di Correo del Alba
tradotto da Marco Pondrelli per Marx21.it
Mentre il mondo riceve una marea di informazioni sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e sulla seconda ondata di Covid-19 in Europa, il conflitto nello Yemen continua con il suo ritmo devastante, una guerra silenziosa dimenticata dall’opinione pubblica. La città di Taiz, nel sud-ovest del Paese, il 4 novembre ha visto ulteriori scontri tra le forze governative e i ribelli sciiti Houthi che hanno causato diverse vittime civili, tra cui cinque bambini sotto i 10 anni.
Secondo il quotidiano Asharq Al-Awsat, le zone residenziali di Taiz sono state bombardate. Questo è stato confermato dalle organizzazioni per i diritti umani che operano nello Yemen, che parlano di una cifra di oltre 3.800 civili uccisi a Taiz, mentre il numero dei feriti è stimato in quasi 15.760.
L’organizzazione non governativa Médecins sans Frontières ha invitato le parti coinvolte a rispettare il diritto umanitario internazionale e ad attuare i protocolli necessari per evitare vittime civili. Le cosiddette “forze congiunte”, composte da membri dell’esercito nazionale yemenita e della coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita, hanno riferito di aver liberato importanti posizioni e località a nord del campo strategico di Al-Khanjar, situato a est della città di Hazm. A questo proposito, fonti dell’esercito hanno dichiarato che, a seguito dei recenti combattimenti, le milizie ribelli hanno subito decine di perdite, mentre diversi veicoli armati e armi sono stati distrutti.
Abbandonati dall’ONU
Il mese scorso le Nazioni Unite hanno annunciato di aver chiuso il 70% dei programmi sanitari salvavita nello Yemen per mancanza di fondi. In un rapporto, hanno rivelato che “a febbraio in una riunione per lo Yemen, le Nazioni Unite e i partner umanitari si sono impegnati a stanziare 2,6 miliardi di dollari per far fronte ai bisogni urgenti di oltre 20 milioni di yemeniti. Ad oggi, meno della metà di tale importo è stato ricevuto”. Sulla stessa linea, Lise Grande, Coordinatrice Umanitaria delle Nazioni Unite per lo Yemen, ha osservato: “dei 34 principali programmi umanitari dell’ONU nello Yemen, solo tre sono finanziati per l’intero anno. Diversi sono stati chiusi nelle ultime settimane e molti progetti su larga scala per aiutare le famiglie non hanno potuto essere avviati. Altri 22 programmi salvavita saranno chiusi nei prossimi due mesi, a meno che non vengano ricevuti finanziamenti. Siamo alla disperata ricerca dei fondi che ci sono stati promessi. Quando i soldi non arrivano, la gente muore”.
Secondo il rapporto, “la fornitura di medicinali è stata interrotta e migliaia di operatori sanitari non ricevono più sostegno finanziario. I progetti per la costruzione di 30 nuovi centri di nutrizione sono stati accantonati e 14 case sicure e quattro centri specializzati per la salute delle donne sono stati chiusi. Un impianto di depurazione che purifica l’acqua utilizzata per l’irrigazione dei campi agricoli è stato chiuso a giugno.
La guerra in Yemen
Dal marzo 2015 gli Emirati Arabi Uniti e i loro alleati arabi (Marocco, Egitto, Sudan, Giordania, Kuwait, Bahrein e Qatar), con il sostegno degli Stati Uniti, hanno lanciato una feroce aggressione militare nello Yemen. L’obiettivo era di riportare al potere l’ex presidente saudita e fedele suddito saudita, Mansour Hadi.
L’Armed Conflict Location and Event Data Project, un’organizzazione senza scopo di lucro di ricerca sui conflitti, stima che la guerra abbia fatto perdere la vita a più di 100.000 yemeniti negli ultimi cinque anni, tra cui migliaia di donne e bambini.
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