di Francesco Maringiò
L’Unione Europea e la Repubblica Socialista del Vietnam hanno sottoscritto un Accordo di libero scambio (ALS) ed un accordo di protezione degli investimenti nel corso del 2020, dopo un lungo negoziato che ha impiegato anni per concludersi.
Quando si parla di ALS si pensa immediatamente ai vantaggi commerciali. Ed in effetti questi sono molto importanti per entrambi i contraenti di questi accordi: il Vietnam infatti avrà maggiori possibilità di aumentare le sue esportazioni nel mercato dell’Ue che, con oltre 512 milioni di consumatori, un PIL che rappresenta il 22% del totale mondiale ed un reddito medio pro capite di 36.580 dollari rappresenta un mercato di sbocco fondamentale per la propria strategia commerciale. Dall’altro lato le imprese dell’Ue beneficeranno di un mercato vietnamita molto dinamico ed in rapida trasformazione che vanta più di 90 milioni di consumatori, soprattutto giovani.
Gli scambi interesseranno vari settori e punteranno ad incrementare il volume di import ed export che, già nel 2018, aveva toccato livelli importanti, con il paese asiatico che aveva esportato in Ue merci per un valore di circa 42,5 miliardi di euro ed importato per circa 13,8 miliardi. I vantaggi tariffari conseguenti all’adozione degli accordi puntano a far lievitare queste cifre. L’obiettivo è infatti quello di eliminare il 99% delle tariffe entro sette anni e portare così entro il 2035 a 15 miliardi di euro all’anno le esportazioni aggiuntive dal Vietnam verso l’Ue, mentre le esportazioni dell’Ue verso il Vietnam si espanderanno fino a 8,3 miliardi di euro all’anno. Questo non avrà solo una ricaduta in termini commerciali, ma anche occupazionali: ogni miliardo di euro di esportazioni dell’Ue si traduce in circa 14.000 nuovi posti di lavoro in loco. E questo anche perché l’export europeo verso il Vietnam si concentrerà su merci quali i macchinari e le attrezzature, i prodotti di consumo di alta qualità o i prodotti agricoli.
Un altro aspetto riguarda la protezione degli investimenti, che viene vista da parte europea come un’opportunità soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI) che troveranno così un ambiente favorevole agli IDE ed un sistema giudiziario per gli investimenti paragonabile a quello in vigore tra Ue e Canada ed un sistema di accesso facilitato per le PMI. Da parte dei paesi europei, Vietnam è anche una porta di accesso all’ASEAN, l’Associazione delle nazioni del sudest asiatico, quindi un’occasione per moltiplicare le opportunità di commercio, investimenti e cooperazione economica. Per parte sua, il Vietnam ha tutto l’interesse ad incrementare le opportunità di scambi commerciali con i paesi europei, non soltanto per mantenere l’invidiabile tasso di crescita annuo del 6-7%, che sta permettendo al paese di svilupparsi ed arricchirsi, migliorando anno dopo anno le condizioni di vita e di lavoro dei propri cittadini, ma anche come opportunità di crescita tecnologica, attrazione di investimenti, tecnologie innovative, processi manageriali, che possono aiutare la sviluppo delle forzse produttive del paese e, per questa via, il conseguimento degli obiettivi fissati anche dal recente XIII congresso nazionale del PCV.
L’accordo sottoscritto è un trattato globale composto da 17 capitoli e 2 protocolli che riguarda tutti gli ambiti del commercio, dei servizi, degli investimenti, delle condizioni preferenziali sugli appalti pubblici, della protezione commerciale, delle facilitazioni per le PMI e della proprietà intellettuale. Ma soprattutto è considerato un accordo di libero scambio di nuova generazione perché oltre a regolamentare gli aspetti tariffari e commerciali, include alcune clausole relative a fattori come i diritti sociali, ambientali e del lavoro insieme agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Non solo, le imprese vietnamite dovranno rispondere ai regolamenti dell’Ue su questioni relative alle salvaguardie commerciali, la regola d’origine, l’indicazione geografica dei prodotti, i diritti di proprietà intellettuale e le clausole riguardanti gli standard lavorativi e socio-ambientali.
Certo non mancano e insidie. La natura fortemente neoliberista dell’Ue tende a cercare di imporre al Vietnam una serie di scelte e riforme in linea con gli interessi del continente europeo, ma la leadership vietnamita sa bene come continuare la sua politica di riforme e rinnovamento, senza per questo adottare modelli e sistemi estranei alla tradizione culturale e politica del proprio paese. È per questo che ha accompagnato la sottoscrizione di questi accordi con l’adozione di un nuovo Codice del Lavoro all’inizio dell’anno e vede nella stipula di questi accordi l’occasione non solo per migliorare il volume commerciale con l’Ue in ingresso ed in uscita, ma anche cogliere appieno l’opportunità di completare e migliorare la capacità di competitività dell’economia, soprattutto formando una nuova catena di valore con altri partner chiave.
Sui vantaggi relativi al Vietnam, ma anche ai soci dell’ASEAN abbiamo già accennato. Quello che non va sottovalutato, però, è anche il vantaggio indiretto che il successo di questi accordi può portare ai paesi in via di sviluppo anche in altre aree del mondo. Perché uno sviluppo positivo di queste relazioni, convincerà ancora di più i paesi europei della fattibilità nella cooperazione con i paesi in via di sviluppo, facilitando quindi l’attrazione di investimenti da parte di questi ultimi.