di Andrew Korybko
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
Nonostante il ritiro occidentale, completato alla fine dell’estate 2021, l’Afghanistan continua a lottare in gran parte a causa di una combinazione di fattori riconducibili a: il congelamento unilaterale da parte degli Stati Uniti di diversi miliardi di dollari di beni sotto la loro giurisdizione; il rifiuto ostinato da parte dei Talebani di creare un governo veramente etno-regionale e politicamente inclusivo; l’ascesa dell’ISIS-K in mezzo a questo caos. Anche il precedente meccanismo della “Troika allargata”, composto dagli inviati speciali americani, cinesi, pakistani e russi in Afghanistan, non è riuscita a ottenere alcun risultato tangibile a causa del continuo ostruzionismo di Washington.
Ne consegue che è necessario un nuovo meccanismo per gestire in modo pragmatico le sfide alla sicurezza del Paese, senza dimenticare di aiutare le autorità talebane de facto (ancora non riconosciute ufficialmente da nessun governo straniero) a ricostruire in modo sostenibile il loro Stato. Ecco il pragmatismo che sta alla base della proposta del vicesegretario del Consiglio di Sicurezza russo Alexander Venediktov, condivisa martedì con la TASS, secondo cui la defunta Troika allargata verrebbe sostituita da un meccanismo multipolare a cinque.
Secondo questo alto funzionario della sicurezza, “tenendo conto dell’approccio non costruttivo degli Stati Uniti al loro lavoro, ha iniziato a prendere forma un meccanismo a cinque con la partecipazione di Russia, Cina, Pakistan, Iran e India”. L’efficacia della piattaforma è stata rafforzata dalle regolari consultazioni dei suoi membri con le loro controparti dell’Asia centrale e dallo stretto coordinamento con lo SCO. Nonostante le divergenze non ufficiali di India e Iran con il Pakistan su alcuni aspetti della cosiddetta “questione afghana”, questo quintetto ha ancora forti prospettive di successo.
La ragione di questa valutazione è che sono tutti interessati alla sicurezza e allo sviluppo dell’Afghanistan, senza cui la regione sarà destabilizzata a danno di ciascuno di loro. Sebbene gli Stati Uniti sembrino effettivamente far leva sul colpo di Stato orchestrato in Pakistan lo scorso aprile per catalizzare un grande riorientamento strategico in Asia meridionale, riportando il Paese sotto la loro egemonia, alcuni membri della sicurezza nazionale e dell’establishment politico (a volte la stessa cosa) hanno finora impedito che ciò si realizzasse pienamente.
Finché l’America non sarà in grado di giocare il “jolly pakistano” ordinando a influenti proxy locali di gettare la regione nel caos a scapito degli interessi oggettivi di sicurezza nazionale del proprio Paese, il quintetto multipolare produrrà probabilmente alcuni dividendi positivi per tutti. Questa previsione viene fatta nonostante questo stesso Stato dell’Asia meridionale sia ampiamente sospettato di aver quantomeno “facilitato passivamente” un famigerato attacco di droni statunitensi contro il suo vicino all’inizio di agosto, che sebbene preoccupante per la stabilità dell’intera regione, fortunatamente non è stato seguito da altri attacchi simili.
La chiave del successo della piattaforma proposta dalla Russia è che i suoi membri abbiano sufficiente fiducia l’uno nell’altro per coordinare i loro sforzi di stabilizzazione dell’Afghanistan nella sfera dell’antiterrorismo e degli investimenti economici. Ognuno di questi cinque attori può condividere informazioni sul primo attraverso la SCO, a cui tutti partecipano, se non si sentono a proprio agio nel trasmettere le informazioni direttamente, come potrebbe continuare ad accadere con l’India e l’Iran da un lato e il Pakistan dall’altro. Per quanto riguarda gli investimenti economici, questa piattaforma emergente potrebbe vedere un coordinamento molto più diretto.
Ad esempio, questi cinque Paesi hanno ruoli unici da svolgere nella ricostruzione sostenibile dell’Afghanistan. La Belt & Road Initiative (BRI) della Cina può facilmente espandersi in quel vicino Paese devastato dalla guerra, perché Pechino ha ancora abbastanza capitale in eccesso a disposizione, nonostante le crisi economiche globali causate dal COVID-19 e dal conflitto ucraino, per investire in modo significativo a tal fine. La Russia, nel frattempo, è già stata informalmente scelta dai Talebani per giocare un ruolo importante nella sua azione di bilanciamento geoeconomico nei confronti di questa ([ex?] aspirante) superpotenza.
Per quanto riguarda l’Iran, è una delle due ancore del Corridoio Economico Cina-Asia Centrale-Occidentale (CCAWAEC), insieme alla Turchia, e nella primavera del 2021 ha concluso con Pechino un accordo di partenariato strategico da 400 miliardi di dollari per un quarto di secolo. Ne consegue che il suo ruolo è naturalmente complementare a quello della Cina quando si tratta di prospettive di connettività regionale dell’Afghanistan. Inoltre, Teheran gode di fiducia tra alcune minoranze del suo vicino, che possono facilitare la ricostruzione del Paese coinvolgendo tutti gli attori nazionali senza eccezioni.
Anche il Pakistan svolge un ruolo di connettività, grazie all’accordo del febbraio 2021 per la costruzione di una ferrovia Pakistan-Afghanistan-Uzbekistan (PAKAFUZ), che al suo completamento doterà Kabul di un potenziale di connettività nord-sud. L’India, nel frattempo, è vista dai Talebani come un partner indispensabile per rafforzare il proprio ruolo di bilanciamento nei confronti di Islamabad, esattamente come ci si aspetta che faccia Mosca nei confronti di Pechino. Inoltre, Delhi era già un importante investitore in Afghanistan prima del ritiro occidentale, avendo finora progetti in tutte le regioni del Paese.
Considerato nel suo insieme, il quintetto multipolare può effettivamente contribuire a fare una differenza significativa, a differenza della Troika allargata, poiché non ci sono guastatori il cui interesse consiste nel destabilizzare questa regione, come gli Stati Uniti nella precedente piattaforma. La sfiducia reciproca tra India e Iran da un lato e Pakistan dall’altro, per non parlare della crescente influenza americana sul regime golpista di Islamabad, sono indubbiamente questioni preoccupanti che meritano di essere monitorate. Tuttavia, non sono insormontabili, per cui la piattaforma prevista dalla Russia rimane realistica.
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