
di Mark Epstein
Il neototalitarismo degli attuali regimi neoliberali si distingue da forme classiche di totalitarismo ed autoritarismo perché cerca di dissimulare meglio i suoi meccanismi ed obiettivi di controllo, ed usa anche una serie di camuffamenti, maschere e facciate fasulle per imporre questi controlli e meccanismi.
Una delle parole chiave della propaganda neototalitaria, soprattutto recente, è “disinformazione” (e la frase de facto equivalente “fake news”). È una parola che arriva sulla scena parecchio più tardi di “complottismo”, ma che serve scopi simili in materia di censura, imposta anche tramite demonizzazione, diffamazione, ‘svergognamento’ e tanti meccanismi psicologici tutti tendenti alla conformizzazione od omogeneizzazione assoluta.
La sua diffusione a tappeto comincia durante gli anni dello ueber-complottismo orchestrato di “Russiagate” ma poi continua a diffondersi in modo fortissimo grazie alle istituzioni preposte alla sanità, soprattutto nell’Impero, per cercare di proibire qualsiasi discussione in merito alla misure anti-covid, che fossero maschere, ‘social distancing’, i vaccini, od altri rimedi usati e o suggeriti in varie parte del mondo, sia da personale ed istituzioni mediche qualificate sia da singoli cittadini. Uso del termine e misure quindi associate di nuovo alla strumentalizzazione di paura e panico.
Tipicamente sia “disinformazione” che “complottismo” sono tra i termini cui ricorrono più spesso i monopoli-oligopoli social media per censurare le opinioni sulle loro piattaforme, censure vengono imposte da enti privati, e quindi senza le protezioni legali della libertà di parola (almeno nell’Impero). Ma quasi sempre censure in realtà imposte (“suggerite” sotto pressioni forti di vari tipi) da enti governativi, che così mascherano il loro operato con la facciata dell’ente privato. Un esempio attualmente molto importante e probante nell’Impero è l’aver censurato menzioni dell’esistenza e dei contenuti del laptop di Hunter Biden, come vediamo da questa intervista di Joe Rogan a Zuckerberg della Facebook (vedi qui) riguardo i ‘suggerimenti’ della FBI, o internamente come proibizione da parte dei vertici della FBI ai propri agenti di esaminare il contenuto del laptop (vedi qui).
Ma il regime Biden voleva elevare questo strumento neototalitario a livelli molto più ‘alti’ e formali, de facto creando una letteralmente Orwelliana “Ministry of Truth” col titolo di Disinformation Governance Board, che poi, anche per l’arroganza e spudoratezza sia della manovra che del personale scelto a dirigere (Nina Jankowicz, che era stata protagonista lei delle più spudorate attività di disinformazione reale), è stata prima ‘sospesa’ e poi in questi giorni abolita.
Ma ovviamente l’Impero ama poi imporre questi schemi ai suoi satrapi all’estero, per cui ovviamente hanno finanziato un’operazione simile in Ucraina, che ha poi pubblicato un elenco di “disinformation terrorists” che in realtà ovviamente erano tra i migliori investigative journalists statunitensi e di altri paesi non asserviti all’Impero, ed includeva appunto persone come Glenn Greenwald, Tulsi Gabbard, e molti altri, e non certo da ultimo Scott Ritter. Questo centro poi deve aver condiviso informazioni e collaborato con un altro centro, che si può senz’altro dire pienamente parte del regime neonazista di Kiev, ed operante in base a criteri di terrorismo di stato tipici dei regimi nazisti e fascisti, e che si chiama Myrotvorets (vedi qui), su cui elenchi c’era anche la figlia del filosofo nazionalista conservatore Alexander Dugin, Darya Dugina, che è stata appunto assassinata da due agenti della SBU ucraina a Mosca. Scott Ritter ha interpellato i propri rappresentanti (abita nello stato di NY) e ha scritto ad uno di loro, l’ultra-schifoso scarafaggio dei servizi Chuck Schumer, che avrebbe fatto causa legale al governo statunitense se questo continuava a finanziare questo centro “anti-disinformazione” ucraino con i soldi dei contribuenti statunitensi, poi in realtà suggerendo-aiutando questo centro stesso a prendere di mira giornalisti, politici e cittadini statunitensi che avevano rivelato le profondità della reale propaganda e disinformazione imperiale riguardo gli intrallazzi, il controllo, la manipolazione ed il sostegno al regime neonazista ucraino. E pare che, visto che la causa di Ritter era legalmente a prova di bomba, gli scarafaggi dei servizi imperiali abbiano per ora interrotto i finanziamenti in questione.
Un grande storico, soprattutto dell’estremo oriente, ma anche del crescendo di loschi abusi accentramento di poteri occulti dei servizi imperiali, Chalmers Johnson, ha scritto un libro decenni fa dal titolo Blowback. Ora questo è anche un termine tecnico inglese per descrivere gli effetti ‘di ritorno’ quasi sempre non anticipati, e non voluti, di operazioni illecite all’estero da parte dei servizi.
Ciò che invece caratterizza questi ultimi decenni a partire dal 9/11 è un altro tipo di ‘blowback’: e cioè la scelta intenzionale da parte dei vertici oligarchici dell’Impero di usare ora gli stessi mezzi una volta riservati per l’assoggettamento di paesi e culture ‘altre’ per il controllo della politica e della società al proprio interno. È un tipico risultato della accelerazione dei processi di corruzione e degrado istituzionali interni a società e regimi nei quali le componenti legate all’esercito, ai servizi, a tutte le istituzioni operanti de facto o completamente o quasi completamente senza rendicontabilità e senza supervisione, riescono gradualmente, parassitariamente, a diventare la componente principale e più potente dell’intero apparato di governo, sia come budget, come personale, come poteri ricattori ed estorsionisti nei confronti dei rimanenti membri e rami del governo, e via dicendo. In altre parole in parallelo con la crescita incontrollata nel mondo delle economie neoliberali dei settori finanziari legati alla finanziarizzazione (in altre parole a ciò che il grande economista Michael Hudson chiama il settore FIRE (Finance, Insurance and Real Estate)), con il relativo mega-parassitismo ed inversione del ruolo di settori normalmente fondamentali rispetto a quelli parassitari, nel mondo delle istituzioni abbiamo la ‘securitization’, e cioè la crescita incontrollata del settore dei servizi, della National Security State a ‘protezione’ del dominio incontrollato dell’oligarchia.
Chiunque esamini la storia della formazione delle OSS, poi divenute CIA, vedrà che il personale e le istituzioni chiave degli inizi venivano quasi esclusivamente dal settore della finanza e degli universi degli studi legali ivi associati. Questo legame fondamentale, perlopiù non discusso, ovviamente permane, molto ingigantito, oggi.
Ma dove un regime totalitario (e molti regimi autoritari) avrebbero semplicemente imposto la censura, quindi una misura brutale ma trasparente (che quindi può generare resistenza ed opposizione), i regimi neoliberal-neototalitari introducono le misure contro la “disinformazione”.
Come dovrebbe essere ovvio a qualunque individuo minimamente razionale, l’unica reale protezione per non essere vittime delle moltissime forme di disinformazione di una vasta gamma di poteri nei regimi neoliberali, è la propria capacità di informarsi, di potere esercitare “critical thinking”, e di verificare fonti, logiche interne, basi evidenziarie di qualunque posizione, argomento, ecc. Ovviamente in paesi almeno parzialmente civili e democratici questo dovrebbe avvenire almeno parzialmente anche tramite gli istituti preposti alla educazione ed i periodi della nostra vista dediti a questa formazione. Nell’Impero e nelle società neoliberali, purtroppo, questa non è affatto più la realtà del contemporaneo.
Molta della ‘sinistra’ postmoderna identitaria si fida ciecamente del paternalismo (neo)totalitario di presunti siti ed istituzioni dediti a … combattere la “disinformazione”. Ma come dovrebbe essere ovvio sono de facto tutti finanziati e-o collegati ai centri di potere, economici, istituzionali, militari, dei servizi, che sono appunto quelli che non vogliono che ci siano cittadini davvero informati, e quindi non vogliono che tutti i vari universi della loro propaganda e REALE (!!!) disinformazione possano essere svelati, e quindi tacceranno di “disinformazione” tutte le fonti, individui, ed istituzioni che non concordano con la loro propaganda. Una sorta di ‘regresso infinito’ nelle istituzioni, ma appunto solo per chi si fida di autorità che, se fosse davvero informato, educato, capace di “critical thinking” saprebbe appunto non essere affidabili. Ma il mondo di questa ‘sinistra’ è appunto strapieno di polli creduloni e conformisti, che non si danno mai la briga di verificare in proprio quali siano le fonti, argomenti, ecc. piè attendibili, ma nel 99% dei casi ‘giudicano’ semplicemente in base a pregiudizi del sentito dire e dei social media ecc. Quindi appunto l’uso di “disinformazione russa”, la censura di RT e-o il far proliferare opinioni che si tratti di fonte sempre inattendibile (benchè ci siano testimonianze di grandissimi giornalisti, vincitori di Pulitzer, come Chris Hedges, che non solo lavorava presso RT, ma che testimoniò personalmente che era molto meno soggetto a censura e pressioni che nelle sedi delle fognature oligarchiche della reale disinformazione come i vari CNN, New York Times, MSNBC, e via dicendo.
Quindi di nuovo, niente può sostituire il giudizio critico, la reale informazione ed educazione individuale, ed ognuno di noi è responsabile nel coltivarle, difenderle e preservarle, e Marx21 è per me sempre uno strumento fondamentale ed una delle ragioni per cui cerco di collaborarvi.
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