NON SONO DUE GUERRE DIVERSE, È LA STESSA

di Simone Gimona, Marx 21 – Multipopolare Bologna

Sia sulla stampa mainstream che in certi giri della compagneria “neneista” (quella del “né con né con”) leggo il sopravanzare di una tesi pericolosissima (e sicuramente in malafede, ovvero pensata “in inglese”): “non è una sola guerra, sono due, una tra Israele e Iran ed una tra Israele e Gaza (o, ancora peggio, Hamas/terroristi)”.

A cosa serve questa tesi e perché dobbiamo attenzionarla e combatterla in ogni modo?

Perché è la via di fuga per le anime belle, per chi non si vuole “sporcare le mani”, per chi in fondo spera di trovare del buono in Netanyahu, cosa che peraltro sta già avvenendo tra il ceto semicolto “di sinistra”. È la tesi per non “sporcarsi” con l’Iran, per auto consolarsi e sentirsi superiori ideologicamente e come civiltà ai “barbari barbuti”. Questa tesi è razzista e suprematista, anche se chi la sbandiera si sente “ProPal” e professa la sua presunta bontà “antirazzista” perché è interna totalmente alla narrazione mostrificante dell’Iran.

Non è una novità, questa tesi analoga l’abbiamo vista in tutti i conflitti portati avanti dall’Occidente contro paesi e regimi non graditi: Iraq, Jugoslavia/Serbia, Libia etc. Queste tesi hanno avuto come grancassa le organizzazione non governative, un certo (purtroppo maggioritario) mondo della cooperazione internazionale (spesso finanziato in dollari e “parlato” in inglese) e gran parte di quello che fu il mondo dei centri sociali (ormai non più occupati, ma con i bandi dei comuni PD).

La paura dei conformisti in buona fede è quella di essere associati ai regimi diffamati dal mainstream, una paura individualista che mette al primo posto la propria onorabilità (borghese) e non la logica ed il senso di una lotta unitaria antimperialista. L’ignoranza di quelli in buona fede è l’aver rimosso il concetto di “contraddizione primaria e secondaria”, il concetto di “rapporti di forza”, il concetto di “maggioranza” (la cui specifica rimozione ha distrutto ogni dimensione realmente collettiva in favore della parcellizzazione minoritaria delle micro identità…ma questo è un altro lungo discorso sul divorzio tra sinistra e socialismo).

Oltre a chi si sente in buona fede in questa visione, esistono gli opportunisti, ovvero i dirigenti delle organizzazioni politiche (siano esse partitiche o “di movimento”) che tengono questa posizione per poter continuare ad avere relazioni col potere e con le amministrazioni (solitamente a marchio PD e centrosinistra). Per costoro sostenere la visione unitaria della Resistenza è un impaccio, un pericoloso precedente contro lo status quo che da loro una minima importanza. Non è una posizione arrendevole e ignorante rispetto alla storia delle resistenze internazionali, è una posizione scelta, pensata e difesa in nome dei propri particolari interessi.

Esiste poi una variante di questa posizione ancor piú vigliacca e disumana, fuori da ogni logica storica: “sto col popolo iraniano, non con l’Iran”. Questa variante mette sempre davanti la presunta “bontà” facendo finta che non esista un conflitto unitario che l’Occidente imperialista e sionista sta conducendo contro i popoli e i governi del mondo. Come scrive Luca Bottura (già noto per il vergognoso fake video su Barbero) nelle sue presunte satire, “Netanyahu, come Stalin, può fare anche qualcosa di buono (leggasi rovesciare il governo Iraniano degli Ayatollah)”. Almeno quest’ultimo è stato meno ipocrita, ma questa posizione diffusa è insidiosa e sottintesa nei silenzi dei dirigenti politici, di certi movimenti “in chat” “propal”, del mondo che pensa di fare solidarietà internazionale a suon di raccolte fondi, aperitivi solidali, mostre e mostrine.

Credo che i sinceri antimperialisti e democratici debbano portare alla luce ed ostacolare questa posizione opportunista e/o profondamente illogica e ignorante: è necessario fare una pressione pubblica, aperta e rivendicata verso le organizzazioni politiche, verso gli attivisti che le animano per riportare la lotta su un terreno concretamente antimperialista. É necessario produrre documentazione e mettersi pancia a terra per sostenere senza se e senza ma la Resistenza contro l’imperialismo nella sua visione unitaria all’interno della rivoluzione mondiale che sta vedendo la nascita di un mondo multipolare e non più unipolare con gli sgherri di Washington e Tel Aviv eletti a “poliziotti morali” del mondo. 

Questa è oggi la battaglia principale per la pace, una battaglia utile anche per poter rilanciare una qualunque ipotesi socialista, viceversa qualcuno si compiacerà solo nel farsi le foto con gli aguzzini del nostro paese, pensando però di essere rilevante e importante, “utile alla causa”.

La resistenza è una ed unitaria, unisce Teheran, Gaza, Jenin, Al Khalil, Ramallah e la capitale della Palestina Al Quds-Gerusalemme. Rompiamo silenzi, omertà e indugi e recuperiamo il meglio della nostra storia.

GIÚ LE MANI DALL’IRAN

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