di Diego Angelo Bertozzi
La “guerra al terrorismo” si rivela sempre più apertamente per quello che è: la “mascheratura ideologica” del posizionamento strategico statunitense – e di alleati come la Francia – in Africa. A dare il senso di questa evoluzione è la decisione del presidente Obama – già premio Nobel per la Pace – di aprire un nuovo fronte nella guerra dei “drones” contro Al Qaeda: l’inquilino della Casa Bianca ha infatti annunciato venerdì scorso l’apertura in Niger, in Africa occidentale, di una nuova base per velivoli Predator con circa 100 soldati Usa. Sempre secondo la dichiarazione resa al Congresso, le truppe saranno composte da specialisti di logistica dell’Air Force, da analisti di intelligence e da agenti di sicurezza.
Ufficialmente i Predator svolgeranno funzione di sorveglianza disarmata, ma le dichiarazioni di Benjiamin Benson, portavoce dell’Africa Command, lasciano aperta la strada ad impegni ben più significativi: “Il Comando ha posizionato in Niger aerei disarmati senza pilota in Niger per supportare una vasta gamma di missioni di sicurezza nella regione e di impegni con le nazioni partner”1. Il numero delle truppe destinate alla base resta indefinito, ma potrebbe presto raggiungere quota 300.
Tutto questo mentre il senatore repubblicano Lindsey Graham, con un certo orgoglio, ha affermato – violando un segreto posto dall’amministrazione democratica – che i droni a stelle e strisce avrebbero ucciso 4.700 persone nel Mondo, tra cui civili innocenti2. Una vera e propria guerra condotta in segreto, anche in assenza di specifiche autorizzazioni, da parte di una presidenza che, sul terreno militare, ha conquistato la sua configurazione “imperiale”.
NOTE
1. “New Drone Base in Niger Builds US Presence in Africa”, New York Times, 22 febbraio 2013
2. “Lindsey Graham: Drones Srikes Have Killed 4700 People”, Huffington Post, 21 febbraio 2013