In pericolo il non allineamento dell’Algeria

di Frédéric Delorca | da “Atlas Alternatif”, Traduzione di Marx21.it

tunisia-126 gasdottoI crescenti appelli per una conversione dell’Algeria al neo-liberalismo si moltiplicano. Il 22 aprile scorso, appena dopo le elezioni presidenziali, il Financial Times definiva Bouteflika un uomo evidentemente troppo “a sinistra” e scriveva: “Abdelaziz Bouteflika, il presidente malato e molto anziano che è stato eletto per un quarto mandato, ha consacrato spese statali generose alle sovvenzioni, ai salari del settore pubblico e all’edilizia popolare, un rilevante supporto alla politica interna, allo scopo di ottenere la calma della popolazione. Ma mentre si appresta a iniziare il suo 16° mandato, gli osservatori nazionali e internazionali avvertono che, malgrado la sua ricchezza di petrolio e gas, questo corso dell’Algeria è a lungo termine insostenibile. Ritengono che questo paese di 37 milioni di abitanti, in maggioranza giovani, debba riformare la sua economia troppo severamente controllata al fine di ridurre la dipendenza dalle esportazioni di gas naturale in declino ed evitare di sprecare le sue considerevoli riserve in valuta straniera, oggi stimate in 195 miliardi di dollari”.


L’interesse degli ambienti affaristici internazionali per l’Algeria è ancora più marcato, in quanto vedendo i loro ricavi dal gas diminuire si stanno orientando verso il gas da scisti. Questa nuova sfida energetica attira le multinazionali. Total, Eni, Shell e Exxon Mobil sono sulla linea di partenza per ottenere le licenze di sfruttamento. Melissa Roumadi in Al Watan del 25 maggio fa notare che le multinazionali apprezzano il fatto che si registri poca resistenza da parte delle ONG ecologiste.

Allo stesso tempo delle voci si levano per una più grande collaborazione dell’Algeria con la NATO, allo scopo di ottenere che l’armata di liberazione di questo paese ne venga subordinata, allo stesso modo dell’esercito del Ciad. Così Abdelaziz Rahabi, ex diplomatico ed ex ministro, interpellato il 20 maggio da Algerie-Focus (link) si rammarica del fatto che l’Algeria non abbia sostenuto l’operazione della NATO che nel 2011 ha fatto piombare la Libia nel caos, e deplora il fatto che la Costituzione algerina proibisca al suo esercito di dislocarsi al di là delle frontiere. L’analista Nazim Rochd (link) è preoccupato del fatto che questo montare del discorso filo-occidentale in Algeria possa annunciare una “normalizzazione” del paese, che ponga fine alla sua tradizione di non allineamento.

Alla vigilia della riunione della 17° conferenza ministeriale del movimento dei non allineati (MNA) (link) ad Algeri, Soraya Guemmouri in un articolo pubblicato in El-Moudjahid (link) che prende spunto da un’intervista a Taos Ferroukhi, direttrice generale degli affari politici del ministero degli Affari esteri, ricorda le fasi dell’evoluzione del Movimento, come descritto dal presidente Bouteflika nel settembre 2006 a L’Avana: “Prima una fase segnata dal dubbio e dall’incertezza, dovuta sia al rallentamento del movimento che alla perdita dei suoi punti di appoggio in seguito allo scioglimento del blocco sovietico e alla caduta del muro di Berlino che hanno messo fine all’antagonismo Est-Ovest. In seguito, una fase di riassetto caratterizzata dall’inizio della presa di coscienza di alcuni paesi membri in relazione alla riaffermazione della loro presenza sulla scena internazionale, e anche all’esigenza di ricercare nuovi assi di ricollocazione, in grado di mobilitare i suoi membri e di permettere un riposizionamento nel quadro di una nuova configurazione delle relazioni internazionali. Infine, la fase attuale di consolidamento delle assisi e la volontà sempre più affermata dai paesi membri di ridare un senso e un contenuto a ciò che resta del Movimento, a causa della sua composizione diversificata, in un quadro di dialogo e concertazione multilaterale e privilegiata che lo preservi da ogni tentativo di affossamento”. Una delle sfide importanti dei Non allineati è soprattutto la riforma dell’ONU (link) (in particolare della composizione del suo consiglio di sicurezza) a vantaggio dei paesi del Sud. Un obiettivo che ha la possibilità di essere ottenuto, nei rapporti di forza con gli Occidentali, solo se l’Algeria resterà un pilastro solido del MNA.