Hammami: dare risposte ai problemi del nostro popolo
Da mesi sembra essere calato un sipario sulla Tunisia. Il fiume di inchiostro e di video che dopo la cosiddetta “primavera tunisina” ci aveva spiegato l’evoluzione “democratica” del nostro vicino nordafricano si è dissolto, lasciando il posto a silenziose complicità verso un governo che giorno dopo giorno si caratterizza per l’assoluta continuità con le linee economiche di Ben Alì. Si confermano in questo modo due elementi più volte denunciati da chi ha realmente a cuore le sorti di quel Paese e più in generale della democrazia nel bacino mediterraneo. Ovvero che quanto accaduto oramai oltre due anni fa, pur partendo da reali esigenze e da pulsazioni sanissime presenti nella società civile, ben presto fu piegato a ben altri interessi: quelli di chi come gli Usa non potevano perdere il predominio su quella regione ed era disponibile a cambiare qualche faccia pur di far rimanere tutto immutato sul versante del mercato. Da lì le defenestrazioni di Bel Alì e di Mubarak e contemporaneamente l’ascesa dei partiti religiosi sunniti legati alla Fratellanza Mussulmana.