociali e rivoluzionarie a cui la sua politica sta conducendo. Tuttavia, l’aggravarsi della crisi strutturale del capitalismo e la pretesa degli Stati Uniti di preservare a tutti i costi un’egemonia mondiale che gli sta sfuggendo, stanno rendendo più acute e più visibili le contraddizioni che sono sempre esistite, che sono intrinseche alla natura stessa del capitalismo e che portano in sè conflitti terribili. Non dobbiamo dimenticare le tragedie indicibili che le due guerre mondiali del ventesimo secolo hanno significato. Dobbiamo rafforzare la lotta contro l’imperialismo, contro la guerra, per la pace.