Gli obiettivi trans Pacifico degli Stati Uniti

Quotidiano del Popolo, 14 novembre 2011 | Traduzione di Diego Angelo Bertozzi per Marx21.it

 

BREVE INTRODUZIONE

Un articolo del Quotidiano del Popolo commenta l’iniziativa di Obama per la creazione di una zona di libero scambio nel Pacifico: la “Trans-Pacific Partnership” (Tpp). Una zona di libero scambio che riunirebbe quasi 800 milioni di consumatori e circa il 40% dell’economia globale. Nell’articolo che qui presentiamo, emerge tutto il timore che questa iniziativa sia l’ennesimo tentativo statunitense di frenare la crescita della potenza cinese e di contenere la sua crescente influenza. Tra le richieste Usa e del FMI c’è ancora quella relativa ad un aumento della valuta della Repubblica popolare cinese.

 

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Dopo aver consolidato i loro legami militari nella regione, gli Stati Uniti stanno attualmente sviluppando una strategia economica per stabilire il loro dominio completo nella regione Asia-Pacifico.

 

Il vertice 2011 dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) si è svolto alle Hawaii in un momento in cui l’economia mondiale è ancora fragile. Come paese ospitante, gli Stati Uniti hanno dimostrato grande entusiasmo per la riunione, dalla quale attendevano una serie di risultati chiave, perchè la regione Asia-Pacifico sta diventando sempre più importante per la politica estera di Washington, per le sue implicazioni geopolitiche e strategiche estremamente importanti.

 

Alla vigilia della riunione dell’APEC, Clinton ha detto che gli Stati Uniti e i loro alleati europei sono riusciti a creare un sistema transatlantico nel dopoguerra, e che al presente ne serve uno trans-pacifico.
“Così come gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo nella formazione di questa architettura attraverso l’Atlantico, ora noi facciamo lo stesso nel Pacifico”.

 

Nel 2010, la situazione di tensione regionale, a causa di problemi come il nucleare della penisola coreana o contenziosi nel Mar Cinese Meridionale, ha facilitato il ritorno strategico degli Stati Uniti in Asia Orientale. Washington non solo ha rafforzato il suo sistema di alleanze e l’architettura di sicurezza, ma è anche profondamente coinvolto nella sub-regione del Mekong e nel Mar Cinese Meridionale, istituendo un dominio incontrastato nel campo della sicurezza in Asia Oriente e nella regione Asia-Pacifico.

 

Gli Stati Uniti stanno attualmente sviluppando una nuova strategia economica per l’Asia-Pacifico, questo al fine di dominare l’ordine economico mondiale, perchè l’Asia-Pacifico è ancora il motore dello sviluppo economico nel mondo. Nonostante gli effetti della crisi finanziaria globale, le economie dell’Asia orientale hanno progressivamente recuperato nel 2010, con un certo numero di economie emergenti che hanno mantenuto il loro slancio e una forte crescita.

 

Gli Stati Uniti sono posti di fronte al rischio di trovarsi isolati nel quadro di cooperazione regionale, perchè Washington è rimasto indietro in termini di sottoscrizione di accordi di libero scambio con i paesi asiatici. Tra il 2000 e il 2009, il numero di zone di libero scambio (ALS), in Asia è aumentato da 3 a 54, con altre 78 in fase di negoziazione, ma gli Stati Uniti hanno firmato accordi di libero scambio solo con l’Australia, Singapore e Corea del Sud nella regione Asia-Pacifico.

 

In questo modo, approfittando del ruolo di paese ospitante, sostenendo il meccanismo multilaterale dell’APEC e partecipando attivamente alla processo multilaterale Trans-Pacific Partnership (TPP), in particolare nell’importante processo di sviluppo delle regole, gli Stati Uniti cercano di promuovere l’integrazione regionale, di migliorare la loro penetrazione nell’economia asiatica e di rafforzare la loro posizione centrale e di estendere la loro influenza nella regione Asia-Pacifico.

 

Poichè è difficile per gli Stati Uniti utilizzare i mezzi di “politicizzazione del commercio” nel quadro dell’APEC, essi si sono concentrati sul PTP.

 

Il presidente Obama, a margine del summit, ha anche annunciato le grandi linee di un PTP tra gli Stati Uniti, Australia, Brunei, Cile, Malesia, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam.

 

E nonostante una resistenza nel suo paese, il primo ministro giapponese Yoshihiko Noda ha rilasciato una dichiarazione prima del vertice APEC, secondo la quale il Giappone è interessato a partecipare al PTP.

 

Se il Vietnam, Malesia e altri paesi asiatici adeririscono al TPP, l’interdipendenza economica tra gli Stati Uniti e l’Asia sarà ulteriormente rafforzata.

 

Washington ha detto che la natura della APEC, come quella del TPP è di incoraggiare la liberalizzazione economica, e che i negoziati per il TPP possono favorire il processo dell’APEC.

 

Ma gli Stati Uniti si fanno avvocati dei “criteri di ingresso impegnativi” per la PCP, giocando così a loro favore.

 

I negoziati per la TPP sono considerati come un modo per gli Stati Uniti di seppellire il processo di 10 +3 (Asean + Cina, Giappone e Corea del Sud), che la Cina sostiene.

 

Lo schema del commercio e del potere nella regione Asia-Pacifico è ancora in fase di cambiamento. Come definire il futuro, questa è una preoccupazione condivisa dalla Cina come dagli Stati Uniti.

 

Gli Stati Uniti in questi anni hanno mostrato crescente preoccupazione per l’emergere della Cina e della sua direzione di sviluppo futuro, mentre la Cina è preoccupata in relazione al proprio ambito di sicurezza periferica.

 

La Cina ha a lungo mantenuto una partecipazione attiva nell’APEC e ha sue prospettive per il futuro della APEC, e non ha né il potere né l’intenzione di competere con gli Stati Uniti per il dominio sugli affari dell’Asia-Pacifico.

 

Quotidiano del Popolo, 14 novembre 2011