di Brian Cloughley | da rebelion.org
Traduzione di Marx21.it
L’articolo è stato scritto pochi giorni prima che venisse scatenato l’attacco militare USA contro la Siria.
Il 30 gennaio, il notiziario della catena televisiva statunitense NBC News informava che “in una pianura polacca coperta di neve e dominata dalle forze russe per decenni, i carri armati e le truppe statunitensi hanno inviato un messaggio a Mosca dimostrando la potenza di fuoco dell’Alleanza Atlantica. Nel momento in cui crescono le preoccupazioni per il fatto che il presidente Trump potrebbe indebolire l’impegno degli Stati Uniti con la NATO, i carri armati hanno sparato salve per dimostrare che l’alleanza dei 28 paesi è un elemento di dissuasione vitale in un nuovo mondo pieno di pericoli”.
Aspetti interessanti di questa descrizione di parte sono le frasi “dominata dalle forze russe per decenni” e “elemento di dissuasione vitale”, che la NBC utilizza per fare intendere che la Russia desidera, per qualche ragione non specificata, invadere la Polonia. Come al solito nei mezzi di comunicazione occidentali non si offre alcuna prova a sostegno del fatto che la Russia sia impegnata a esercitare il proprio dominio. E che le truppe statunitensi si trovino così lontane dal proprio territorio, operando alla frontiera russa, è considerato un comportamento normale da parte della “nazione indispensabile” al mondo.
Successivamente, l’agenzia Reuters ha rilevato che “a partire da febbraio, l’esercito statunitense schiererà unità in Polonia, stati baltici, Bulgaria, Romania e Germania per svolgere manovre, addestramento e manutenzione. L’esercito invierà anche la 10° Brigata Aerea di Combattimento con circa 50 elicotteri Black Hawk, 10 elicotteri Chinook CH-47 e circa 1.800 soldati, così come un altro battaglione aereo con 400 soldati e 24 elicotteri Apache”.
L’alleanza militare degli Stati Uniti, la Nato, continua il suo dispiegamento lungo la frontiera russa, con le manovre militari congiunte USA-Regno Unito, Viking 2017, in Norvegia – iniziate il 1 marzo – e lo schieramento di altri soldati statunitensi in Polonia “a partire dall’inizio di aprile, poiché l’Alleanza installerà un nuovo contingente in risposta all’annessione della Crimea da parte di Mosca nel 2014. La campagna dei governi britannico e statunitense contro la presunta “aggressione” russa continua a crescere in volume e intensità, con la collaborazione dei sempre sottomessi mezzi di comunicazione.
Nella sua visita a Washington il 6 e 7 marzo di quest’anno, il ministro degli affari esteri dell’Ucraina Pavel Klimkin ha incontrato il segretario di Stato Rex Tillerson e il senatore Marco Rubio del comitato delle relazioni estere del senato. Nel corso della riunione, il rappresentante ucraino ha ricevuto garanzie sull’appoggio statunitense per “affrontare l’aggressione della Russia”; allo stesso tempo, la Gran Bretagna ha annunciato la visita in Russia del suo ministro Boris Johnson per intimare di “non mettere il naso” negli affari occidentali. Il signor Johnson ha dichiarato che la Russia “è implicata in ogni tipo di affari loschi” e “coinvolta in casi di guerra cibernetica”.
Questa menzione della guerra cibernetica suona estremamente ironica se si considera che pochi giorni dopo venne fuori che i servizi segreti britannici partecipavano attivamente, insieme a quelli statunitensi, a ogni tipo di trucchi cibernetici su scala massiccia. E’ stato di nuovo Wikileaks a denunciare il livello di inganni e falsi allarmi che sommerge le grandi democrazie occidentali, rivelando che alcuni documenti filtrati “descrivono i piani e i tipi di malware e altri strumenti virtuali della CIA che potrebbero essere utilizzati per hackerare le piattaforme tecnologiche più popolari. I documenti dimostrano che gli sviluppatori di questi strumenti hanno come obiettivo quello di iniettarli nei computer e che rivelano scambi generalizzati di strumenti e informazioni tra la CIA, la NSA (Agenzia di Sicurezza Nazionale) e altre agenzie federali di intelligence degli USA, e pure con i servizi segreti di alleati vicini come Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito”.
In seguito ABC News ha annunciato, senza alcuna prova, che “Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, sembra avere forti legami con Mosca”, ma non ha potuto nascondere il rapporto della CNN sui documenti pubblicati in cui si rivela che “la CIA adotta abitualmente tecniche che permettono ai propri hacker di apparire come russi allo scopo di coprire le proprie operazioni”.
Non c’è stato alcun riferimento alle rivelazioni di Wikileaks sulla senatrice statunitense Amy Klobuchar, che aveva dichiarato nel mese di gennaio “che la Russia utilizza attacchi informatici e propaganda per cercare di minare la nostra democrazia. Ma non solo la nostra. La Russia ha una storia di attacchi informatici e invasioni militari contro tutte le democrazie del mondo”. Il senatore Ben Sasse ha fatto eco alle sue parole dichiarando che l’aumento delle sanzioni statunitensi alla Russia “serve a sconfiggere le pretese di Putin e a difendere gli Stati Uniti dagli attacchi informatici e dalla ingerenza politica della Russia”.
E’ evidente che per i due senatori è impossibile correggere il loro odio furibondo verso la Russia e superare il loro deplorevole orgoglio riconoscendo che, il 1 marzo, il National Reconnaissance Office aveva lanciato un satellite spia a bordo di un razzo Atlas V alimentato da un motore russo RD-180. E’ un esempio sorprendente di meschino offuscamento il rapporto ufficiale di 1.500 parole in cui non si dice mai dove sia stato fabbricato il motore RD-180 menzionato tre volte. I mezzi di comunicazione mainstream hanno fatto lo stesso.
In marzo ci sarebbe dovuto essere un altro lancio Atlas V per trasportare rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale, ma è stato ritardato in seguito alla scoperta di “un problema idraulico dell’attrezzatura di supporto a terra necessaria per il lancio”. Se il ritardo fosse stato causato dal cattivo funzionamento del motore russo, i titoli dei giornali ci avrebbero sicuramente speculato.
La reazione del governo statunitense alle rivelazioni di Wikileaks è stata quella di denunciarle avanzando l’accusa che “non solo mettono in pericolo il personale e le operazioni statunitensi, ma dotano anche i nostri avversari di strumenti e informazioni pregiudizievoli per noi”. Come c’era da aspettarsi, il senatore Sasse ha tuonato: “Julian Assange dovrebbe passare il resto dei suoi giorni con una tuta arancione. E’ un nemico del popolo statunitense e un alleato di Vladimir Putin”.
Le attività dei servizi segreti degli Stati Uniti e del Regno Unito non dovrebbero sorprenderci, dal momento che dispongono di una storia accertata di spionaggio nei confronti del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, della cancelliera tedesca Angela Merkel e dei presidenti francesi Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy e François Hollande e della presidenta brasiliana Dilma Rousseff, per citare solo alcuni dei dirigenti mondiali che hanno subito l’umiliazione da parte di ficcanaso che carpiscono le conversazioni private.
Nel giugno 2013 fu annunciato che gli Stati Uniti avevano spiato le reti informatiche dell’Unione Europea presso i suoi uffici di Washington e New York. Secondo la rivista tedesca Der Spiegel, un documento di settembre 2010 indicava esplicitamente come obiettivo quello di spiare la rappresentanza dell’UE all’ONU. Questa pubblicazione ha rivelato che “anche la NSA aveva condotto un’operazione di spionaggio elettronico nell’edificio di Bruxelles, in cui si trovano il Consiglio dei ministri dell’UE e il Consiglio Europeo”. Insieme ai loro colleghi britannici, i “cervelli” del Communicatons Headquarters, le agenzie di intelligence statunitensi non erano riusciti a dimostrare che la Russia “utilizzava attacchi informatici e propaganda per cercare di minare la nostra democrazia”.
Sempre leale portavoce della CIA, il New York Times a dicembre affermava che “le agenzie di spionaggio e l’organismo per la sicurezza statunitense sono convinte che, nelle settimane prima delle elezioni, il governo russo ha utilizzato hackers informatici per seminare il caos durante la campagna”. Non solo, ma “gli agenti della CIA hanno presentato ai legislatori una imponente documentazione per troncare la discussione: la Russia, affermavano, è intervenuta con il proposito fondamentale di contribuire all’elezione di Donald Trump come presidente”.
Ma non esiste una sola prova che ci siano state interferenze informatiche da parte della Russia e, certamente, ora si può dimostrare che “allo scopo di nascondere le sue operazioni, la CIA adotta abitualmente tecniche che permettono ai suoi hackers di apparire come se fossero russi”.
Sebbene non si possa sostenere alcuna delle affermazioni secondo cui la Russia ha condotto la guerra cibernetica contro gli Stati Uniti, la campagna propagandistica di Washington contro la Russia continuerà nel prossimo futuro, mentre svanisce l’intenzione iniziale di Trump di cominciare un dialogo con il suo omologo russo. I suoi accoliti a Washington faranno tutto ciò che è in loro potere per mantenere vivo il confronto, alludendo continuamente all’ “aggressione” e agli “attacchi informatici” della Russia. La campagna anti-russa si sta sempre più rafforzando e non è difficile dedurre i motivi per cui tale crociata controproducente risulti tanto attrattiva per alcuni in Occidente.
L’industria degli armamenti e e il settore dello spionaggio statunitensi sono i principali beneficiari del confronto con la Russia, seguiti molto da vicino dalla gerarchia dell’obsoleta alleanza militare USA-NATO, che da molti anni sta cercando disperatamente una giustificazione alla sua esistenza. Mentre il complesso militare-industriale continuerà a svolgere il ruolo dominante a Washington e lo sferragliare delle armi non cesserà insieme alle più stupide posture militariste.
Ma la Stazione Spaziale Internazionale continuerà a ricevere i suoi rifornimenti con razzi alimentati da motori russi.