Per un altro ordine mondiale

di Luis Carapinha | da www.avante.pt

brics durbanTraduzione di Marx21.it

I segnali di cambiamento degli scenari mondiali che vengono dal vertice di Durban dei paesi BRICS

Nei giorni che hanno preceduto Pasqua si è svolto nel Sudafrica il 5° Vertice del BRICS, L’organizzazione che riunisce cinque “potenze emergenti”: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. La riunione dei capi di Stato di Durban del 26-27 marzo è avvenuta in un momento complesso in cui si stanno estendendo i pericoli e i focolai di tensione mondiale, e ha avuto come sfondo il dispiegarsi della crisi sistemica del capitalismo e, particolarmente, la parabola discendente dei tre vertici che compongono la “triade imperialista” (USA, UE e Giappone).


Sul tema “BRICS e Africa: Cooperazione per lo Sviluppo, l’Integrazione e l’Industrializzazione”, l’incontro di Durban ha concluso il ciclo inaugurale dei vertici, realizzati nei cinque paesi membri, iniziato nel 2009 in Russia (pur senza il Sudafrica che si è unito all’allora BRIC nel 2010, su proposta della Cina). Il suo svolgimento nel continente africano si è rivestito di un significato straordinario, in contrapposizione alla campagna interventista e ricolonizzatrice lanciata in Africa dalle grandi potenze della NATO.

I grandi centri di diffusione del pensiero dominante non riescono a nascondere l’inquietudine dell’imperialismo per l’avanzata della presenza e cooperazione dei BRICS. Un dispaccio della Reuters parla di retorica non supportata dalla sostanza. Quando nel 2012, al Vertice di Nuova Delhi, i cinque paesi – che rappresentano il 40% della popolazione mondiale e quasi un terzo del PIL mondiale in termini di potere di acquisto comparato – hanno deciso di accelerare il processo con in vista l’utilizzo di proprie divise nel loro commercio e di studiare la costituzione di una banca comune, molti vi avevano visto il segnale di un violento scontro monetario. Non nascondendo l’amarezza, il Washington Post aveva definito il vertice come l’inizio di una nuova era.

Di fatto, il lento procedere del processo di accordi monetari alternativi al dollaro tocca il nervo del rapporto di forze mondiale. E’ evidente il potenziale distruttivo per l’attuale ordine internazionale – antidemocratico, sfruttatore e neocoloniale -, rappresentato dalla presenza dei paesi del BRICS, nonostante tutte le differenze di vario genere che li distinguono.

Dalla dichiarazione e dal piano di azione usciti da Durban, oltre alla decisione di costituire una banca di sviluppo comune su basi eque (che si pensa possa essere concretizzata nel prossimo futuro) e dell’intenzione di creare un fondo di riserva di centomila milioni di dollari per i paesi in via di sviluppo, deve essere messa in risalto la difesa dei principi del diritto internazionale e del ruolo centrale della Carta dell’ONU. Merita attenzione l’appoggio ai processi di integrazione in Africa e al ruolo dell’Unione Africana (UA) e delle organizzazioni regionali africane. Su questioni strategiche che segnano l’arena internazionale, come i casi di Palestina, Siria, Iran, Mali – solo per citarne alcune – la dichiarazione del Vertice contrasta con le posizioni e la pratica di Washington, Parigi, Londra e Berlino.

Il vertice conferma la dinamica della trasformazione dell’acronimo BRICS in un organismo politico ed economico internazionale influente. Il che non può che corrispondere a una necessità obiettiva del processo di emancipazione e progresso sociale e rappresentare un elemento di confronto, nel momento attuale, con i vincoli di un ordine mondiale ingiusto e anacronistico. Senza dubbio, la Cina svolge un ruolo centrale. Basti ricordare le relazioni con l’Africa (1° partner commerciale), con il Brasile e l’America Latina e con la Russia, primo paese visitato dal presidente Xi Jinping. Non c’è da stupirsi che per gli USA la divisione dei BRICS rappresenti una delle priorità strategiche per i prossimi anni.