I paesi del BRICS sfidano l’ordine mondiale

di Melkulangara Bhadrakumar, strategic-culture.org | da http://www.comedonchisciotte.org
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Roberta Papaleo

brics meetingIl BRICS [acronimo usato per riferirsi a Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica – ndt] è stato un pugno in un occhio per i paesi sviluppati sin dal suo inizio. Il senso di irritabilità sta ora facendo strada ad un’inquietudine che sfiora l’ostilità. È estremamente urgente che il BRICS ottenga una sede ed un nome. 

In realtà, dal summit di Nuova Delhi non è emerso nulla di esaltante. Tuttavia, nuove tendenze annunciano una potenziale impennata del BRICS. E questo rende inquieto il mondo sviluppato. In parole povere, come ricorda la Dichiarazione di Delhi dei paesi del BRICS, si tratta di una “piattaforma per il dialogo e la cooperazione tra i paesi che rappresentano il 43% della popolazione mondiale” in un mondo multi-polare. Questo già dice molto.

Al giorno d’oggi, non c’è niente di simile al BRICS nel modo sviluppato. Il G-7 è diventato una reliquia. Il panorama dell’Atlantico è penoso, con Europa e Usa che combattono con le loro rispettive crisi economiche, abbandonando la pretesa d’essere campioni mondiali.
 

La Dichiarazione di Delhi rappresenta “l’evidente tentativo di una rappresentanza rafforzata dei paesi emergenti ed in via di sviluppo nelle istituzioni della governance globale”. Queste non sono parole vuote. Perché il BRICS ha inoltre un’esperienza speciale da condividere, essendosi “velocemente ripreso dalla crisi globale”. L’Occidente non aveva sentito niente del genere in passato. Non si tratta del Sud del mondo che si lamenta per avere “di più”. Questa è una richiesta aperta di “condivisione del potere”.
 

Non ci si era mai riferiti all’Occidente con queste parole in tutti questi secoli sin dalla Rivoluzione Industriale. È chiaro che la storia sta cambiando. La Dichiarazione di Delhi indica: “Crediamo sia cruciale per le economie avanzate adottare delle responsabili politiche finanziarie e macroeconomiche, evitare di creare una liquidità globale eccessiva ed implementare riforme strutturali per fornire una crescita che crei occupazione. Si richiama l’attenzione sul rischio che i grandi flussi transfrontalieri di capitale volatile costituiscono per le economie emergenti. Si richiedono maggiori riforme e controllo finanziario internazionale, un rafforzamento nella coordinazione politica e nella cooperazione a livello di supervisione e regolamentazione finanziaria, di promuovere il sano sviluppo dei sistemi bancari e dei mercati finanziari globali”.
 

I paesi in via di sviluppo non avevano mai ammonito il mondo sviluppato in questo modo. Il BRICS ha rivendicato il suo status per fare questa richiesta in quanto rappresenta economie che stanno vivendo una crescita economica su una base molto ampia e possono “contribuire in maniera significativa alla ripresa globale”.
 

La Dichiarazione di Delhi continua criticando la lentezza nella riforma della governcance del FMI e nel funzionamento della Banca Mondiale e mette in discussione la prerogativa occidentale di essere a capo di queste istituzioni. Da notare che il BRICS sta facendo sentire la sua voce proprio mentre la Russia si sta preparando per assumete la presidenza del G-20 del 2013.
 

un risultato concreto del summit di Delhi è l’unanimità nel considerare la possibilità di creare una nuova Development Bank per mobilitare le risorse per le infrastrutture e progetti di sviluppo sostenibile nei paesi BRICS ed altri paesi in via di sviluppo per “integrare” il ruolo della Banca Mondiale ed altre istituzioni finanziarie regionali.
 

L’idea è quella di liberarsi del continuo dominio dei paesi sviluppati nelle istituzioni finanziarie. L’ideale per la Banca Mondiale e l’intera rete delle banche di sviluppo regionali esistenti sarebbe continuare ad usare il denaro del BRICS e mantenere l’attuale modello di egemonia occidentale. Invece, una banca del BRICS minaccerebbe il radicato costume occidentale dell’usare le istituzioni finanziarie internazionali per stabilire ed imporre politiche economiche ai paesi in via di sviluppo in modo da promuovere gli interessi commerciali dei paesi sviluppati ed inoltre imporre un’egemonia politica.
 

Le implicazioni sono notevoli specialmente per la geopolitica dell’Africa. Il summit di Delhi ha presentato un rapporto sulla creazione di un banca di sviluppo per il prossimo summit annuale del BRICS in Sud Africa. È interessante notare come questa nazione rappresenta la voce del continente africano all’interno del BRICS.
 

Inoltre, l’entrata della Russia nella OMC potrebbe cambiare la capacità del BRICS (e la sua volontà politica) per salvaguardare il sistema commerciale multilaterale e favorire un buon ed equilibrato esito dei negoziati del Doha Round.
 

Allo stesso modo, il summit di Delhi è stato testimone della conclusione dell’Accordo sull’Estensione delle Facilitazioni di Credito per le Valute Locali sotto il Meccanismo di Cooperazione Interbancario del BRICS e la Lettera Multilaterale dell’Accordo sulle Facilitazioni della Conferma dei Crediti tra la EXIM [Banca per le Importazioni ed le Esportazioni degli Usa – ndt] e le banche di sviluppo. Senza dubbio, questi accordi serviranno a fornire gli strumenti per promuovere gli scambi tra i paesi del BRICS.
 

Un attacco furioso è iniziato da Ovest. Le critiche rivolte al BRICS parlano da sé:
 

i paesi del BRICS quotano con “valute diverse”
 

il resto dei paesi del BRICS sono avversi all’ascesa delle Cina
 

la Russia è un “paese in declino” e non ha “molto in comune” con il resto dei paesi del BRICS come giocatore significativo nell’economia mondiale, eccetto le sue vaste riserve energetiche
 

quindi, i paesi del BRICS non sono “alleati naturali”
 

gli indiani temono di essere accerchiati dalla Cina e sono pieni di rabbia a causa del “grande squilibrio” tra loro, sebbene abbiano “molti interessi economici in comune”
 

la Cina, da parte sua, è preoccupata dall’alleanza asiatica guidata dagli Usa che gli è stata creata contro, la quale include l’India.
 

Il Sud Africa sta lottando per mantenere la crescita; la Russia rimane “volatile”; il Brasile fa promesse, mentre la Cina e l’India sono grandi paesi con uno straordinario potenziale e risultati impressionanti. Il BRICS non è un “raggruppamento naturale”.
 

Senza dubbio, alcune di queste affermazioni hanno senso, ma comunque il processo del BRICS intende ampliare la comunanza di interessi tra i vari stati membri e non creare un blocco di nazioni con la stessa mentalità sulla base dei loro cosiddetti “valori”. È un processo pragmatico che da spazio ed autonomia agli stati membri, che in cambio fornisce al BRICS anche la possibilità di lavorare sulla creazione di una massa critica nel tempo.
 

Il nocciolo della questione è che la massa critica si sta costruendo ed è già visibile. Man mano che il BRICS acquista fiducia, essa prende il volo. Il summit del 2011 in Cina è stato il primo piccolo passo verso l’armonizzazione delle posizioni dei vari stati membri sui problemi di politica internazionale. Il BRICS ha fatto un altro passo avanti nel summit di Delhi per adottare una posizione comune nei confronti della Siria, la “patata bollente” della politica mondiale in questi giorni: la Dichiarazione di Delhi ha messo l’accento su un processo di inclusione politica e dialogo nazionale ed ha fatto appello alla comunità internazionale affinché la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza di questo paese vengano rispettate.
 

Il cosiddetto “Piano d’Azione di Delhi” approvato al summit sottolinea la volontà politica dei paesi membri di rafforzare il processo del BRICS. Esso prevede incontri regolari e frequenti tra i Ministri degli Esteri, delle Finanze, del Commercio, dell’Agricoltura, della Sanità e tra i direttori bancari (oltre ad incontri a livello di alti funzionari in varie aree di cooperazione) sulle attività extra negli eventi internazionali di rilievo. L’intenzione è quella di coordinare una posizione comune del BRICS su una vasta gamma di interessi condivisi a livello globale.
 

C’è poi da ricordare la decisione di tenere incontri “autonomi” tra gli Alti Rappresentanti del BRICS responsabili della sicurezza nazionale. Nel contesto indiano, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale è la figura chiave di più alto livello all’interno dell’elaborazione delle politiche estere e di sicurezza – è inoltre il principale attore designato per dirigere il corso delle relazioni tra India e Cina.
 

Il BRICS da interessanti possibilità all’India per lavorare con la Cina sulle problematiche globali. Visto da un’altra prospettiva, il processo del BRICS esplora le aspirazioni comuni delle due potenze asiatiche nell’emergente ordine mondiale. Sono completamente libere rendere prioritarie alcune problematiche.
 

Il cuore del problema è che il BRICS fornisce un ambiente amichevole e calmo nel quale possono avere luogo delle significative riflessioni tra i paesi membri anche a livello bilaterale. Nel caso non fosse chiaro, nelle attività del summit di Delhi, i leader indiani e cinesi hanno fatto delle pause per poter discutere di relazioni bilaterali.
 

Quando la satira occidentale critica brutalmente il fatto che al BRICS manchi “il collante”, etc., sono fuori strada. Il BRICS non è destinato ad essere un edificio di vetro ed acciaio. È un processo nato dalla volontà comune di fondere le comuni aspirazioni per un nuovo ordine mondiale. Visto che il contributo delle economie dei paesi del BRICS al PIL mondiale sta crescendo, essi rivendicano una maggiore partecipazione nell’architettura globale. I cani possono continuare ad abbaiare, ma il carrozzone va avanti. Questo è il messaggio del summit del BRICS di Delhi.
 

Titolo originale: “BRICS Challenges the World Order “
 

Fonte: http://www.strategic-culture.org
Link – 31.03.2012