riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Sabo’nun Kizi
Tutti conosciamo la storia di Sacco e Vanzetti. Storia che diventò emblematica del sistema di repressione e ingiustizia, come lo stesso Bartolomeo Vanzetti comprese, quando, rivolgendosi alla giuria che lo condannò alla pena di morte, disse: «Mai vivendo l’intera esistenza avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini».
Per chi conosce anche la storia di Mustafa Koçak, è imprescindibile il paragone.
Una storia di ordinaria ingiustizia quella di Sacco e Vanzetti, che divenne qualcosa di più grande e simbolico. Come quella di Mustafa Koçak che si è compiuta oggi in Turchia, anno 2020.
Era il 1920, esattamente 100 anni fa, quando Sacco e Vanzetti furono arrestati, ma le cose non sono mutate ancora nel mondo per quanto riguarda la lotta tra le classi oppresse e gli oppressori.
Il 5 maggio 1920 Nick e Bart, come li chiamavano in America, vengono arrestati perché nei loro cappotti nascondevano volantini anarchici e alcune armi. Tre giorni dopo il loro arresto, i due vengono accusati anche di una rapina avvenuta a South Baintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima, in cui erano stati uccisi a colpi di pistola due uomini, il cassiere della ditta – il calzaturificio «Slater and Morrill» – e una guardia giurata.
Mustafa Koçak è stato arrestato nell’operazione iniziata con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Berk Ercan nel 2017. In cui si videro coinvolte circa 200 persone per lo stesso processo e con la stessa accusa.Condannato per aver partecipato al sequestro condotto da due militanti della sinistra rivoluzionaria turca nei confronti del procuratore Kiraz a Istanbul il 31 marzo 2015. Koçak è accusato di aver fornito le armi per l’azione conclusasi con la morte dei due militanti e del magistrato avvenuta in seguito al raid delle squadre speciali della polizia.
Subito dopo la tragica conclusione dell’azione del sequestro, che ebbe risonanza internazionale, prendeva il via una vasta campagna di arresti anche nei confronti di decine di persone che non avevano nulla a che fare con il sequestro. Incriminati in 14 (4 in custodia permanente, gli altri ricercati), il processo è stato condotto dalla 27ma Corte d’Assise del Tribunale distrettuale di Istanbul e – secondo l’opposizione di sinistra “in violazione di tutti gli standard legali e morali”.
Il governo turco ha dovuto superare il peso del suo fallimento, la mancanza di risultati con prove concrete e prendersela con qualcuno.Questi gli antefatti sulla situazione attuale che hanno portato Mustafa nel bel mezzo della lotta, tra stato e resistenza. Per il regime era necessario un capro espiatorio, qualcuno doveva essere punito.
Sacco e Vanzetti erano due lavoratori italiani emigrati in America negli anni ‘20, hanno lasciato le loro case per cercare lavoro. Sacco era un calzolaio, mentre Vanzetti aveva lavorato presso un fornaio, nell’edilizia e nella pesca. Mustafa, come loro, ha lavorato presso un fruttivendolo e poi in un fast food. Con la sua famiglia è emigrato da Malatya ad Istanbul per guadagnarsi il pane di cui vivere.
Era il 15 aprile quando arrestarono Sacco e Vanzetti con l’accusa di rapina e omicidio. La Corte li ha giudicati colpevoli, proprio come Mustafa, sulla base di false testimonianze, ma soprattutto perché anarchici. Sacco e Vanzetti si sono da subito dichiarati innocenti, ma i giudici dissero che questo non era importante, perché il loro scopo era di dare una lezione alle persone come loro, dalle idee che contrastavano il sistema.
Il contenzioso e le richieste di Sacco e Vanzetti durarono sette anni. Il 9 aprile 1927 fu emessa la condanna a morte. Quella di Mustafa Koçak non è durata così tanto: tutto è stato deciso senza possibilità di appello in due sedute di tribunale, nel giro di due anni. Condannandolo all’ergastolo per un crimine che non ha commesso.
Il giudice chiese a Sacco e Vanzetti se avessero qualcosa da dichiarare contro la pena di morte e Sacco ha iniziato parlando piano, poi, mentre parlava, la sua voce si faceva sempre più decisa: «So che il verdetto verrà emesso tra le due classi, la classe oppressa e la classe degli oppressori. Siamo fratelli e sorelle con libri e articoli; perseguitati, oppressi e uccisi. Cerchiamo sempre di educare le persone e voi invece tentate di aprire un divario di odio tra di noi. Ecco perché sono qui perché vengo dalla classe oppressa. Voi appartenete alla classe degli oppressori».
Sacco terminò il suo discorso. Quindi il giudice si rivolse a Vanzetti e gli pose la stessa domanda. Vanzetti rispose che non aveva commesso i crimini di cui erano accusati, se non quello di lottare per eradicare l’oppressione e lo sfruttamento dell’essere umano sugli esseri umani «E se c’è una ragione per me di essere qui come criminale, se c’è una ragione per te per condannarmi dopo pochi minuti, non è nient’altro che per questo […] Sono felice di essere sulla sedia dell’imputato, se è a causa delle mie idee. […] non desidero che le persone appartenenti alla classe oppressa in tutto il mondo soffrano a causa dei crimini che non hanno commesso. Ma credo di aver sofferto per ciò di cui sono colpevole. Credo di aver sofferto perché ho commesso il crimine di essere radicale. Sto soffrendo perché ho commesso il crimine di essere radicale e sono davvero radicale. Sto soffrendo perché ho commesso il crimine di essere italiano e sono davvero italiano. Sono punito, non per quello che faccio ma per quello in cui credo. Ma credo di avere ragione, e se dovessi essere giustiziato due volte e potessi nascere due volte per esserlo, vivrei ancora per farlo».
Sacco e Vanzetti sacrificarono le loro vite per la causa dell’onore e della libertà dell’umanità. Allo stesso modo Mustafa Koçak ha deciso di resistere e di sacrificare la sua vita per la giustizia.
Mustafa è stato arrestato il 23 settembre 2017.Il fascismo turco fu da subito palesemente minaccioso senza bisogno di nascondersi. Durante i primi dodici giorni di detenzione e tortura, lo intimarono con minacce: «O diventi un collaboratore o la tua resistenza la sconterai con la vita». Questo è esattamente quello che gli è stato detto e questo è ciò che è accaduto.
Nel corso di questi ultimi due anni, il tribunale ha raccolto solo tre confessioni. Ma per quanto riguarda la “fornitura di una pistola” non ci sono ancora prove concrete nel fascicolo.
Berk Ercan, il principale delatore, non aveva alcuna prova empirica per sostenere che Mustafa Koçak fosse implicato, e lo ha ribadito anche nelle dichiarazioni davanti al tribunale. Quando infatti, il Presidente della Corte gli ha chiesto: «C’è un collegamento tra Mustafa Koçak e l’azione contro il Pubblico Ministero Kiraz?» Berk Ercan ha risposto che non aveva informazioni dirette sull’argomento. Poteva solo affermare che lo aveva sentito dire in un fast food.
La deposizione dei tre testimoni chiamati al processo non si basa su alcuna realtà empirica. Inoltre, le dichiarazioni di due dei tre testimoni sono state ritrattate dagli stessi inseguito, dicendo di essere stati costretti dalla polizia. Eppure queste ritrattazioni sono state ignorate dal tribunale, e, sebbene non sia stato possibile dimostrare in aula che Mustafa Koçak avesse fornito armi, è stato trattato come l’organizzatore dell’azione e condannato all’ergastolo senza nessuno scrupolo.
Come Sacco e Vanzetti, Mustafa Koçak ha sempre difeso l’onore. Fin dall’inizio non ha mai dichiarato falsa testimonianza. A coloro che si sono presi la sua vita lui ha risposto con lo sciopero della fame. Ha sempre dichiarato: «Sono in death fast per tutti i prigionieri politici colpiti dal regime di Erdoğan, per pormi come scudo affinché queste ingiustizie non avvengano mai più»
Mustafa non voleva la grazia perché non era colpevole. Mustafa chiedeva un processo equo e non si rivolgeva ai giudici vendicativi, ma parlava a noi direttamente, parlava alla coscienza di tutte le classi oppresse dei popoli del mondo.
Caduto martire il 24 aprile 2020 dopo 297 giorni di sciopero della fame.
28 anni.
29 chili.
Mustafa Koçak Ölümsüzdür!