II Parte. Turchia, partiti politici come filiazione di ordini religiosi

ataturk turchiadi Maria Morigi

Qui la prima parte ‘Le due Turchie, tra laicismo e “rivoluzione”’

Prima ancora di parlare di partiti come filiazione di ordini religiosi, è necessario riepilogare che cosa è successo dopo la creazione della Repubblica di Turchia nel 1923, quando sultanato e califfato furono “provvisoriamente” seppelliti.

Nel 1924, la legge sull’unificazione dell’istruzione (Tevhid-i tedrisat kanunu) aveva abolito le scuole di istruzione religiosa. Dopo la sanguinosa ribellione di Sheikh Said del 1925, una legge chiuse tutti gli ordini religiosi, le logge e i monasteri, ponendo fine al loro riconoscimento legale.

Inoltre, la transizione all’alfabeto latino nel 1927 limitò l’influenza delle figure religiose. A fronte del tentativo di neutralizzare l’influenza di ordini e confraternite, i gruppi religiosi furono costretti alla clandestinità e adattarono le loro strategie ad una lotta a lungo termine, soprattutto nelle parti orientali del paese, dove l’autorità del governo era debole. Tuttavia le politiche secolariste e laiche di Atatürk non ebbero efficacia duratura: nel periodo tra la sua morte nel 1938 e l’introduzione della democrazia nel 1950, la pressione statale laica sui gruppi religiosi si allentò.

Con l’avvento della democrazia multipartitica, lo stato turco si è rapidamente adeguato alle esigenze della società e della politica internazionale, ma le associazioni secolari erano troppo deboli, mentre i gruppi islamici costituivano ancora le principali forze organizzate e in grado di incidere nella società. Inoltre, per paura di invasione sovietica, la Turchia dagli anni ’50 in poi si appoggiò sempre più all’Islam come baluardo contro il Comunismo, tendenza che si è rafforzata col dominio militare nei primi anni ’80, quando l’Islam sunnita e il nazionalismo turco si sono fusi in un legame molto forte.

Gli ordini religiosi da sempre costituiscono la struttura profonda del potere turco, la loro influenza risale alla sconfitta ottomana a Vienna del 1683, quando si mise in moto un processo che portò gradualmente al declino degli Ulema, cioè l’establishment clericale dell’Impero.

Gli ordini appartengono alla mistica tradizione Sufi, chiamata Tasavuf che si basa sulla ricezione di guida spirituale da parte di maestri che risalgono al Profeta Maometto. Nel corso della storia sono nate congregazioni, alcune delle quali si sono evolute in grandi ordini religiosi (Tariqat), che si estendono su paesi e continenti, e in fratellanze (Cemaat). Gli ordini sono suddivisi in sotto-ordini o rami (Kol) e in varie logge (Dergah) che condividono una fonte ideologica comune: derivano tutti dal ramo Khalidi dell’ordine Sufi Naqshbandi, con ruolo fondamentale nella diffusione dell’Islam nel mondo [1].

L’ordine Khalidi prende il nome da Khalid al-Baghdadi che lo riformò all’inizio del XIX secolo, inviando un centinaio di discepoli a diffondere i suoi insegnamenti attraverso l’Impero Ottomano e oltre, fino in Indonesia e Afghanistan. Il Khalidi ebbe un grosso beneficio dallo scioglimento forzato (risolto in un bagno di sangue) del corpo dei Giannizzeri ordinato dal sultano Mahmud II il 15 giugno 1826, provocando chiusura ed epurazione dell’ordine eterodosso e moderato Bektashi, cui aderivano molti Giannizzeri e diventando una forza pubblica che esortava alla reintegrazione dell’islam come linea guida per le riforme.

Dopo la parentesi di Atatürk, dagli anni ’50 in poi sono riemerse le organizzazioni islamiche con la creazione di facoltà di teologia e istituti islamici. Parallelamente a queste organizzazioni controllate dallo Stato, sono gradualmente riemerse anche le confraternite religiose. In tal modo i gruppi Khalidi-Naqshbandi, che hanno formato l’Islam politico turco, oggi sono la forza politica dominante in Turchia. L’ortodossia, la compatibilità con l’Islam ufficiale sunnita e la natura politicizzata li hanno resi alleati delle idee influenzate dai Salafiti, comprese quelle dei Fratelli Musulmani (importate dai molti discepoli inviati all’estero, a Baghdad e Damasco).

Filiazione o branca dell’ordine Khalidi- Naqshbandi è la potentissima loggia (jamia) Iskenderpaşa il cui personaggio di maggior rilievo fu Mehmed Zahid Kotku (1897-1980) imam dal 1958 della moschea İskender Pasha nel distretto di Fatih. Figlio di emigranti del Daghestan e iniziato nell’ordine Khalidi nel 1918, Kotku ricevette l’ijazah (concessione di autorità) per diventare sceicco nel 1952. Kotku fu così il leader informale dell’islam politico turco nel nuovo ambiente della democrazia multipartitica. Influenzato dal pensiero anti-colonialista, esortava i suoi discepoli a liberare la Turchia dalla “schiavitù economica” straniera sviluppando l’industria indigena. Comprese l’importanza della scienza e della tecnologia moderna, si oppose ai valori culturali dell’Occidente, sostenendo che con l’imitazione dell’Occidente i turchi avrebbero perso il nucleo della loro identità. Era fermamente convinto che i musulmani dovessero cercare di raggiungere i più alti vertici delle istituzioni sociali e politiche e stabilire il controllo sulla società. I seguaci di Kotku si insediarono con successo nell’organizzazione di pianificazione statale, influenzarono le politiche economico-sociali e le nomine del personale amministrativo.

La comunità Iskenderpaşa può ancora contare su molti membri di spicco, tra cui il presidente Erdoğan e il suo predecessore; ha prodotto il Milli Görüş (Partito della Virtù) “National Vision” o “National Order Party”, movimento creato nel 1969 guidato da Necmettin Erbakan con la benedizione dello stesso Kotku. Abbiamo anche il Menzil, il Nurcu (incluso il movimento di Fethullah Gülen), i gruppi Süleymancı e Işıkçı e il movimento Nur. Tutti partiti politici ma emanazioni moderne ed aggiornate di ordini religiosi.

Oggi finalmente c’è un’opposizione laica che ha cercato di esprimersi nel motto Adalet, eşitlik ve ekmek “Giustizia, eguaglianza e pane” (grande marcia nell’estate 2017). Ma purtroppo sappiamo, anche senza essere radicali, che le carceri turche sono piene di sospetti dissidenti dalla religiosa linea politica ammessa dal Potere. Sappiamo anche che il popolo turco è profondamente religioso, benché continui a tributare affetto, monumenti ed onori al “Perfetto [2] Padre della Nazione turca”, Mustafa Kemal Atatürk.

Tutte contraddizioni difficilmente affrontabili anche per esperti di antropologia culturale, geopolitica o politologia.

NOTE

[1] Il Naqshbandi-Khalidi differisce dalla maggior parte degli ordini Sufi, che tracciano la loro catena di trasmissione spirituale da Maometto attraverso ʿAlī ibn Abī Ṭālib, primo imam nel ramo sciita dell’Islam, visto che è l’unico ordine a tracciare la sua catena di trasmissione attraverso il primo califfo sunnita, Abu Bakr. Questo spiega la ferma fedeltà dell’ordine alla tradizione ortodossa sunnita e la sua stretta aderenza alla Sharia.

[2] Kemal vuol dire “perfetto” appellativo che diede a Mustafa il suo prof. di matematica, quando aveva 12 anni!