Affogati nella polemica quotidiana (che si tratti della pornografia continua di guerra o le polemiche sugli articoli maschili o femminili) fatichiamo a vedere le cose con distanza e a individuare le tendenze in opera. Emmanuel Todd è invece ben allenato in questo esercizio di astrazione dal quotidiano: un suo libro del 1976 ( quindi pensato e scritto negli anni precedenti) previde la fine dell’Unione Sovietica con oltre un decennio di distanza. La stessa analisi è stata fatta per gli Usa nel 2002 e la guerra in Ucraina sembra portare conferme delle mutazioni in atto e da lui previste.
In questo breve articolo apparso sul numero del 27 Ottobre della rivista francese Marianne spiega perché la guerra in Ucraina è esistenziale per gli Usa, ragione che li obbliga a un impegno altrimenti inspiegabile. Ma non lo stesso si può dire dell’Europa che invece sembra fungere da campo di battaglia e come prima linea di una guerra da cui ha tutto da perdere. Gli interessi europei e americani divergono in maniera fragorosa.
In sostanza, molto del futuro del mondo si sta giocando in Ucraina. E gli effetti di questa guerra potrebbero portare a risultati impensabili ad oggi: come il comune cittadino sovietico non si aspettava la fine repentina di quello che sembrava a tutti un sistema solido, così i cittadini occidentali potrebbero trovarsi di fronte a eventi veloci e inaspettati.
Traduzione di Marx 21
John Mearsheimer (nato nel 1947) geopolitico americano della scuola realista ( gli stati sono mostri freddi in un mondo di rapporti di forza), aveva scioccato l’occidente giudicando in Febbraio gli Stati Uniti come responsabili della guerra russo-ucraina. Secondo lui, la presa nelle mani dell’esercito di Kiev da parte dei militari americani e britannici aveva fatto dell’Ucraina un membro di fatto della Nato. L’invasione russa era difensiva. Aggiungeva che la vittoria d Mosca era certa perché l’Ucraina era per la Russia esistenziale e che tutte le difficoltà l’avrebbero portata a picchiare più forte. Secondo questa logica, l’Ucraina sarebbe per gli Usa sacrificabile. Ma Mearsheimer non vede che la guerra è esistenziale anche per gli Stati Uniti: se la Russia regge, il loro sistema imperiale affonda.
Prendiamo della distanza.
La sfida russa conclude trent’anni di un declino americano constato nel mio “Après l’Empire” (2002). Da allora, la tendenza s’è affermata: ritiro dall’Afghanistan e dall’Iraq, defezione dell’Arabia Saudita, accrescimento della potenza dell’Iran, spinta cinese globale.
L’industria americana è passata da 17,8 milioni di lavoratori nel 1990 a 12,8 nel 2019, per una popolazione gonfiata da 250 a 330 milioni. Nel 2020, la Cina produce il 29% delle macchine utensili, la Germania il 15%, il Giappone il 14%, l’Italia l’8%, gli Stati Uniti il 7%. Questi ultimi trovano i propri semiconduttori avanzati a Taiwan (90%) e in Corea (10%). Gli Stati Uniti riemergono negli idrocarburi. Ma come esportatori netti, non sono che terzi per il gas e insignificanti per il petrolio.
La presa americana sul mondo è immateriale
Robert Reich opponeva, nel suo Work Of Nations (1992), i lavoratori antichi ai “manipolatori di simboli” moderni. Effettivamente, l’America controlla il mondo attraverso i simboli. Il suo esercito stesso è simbolo. Prima della guerra, gli Stati Uniti avevano 65000 uomini in Europa (di cui 36000 in Germania), 90000 in Asia e 10000 altrove. Quindi 165000 fuori dal loro territorio, ancora meno di quelli che la Russia ha lanciato in Ucraina. Constatare le debolezze della Russia ci riporta qui, a quelle degli Stati Uniti. In Ucraina, i carri russi, vulnerabili ai missili Javelin, sono obsoleti; su tutti i mari, le porta aerei americane, vulnerabili ai missili supersonici, sono obsolete. Gli Stati Uniti, mancando di ingegneri e di operai qualificati, penano a rinnovare le armi inviate all’Ucraina (Cnn, WSJ, riassunti dell’agenzia Tass di Mosca, Global Times di Pechino). Vendono all’Australia dei sottomarini che non possono costruire e alla maggior parte dei loro alleati degli F35 che volano male. L’America regna con il dollaro e attraverso il loro sistema finanziario, attraverso internet e la lingua inglese. E anche attraverso l’abitudine.
Se la Russia sopravvive alle sanzioni, con l’aiuto della Cina, dell’India, dell’Iran e dell’Arabia Saudita (sciiti e sunniti gridano vendetta per i morti dell’Iraq) allora essa avrà rotto il controllo americano, il cui simbolo principale è il dollaro. Putin vuole dimostrare che la moneta del mondo non è più il dollaro ma l’energia. La moneta russa è il gas; la moneta saudita, il petrolio. Dopo la moneta oro, la moneta gas/petrolio. La regolazione dei flussi da parte dell’Opec+ è la nuova politica monetaria mondiale (inflazionista). Sfugge alla Fed, e la Casa bianca si infuria.
La guerra è esistenziale pure per gli Stati Uniti
Con 1000 miliardi di dollari di deficit nello scambio di beni (l’aiuto militare all’Ucraina, nel momento in cui scrivo è di 18 miliardi), dipendono per il proprio livello di vita dal tributo pagato dal mondo. Se cedono, i loro redditi affondano così come la loro democrazia. La Nato, il loro strumento, andrà quindi fino in fondo. Lo sappiamo attraverso l’invio di armi che vuota i loro depositi e ancora di più attraverso l’attentato contro quel gasdotto del baltico che ossessionava Washington. Per questo evento storico maggiore, tratto l’assenza di dati come feci quando anticipai la caduta dell’Urss (La chute finale, 1976). Non cambierò d’avviso in funzione dei risultati dell’ “inchiesta” della Nato. Come storico, logico e ragionevole, considero che il sabotaggio viene dalla Nato (Usa, Regno Unito, Polonia) e che è stato fatto contro uno dei suoi membri (la Germania). Stupefazione, sgomento, rifiuto… La Germania, da potenza europea, ridiventa protettorato spaventato.
La fuga in avanti della Nato è cominciata
L’America, impegnata con leggerezza in una guerra esistenziale, dovrà andare fino in fondo. Sono sicuro che il rialzo del rublo, da Febbraio, a fatto comprendere a Mearsheimer il suo errore.
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