di Giulio Chinappi
da https://giuliochinappi.wordpress.com
Secondo i dati ufficiali, Bola Tinubu ha vinto le presidenziali nigeriane, ma con solamente il 36,61% delle preferenze. Un risultato che rischia di acuire le tensioni tra gruppi etnici e religiosi in un Paese fortemente diviso e in preda ai conflitti interni.
Con oltre 225 milioni di abitanti, la Nigeria risulta essere di gran lunga il Paese più popoloso del continente africano, classificandosi al sesto posto a livello mondiale. La Nigeria è anche una delle economie più importanti dell’Africa subsahariana, essendo il principale produttore di petrolio della regione, ma, nonostante ciò, non può certo dirsi un Paese prospero.
Uno degli atavici problemi della Nigeria e la forte frammentazione etnica e religiosa, che in passato ha portato a importanti conflitti, fra i quali il più noto è la guerra del Biafra, una guerra civile combattuta tra il 1966 ed il 1970, con un bilancio finale di almeno 1,2 milioni di morti. Secondo i dati ufficiali delle Nazioni Unite, in Nigeria sono attualmente in corso quattro conflitti armati, dei quali tuttavia poco si sa nel mondo occidentale, se non in parte dell’insurrezione dell’organizzazione jihadista Boko Haram, che coinvolge anche i Paesi confinanti. Solamente negli ultimi cinque anni, questi conflitti hanno provocato oltre 25.000 morti accertate.
In questa difficile situazione, si sono svolte le elezioni generali del 25 febbraio, che prevedevano l’elezione del nuovo presidente, il rinnovamento delle camere e l’elezione dei governi regionali in 28 dei 36 Stati che costituiscono la federazione. Con il presidente in carica Muhammadu Buhari impossibilitato a presentarsi avendo raggiunto il limite dei due mandati, gli elettori sono stati chiamati a scegliere tra un numero record di diciotto candidati, tre dei quali avevano serie possibilità di essere eletti.
I risultati ufficiali hanno visto Bola Ahmed Tinubu, candidato dell’All Progressives Congress (APC), la stessa formazione di Buhari, avere la meglio con il 37,62% delle preferenze, precedendo l’ex vicepresidente Atiku Abubakar, rappresentante del Peoples Democratic Party (PDP), che si è fermato al 29,88% dei consensi. Terzo classificato Peter Obi, tre volte governatore dello Stato di Anambra, che ottiene il 26,10% sotto i colori del Labour Party (LP). Da segnalare anche il quarto posto di Rabiu Kwankwaso (6,40%), del New Nigeria Peoples Party, che risulta essere il candidato con il maggior numero di consensi nello Stato di Kano.
Pur avendo ottenuto decisamente meno della maggioranza assoluta dei voti, Bola Tinubu è stato dichiarato presidente eletto della Nigeria, in quanto la legge elettorale non prevede lo svolgimento di un secondo turno se non nella situazione in cui nessun candidato dovesse superare il 25% delle preferenze in almeno 24 Stati su 36, cosa mai accaduta nella storia della Nigeria indipendente. Tuttavia, si tratta della percentuale più bassa ottenuta da un presidente eletto sin dal 1979, quando Shehu Shagari ottenne il 33,77% dei suffragi, a dimostrazione della forte frammentazione del Paese africano.
Ex governatore dello Stato di Lagos, capitale economica del Paese, per due mandati, Bola Tinubu correva insieme a Kashim Shettima, a sua volta ex governatore dello Stato di Borno, che dunque assumerà la carica di vicepresidente. Questo ha destato non poche polemiche, in quanto sia Tinubu che Shettima sono di religione musulmana, venendo ad infrangere il patto non scritto secondo il quale il presidente ed il vicepresidente dovrebbero rappresentare i due principali gruppi religiosi del Paese, ovvero musulmani e cristiani.
La vittoria di Tinubu, che entrerà ufficialmente in carica il prossimo 29 maggio, non ha mancato di suscitare polemiche, come spesso accade nei Paesi dell’Africa subsahariana, in quanto le opposizioni non hanno riconosciuto il risultato elettorale come legittimo. “Il popolo della Nigeria è stato nuovamente derubato dai suoi presunti leader di cui si fidava. Esploreremo tutte le opzioni legali e pacifiche per reclamare il nostro mandato“, ha dichiarato Peter Obi, terzo classificato secondo i risultati ufficiali, ma autoproclamatosi vincitore delle elezioni. “Abbiamo vinto le elezioni e lo dimostreremo ai nigeriani”, ha aggiunto. Obi basa le sue dichiarazioni sui sondaggi pre-elettorali, che lo consideravano come il favorito, e può appoggiarsi ad un importante precedente, in quanto nel 2006 la Corte Suprema lo dichiaro vincitore delle elezioni per la carica di governatore dello Stato di Anambra svoltesi tre anni prima, dopo che i risultati iniziali lo avevano dato per sconfitto.
Anche Atiku Abubakar, secondo classificato, ha dichiarato che le elezioni sarebbero state viziate da irregolarità. Ex alleato di Tinubu, Abubakar ha definito la pubblicazione dei risultati da parte della commissione elettorale così com’è uno “stupro della democrazia” e ha detto che stava consultando degli avvocati per decidere i suoi prossimi passi: “I nostri avvocati stanno studiando i risultati delle elezioni e attendiamo i loro consigli. Il partito si riunirà e decideremo la prossima linea d’azione“, ha detto ai giornalisti.
Quello che è certo, è che queste elezioni non hanno per nulla contribuito a superare le forti divisioni della società nigeriana, nella quale più che le differenze politico-ideologiche prevalgono logiche etnico-religiose e di clientelismo interno ai clan. Il tutto nell’attesa che vengano pubblicati anche i risultati per il Senato e la Camera dei Rappresentanti, dove si rischia di avere una situazione molto frammentata che non favorirà la governabilità del Paese.
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