Le paure dell’Occidente

putin helsinki 2018In un articolo apparso su ‘la repubblica’ del 5 luglio Zucconi ci spiega qual è secondo lui l’obiettivo che Putin sta perseguendo: “resa progressiva dell’avversario storico, l’odiato e invidiato Occidente”.

Questo articolo merita di essere abbondantemente citato.

Scrive Zucconi “La Commissione Intelligence del Senato americano, la Camera alta che ancora difende qualche sembianza di autonomia e di controllo sulla Casa Bianca, ha concluso in questi giorni con un rarissimo esempio di “ bipartisanship” repubblicana e democratica che realmente, come le agenzie di controspionaggio andavano ripetendo inascoltate, organizzazioni russe, indirizzate dal presidente ormai a vita Putin, avevano cercato di intervenire e manipolare le elezioni presidenziale del 2016 con il chiaro intento di danneggiare Hillary Clinton e aiutare il proprio favorito Donald Trump.

Nessuno è riuscito ancora a determinare se le talpe russe che scavavano nella terra soffice dei social network con notizie false e rivelazioni scandalose e gli hackers che avevano penetrato i server del Partito democratico già dal 2015, accumulando munizioni da sparare sull’avversaria direttamente o attraverso WikiLeaks, abbiano davvero spostato quei circa 70 mila voti sparpagliati nei collegi presidenziali chiave — Pennsylvania, Michigan, Wisconsin — che hanno portato Trump alla maggioranza nel conteggio dei grandi elettori presidenziali. Ed è probabile che Clinton, nella sua inettitudine e sordità di candidata, sarebbe riuscita a perdere comunque i voti di quell’America riottosa, revanscista e spaventata

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Tra autogol commessi dalle controparti, che si sbranano fra di loro anche all’interno dell’apparentemente granitica Germania, crisi psico-sociali da immigrazione incontrollata, maggioranze e governi di apprendisti e dilettanti sulla scena mondiale, l’Europa è una squadra senza commissari tecnici, senza tattica, senza voglia di battersi, esposta a ogni attacco e a ogni contropiede. Il perno attorno al quale ruotava, l’America, si è spezzato, come volevano i mestatori denunciati ora ufficialmente dalla Commissione d’inchiesta bipartisan del Senato; Trump sta avanzando l’idea di ritirare anche le ultime unità americane dalla Germania, come dalla Corea del Sud, e tra pochi giorni incontrerà personalmente Putin, in un colloquio a quattr’occhi, senza interpreti, affidato alla conoscenza dell’inglese del presidente russo che, come tutti gli alti ufficiali del Kgb, un po’ di lingue straniere ha dovuto impararle.

Il messaggio che una parte dell’establishment italiano, e non solo italiano, sta mandando è molto chiaro e si traduce nella recriminazione per la sconfitta della parte più oltranzista dell’amministrazione statunitense. Negli anni scorsi quando Clinton-Bush-Obama hanno allargato la NATO fino ai confini russi, denunciato il trattato ABM, realizzato il colpo di Stato in Ucraina e costantemente provocato la Russia il giornale di Zucconi era in prima linea ad applaudire e ad invitare l’Occidente alla resistenza, oggi qualcosa è cambiato.

Non è stato questo l’unico articolo a ricorrere a toni preoccupati. Dopo il fallimentare vertice NATO Carlo Bastasin su ‘il sole 24 ore’ del 14 luglio ha scritto che “gli analisti di Washington temono che l’incontro di Helsinki possa allargare ulteriormente la faglia atlantica”. Sempre su ‘la repubblica’ (11 luglio) era stato Rampini a lamentarsi perché “ Trump ignora i valori comuni dell’Occidente e trasforma la Nato in una partita contabile” [in riferimento alla richiesta di aumento del budget per la difesa].

Una faglia nell’alleanza atlantica con una marginalizzazione della parte più oltranzista non può che essere, con buona pace di Zucconi, una notizia positiva. Solo il futuro ci dirà come evolverà il quadro.