di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
L’ex presidente russo e vicepresidente in carica del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev ha scritto su Telegram che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva “precedentemente ricevuto garanzie di sicurezza” dal suo Paese in vista del viaggio a Kiev di lunedì. Questo è confermato dal consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan, che ha rivelato che “abbiamo [notificato ai russi] alcune ore prima della partenza di [Biden] per scopi di deconfliction”.
Non c’è nulla di strano nel fatto che la Russia abbia dato a Biden “garanzie di sicurezza” durante il suo viaggio a Kiev, a prescindere da quanto sostenuto da alcuni blogger, citati dalla CNN lo stesso giorno. Nessuna delle due grandi potenze concorrenti vuole un’escalation significativa nella guerra in corso in Ucraina, per non parlare di quella causata da un danno accidentale a Biden durante il suo viaggio, se la Russia avesse preso di mira un’infrastruttura militare mentre si trovava nelle vicinanze non sapendo che fosse lì.
Gli Stati Uniti non volevano correre alcun rischio, ecco perché hanno informato la Russia “con qualche ora” di anticipo per assicurarsi che non si verificasse nulla del genere. Questo fatto indiscutibile, rivelato dal consigliere per la sicurezza nazionale, scredita inavvertitamente anche la versione dei media mainstream (MSM) secondo cui la visita di Biden a Kiev sarebbe stata “coraggiosa”, questa narrazione è stata artificiosamente fabbricata per coprire gli sviluppi svantaggiosi del conflitto negli ultimi tempi.
Sarebbe stato “coraggioso”, ma ovviamente inutilmente rischioso e quindi estremamente imprudente, se Biden si fosse recato sul posto senza che nessuno dei suoi avesse informato in anticipo la Russia. In questo scenario, avrebbe potuto davvero trovarsi in pericolo, esattamente come sostiene falsamente il MSM. Invece, Mosca gli ha dato “garanzie di sicurezza”, proprio come ha affermato Medvedev, e per questo il viaggio alla fine è andato a buon fine. Se il Cremlino si fosse rifiutato di farlo, non è chiaro se il viaggio si sarebbe comunque svolto.
Questo naturalmente porta a chiedersi quali fossero i calcoli della Grande Potenza eurasiatica, cosa che non si può sapere con certezza. Da un lato, rappresenta l’ennesimo cosiddetto “gesto di buona volontà” volto a screditare la narrazione del MSM secondo cui la Russia è una sorta di “bestia sanguinaria” che “si diverte a uccidere” o altro. Lasciando passare indenne Biden da e per Kiev, ha dimostrato a tutti che non vuole provocare la Terza Guerra Mondiale, come invece sostiene il MSM.
D’altra parte, però, la leadership russa potrebbe anche aver valutato che i consiglieri di Biden lo avrebbero fatto salire su quel treno indipendentemente dal fatto che Mosca gli avesse dato o meno “garanzie di sicurezza”. In questo caso, sarebbero stati loro a rischiare uno scenario da Terza Guerra Mondiale creando irresponsabilmente le condizioni per cui il leader americano avrebbe potuto accidentalmente essere colpito, nel qual caso avrebbero detto che la Russia lo aveva fatto di proposito dopo essere stata informata dei dettagli dell’organizzazione del viaggio di Biden.
La visita di Biden a Kiev non ha portato a nulla di concreto, è stata un puro “copione” per le masse occidentali nel momento in cui le dinamiche strategico-militari di questo conflitto sono a favore della Russia. Avendolo capito in anticipo, il Cremlino ha probabilmente calcolato che non c’è nulla di male nel fare un altro “gesto di buona volontà”, dato che l’alternativa sarebbe stata rischiare l’impensabile se i consiglieri di Biden lo avessero comunque messo in pericolo.
C’è un precedente anche per questa politica, come dimostra l’ex Primo Ministro israeliano Naftali Bennett che ha rivelato che il Presidente Vladimir Putin ha promesso di non assassinare il suo omologo ucraino. Far fuori Zelensky avrebbe fatto fare alla Russia una figura ancora peggiore presso l’opinione pubblica e non avrebbe fatto molta differenza in termini di rimodellamento delle dinamiche strategico-militari del conflitto, dal momento che egli, proprio come Biden, è per lo più solo una figura di riferimento per “legittimare” le decisioni della sua burocrazia.
Né i leader americani né quelli ucraini possono essere considerati attori veramente indipendenti in questo conflitto, poiché sono solo pedine delle loro potenti strutture militari, di intelligence e diplomatiche che formulano le politiche che vengono poi pubblicamente approvate. La guerra per procura in corso non è una battaglia personale tra i leader, ma tra le rispettive burocrazie.
In questo caso, l’assassinio di figure simboliche come i capi di Stato o il loro ferimento accidentale potrebbe essere controproducente, nel senso di costringere le potenti strutture che stanno dietro di loro a inasprire il conflitto per “salvare la faccia” a causa della comprensibile pressione pubblica. Allo stato attuale, l’unica a volere un’escalation sconsiderata è la leadership ucraina, il che spiega le sue molteplici provocazioni chimiche e nucleari nel corso dell’ultimo anno.
Al contrario, la Russia e gli Stati Uniti non sono interessati a uccidere o danneggiare i leader della controparte, poiché entrambi sanno bene che ciò potrebbe facilmente portare alla Terza Guerra Mondiale, cosa che nessuno dei due governi vuole a causa di evidenti interessi di autoconservazione, che sono decisamente assenti quando si tratta di Kiev. Dopotutto, è stata la leadership ucraina a sostenere falsamente che il bombardamento accidentale della Polonia, avvenuto lo scorso novembre, sarebbe stato opera della Russia, cosa che gli Stati Uniti hanno pubblicamente smentito.
Quell’evento ha dimostrato che la leadership americana non vuole la Terza Guerra Mondiale, il che si allinea con gli interessi della Russia, spiegando così perché nessuno dei due vuole colpire il capo di Stato dell’altro, sia intenzionalmente che accidentalmente. Questa convergenza di calcoli strategici colloca le garanzie di sicurezza fornite dalla Russia a Biden prima della sua visita a Kiev nel loro contesto appropriato e rende quindi più comprensibile al grande pubblico il motivo per cui il Cremlino ha lasciato che il viaggio si svolgesse senza ostacoli.
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