9 maggio e 3 settembre: tra Storia e geopolitica del presente

xijinping putindi Federico La Mattina per Marx21.it

La parata del 3 settembre è stata certamente una manifestazione di potenza – ma non solo –  della Repubblica Popolare Cinese. Grandi assenti i leader occidentali con la presenza solitaria del Presidente della Repubblica Ceca Milos Zeman che si era recato anche a Mosca il 9 maggio. Una grande manifestazione di commemorazione storica che si realizza però nella geopolitica del presente; ed è in tal senso che vanno spiegate le assenze o le grandi presenze.

Il passato non ‘passa’ mai definitivamente ma viene costantemente rimodulato ed è sottoposto a continue riscritture e rappresentazioni funzionali ai diversi attori geopolitici del presente. Questo avviene per le questioni ancora ‘attuali’ che originarono la Grande Guerra, la quale, passando per la cosiddetta “pace” di Versailles, si collega alla carneficina del 1939-1945. Si legge a tale proposito nell’editoriale di un numero di Limes dedicato all’eredità dei grandi imperi:

A ben guardare, molte delle partite geopolitiche in corso possono configurarsi come guerre di successione – fredde, calde o tiepide – per l’egemonia nei territori evacuati dai quattro imperi europei o contesi nell’Asia-Pacifico dal triangolo scaleno Stati Uniti-Cina-Giappone. Due conflitti mondiali e una guerra fredda non hanno sciolto quei nodi. Nel 1918 come nel 1945 e nel 1991, la fine di una guerra venne spacciata come fine di tutte le guerre. Ma la formula magica per il governo dei grandi spazi attende il suo inventore. [1]

Non saranno qui trattate le rivendicazioni storiche che caratterizzano l’Europa e l’Asia ma ci si soffermerà sul significato delle parate russa e cinese. Le due manifestazioni del 9 maggio e del 3 settembre (che hanno celebrato il settantesimo anniversario della fine seconda guerra mondiale) hanno infatti  un importante significato sia storico che geopolitico. Dal punto di vista storico si oppongono alle operazioni di revisionismo che sia in Europa (vedi Ucraina ma anche i rigurgiti negli Stati baltici) che in Asia Orientale tendono a delegittimare il ruolo dell’Urss e della Cina, arrivando a negare persino gli orrendi crimini dell’imperialismo giapponese o a sdoganare collaborazionisti dei nazisti come Bandera. Mentre in Ucraina coloro che si ritengono gli epigoni di Bandera hanno distrutto i simboli della “Grande Guerra Patriottica” (la seconda guerra mondiale nella memoria dei popoli ex-sovietici che hanno sofferto l’invasione nazista viene considerata come un secondo atto della guerra del 1812), il Giappone revanscista si ostina persino a commemorare i crimini dell’imperialismo nipponico [2]. Non è un caso che Park Geun-hye – Presidente della Corea del Sud – fosse presente alla parata cinese, dato che anche i coreani ricordano con dolore i crimini dell’imperialismo giapponese durante il periodo coloniale; crimini che sono considerati dai paesi asiatici alla stregua di quelli del Terzo Reich in Europa. La Cina ha subito molti milioni di morti (la gran parte civili) durante il secondo conflitto mondiale, inferiori per numero soltanto alle vittime sovietiche (anch’esse in gran parte civili). Ha scritto a tale proposito Noemi Lanna:

Complessivamente, l’evoluzione delle relazioni sino-giapponesi e nippo-sudcoreane degli ultimi trent’anni dimostra che il ‘problema della storia’ è emerso quando i vicini del Giappone sono stati in grado di negoziare in condizioni di ridotta dissimmetria di potere, per poi acutizzarsi quando la posizione egemonica di Tokyo nello scacchiere economico asiatico è stata per la prima volta insidiata. [3]

Le due parate e il supporto reciproco di Russia e Cina hanno anche un importante significato geopolitico. Russia e Cina hanno messo da parte le ostilità che hanno caratterizzato la seconda parte della Guerra Fredda e hanno raggiunto una sintonia tanto avversata dagli strateghi d’oltreoceano. Complici di questo rafforzamento anche le sanzioni occidentali alla Russia. Il celebre stratega statunitense Brzezinski nella sua opera del 1997 sosteneva che «[…] Anche se un’alleanza strategica russo-cinese e russo-iraniana a lungo termine è improbabile, è ovviamente importante che l’America eviti politiche che possano distrarre la Russia dal compiere questa necessaria scelta geopolitica» [4].

Brzezinski nel corso degli anni ha ovviamente mutato opinione di fronte all’evidenza dei fatti e dello spostamento verso Oriente degli equilibri globali. D’altra parte i legami politici e i recenti accordi economici tra Russia e Cina (suggellati sul piano della memoria storica dalla presenza di entrambi i Presidenti alle parate commemorative) sconfessano totalmente le sue previsioni del 1997. Il 6 maggio è stato pubblicato su un giornale russo un articolo del Presidente Xi Jinping in cui si ribadisce l’importanza della lotta dei popoli sovietici e del popolo cinese contro il nazifascismo e l’imperialismo giapponese e afferma che «[…] The Chinese and Russian peoples stand ready, together with all peace-loving countries and peoples, and with the automost determination and decisiveness, to oppose any actions or attempts to deny, distort, and rewrite the history of the Second World War» [5]. Anche il Presidente russo Vladimir Putin ha più volte ribadito l’inammissibilità di una “riscrittura della storia”.

Si tende a mettere in secondo piano il ruolo dell’Urss nella sconfitta del nazifascismo e a sminuire il ruolo della lotta del popolo cinese durante il secondo conflitto mondiale (per frenare le ambizioni geopolitiche odierne della Cina e della Russia, è chiaro). Secondo la narrazione egemone occidentale gli ex paesi dell’Urss o del Patto di Varsavia dopo essersi liberati dal ‘giogo sovietico’ sono nuovamente vittime di ambizioni imperiali russe (Brzezinski ha addirittura paragonato Putin a Hitler e Mussolini! [6] ). Così oggi si supporta l’Ucraina nazionalista che insieme ai paesi baltici e alla Polonia è funzionale al contenimento della Russia (la Nato rispolvera il “Prometeismo”, piano antisovietico elaborato agli inizi del Novecento).

C’è chi – fomentando nazionalismi come quello ucraino o tollerando il revival nazionalista giapponese – vuole provare a riscrivere la storia e contenere (o smembrare) le due grandi potenze entrambe ‘ritrovate’: la Russia dopo il terribile decennio eltsiniano mentre la Cina dopo l’indimenticabile “secolo delle umiliazioni” grazie alla grande lotta anticoloniale, alla rivoluzione del 1949 e poi alla ‘svolta’ di Deng Xiaoping. Dalla parte opposta c’è la consapevolezza che il mondo da un bel po’ non coincide più con “Europa” e neanche con “Occidente”: l’ascesa dei Brics, la cosiddetta “Nuova Via della Seta”, i processi di integrazione nelle aree eurasiatica e latinoamericana (con la potenza emergente brasiliana) segnano l’inizio di un nuovo lungo corso che ha accompagnato quello del giovane ventunesimo secolo. La non troppo stabile ma certamente inedita e in via di rafforzamento sinergia russo-cinese si esplica anche nei reciproci riconoscimenti storici del 1945. La geopolitica del presente scivola – come è normale che sia – nella Storia: le  parate del 9 maggio e del 3 settembre affondano quindi nel passato ma partono dal presente.

Note

[1] Limes, «rivista italiana di geopolitica», 5/2014

[2] http://www.wsj.com/articles/SB10001424127887324139404579013604100202642

[3] Noemi Lanna, “Un passato che non passa. Il peso della memoria storica nel Nord-Est asiatico”, Atlante Geopolitico 2015, Treccani

[4]  Z. Brzezinski , La Grande Scacchiera, Milano, Longanesi & C, 1998, pp. 160-161

[5] http://www.rg.ru/2015/05/06/knr-site.html Trad. in inglese: http://russia-insider.com/en/politics/translation-xi-jinping-remember-history-open-future/ri6665

[6] Z. Brzezinski, After Putin’s aggression in Ukraine, the West must be ready to respond, “The Washington Post”, 03/03/2014. https://www.washingtonpost.com/opinions/zbigniew-brzezinski-after-putins-aggression-in-ukraine-the-west-must-be-ready-to-respond/2014/03/03/25b3f928-a2f5-11e3-84d4-e59b1709222c_story.html