Perché Idlib è anche la battaglia della verità

siria bandierinadi Ângelo Alves, Commissione politica del Partito Comunista Portoghese (PCP)

da http://avante.pt

Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Al momento della stesura di queste righe è in corso una scalata illegale e pericolosa dell’aggressione da parte della Turchia nella provincia di Idlib, nella Siria nord-occidentale. Dall’inizio di febbraio, il regime di Erdogan ha intensificato le provocazioni contro le forze armate siriane e le forze militari russe legalmente presenti sul territorio su invito del governo siriano. Infrangendo gli impegni dei colloqui di Astana e dell’Accordo di Sochi – che prevedevano la cooperazione della Turchia con siriani e russi nella pacificazione di quella regione e nella lotta contro le organizzazioni terroristiche – la Turchia non solo non ha rispettato, ma ha fatto tutto ciò che era alla sua portata per impedire la stabilizzazione. Ora cerca di salvare Al Qaeda dalla sconfitta militare, combattendo fianco a fianco con i terroristi, fornendo loro armi di ogni tipo e mobilitando forze speciali per “supervisionare” le loro “azioni militari”.


La decisione turca di riaccendere il conflitto militare e sostenere, ora apertamente, il terrorismo ha una ragione fondamentale: impedire la quasi certa vittoria militare delle forze siriane e il ripristino dell’integrità territoriale della Siria. Dopo nove anni di resistenza, le forze armate siriane controllano già la stragrande maggioranza del territorio; hanno riconquistato importanti punti strategici e la seconda città più grande del paese, Aleppo; stanno riprendendo il controllo delle strade principali (in particolare la M5, che collega il nord al sud del paese); e, cosa molto importante, nella provincia di Idlib, le organizzazioni terroristiche sono state circondate, e ora hanno solo due possibilità: ritirarsi oltre il confine con la Turchia, con molti di costoro che tornano alla «casa madre», o arrendersi …

La decisione della Turchia è stata – va notato – preceduta da un’altra operazione di disinformazione globale che ha presentato la legittima azione siriana per recuperare il suo territorio come “un’occupazione” e una “catastrofe umanitaria” e l’azione delle bande terroristiche come “resistenza eroica” dei ribelli”. E nulla di tutto ciò accade per caso, così come non è stato un caso che Israele abbia intensificato gli attacchi in territorio siriano, facendoli coincidere con i movimenti di ingresso delle truppe turche.

Ciò che emerge dall’insieme degli eventi è che la Turchia non agisce in modo isolato. Agisce in coordinamento con Israele e in conformità con gli interessi e le decisioni degli Stati Uniti, che mantengono almeno 500 militari in Siria, prendendo in considerazione l’invio di missili Patriot alla Turchia, cercando di spingere quel paese a un conflitto con la Russia e cercando di coinvolgere direttamente il braccio europeo della NATO nel teatro di guerra del Medio Oriente. La provocazione di una nuova “crisi” migratoria fa parte di tale strategia e se ne vedono i drammatici risultati.

I prossimi giorni diranno fino a che punto si spingerà la Turchia e soprattutto fino a che punto si spingeranno gli Stati Uniti e la NATO. Questa situazione molto pericolosa richiede una chiara condanna dell’aggressione turca, la difesa del diritto internazionale e il sostegno alla Siria nella lotta per la sua integrità territoriale e nella lotta al terrorismo. La posizione della NATO e le posizioni di diversi governi europei vanno esattamente nella direzione opposta. Non ci sorprende. Sappiamo bene chi e come ha iniziato questa guerra. Ecco perché Idlib è anche la battaglia della verità.