Gli Stati Uniti dominano i negoziati Israele-Palestina

di Tatiana Karasova* | da www.vermelho.org.br

kerry israele-palestinaTraduzione di Marx21.it

*Tatiana Karasova è presidente del Dipartimento di Studi su Israele e le Comunità Ebraiche dell’Istituto di Studi Orientali dell’Accademia delle Scienze di Russia.

Tre anni dopo l’insuccesso della conferenza di pace tra israeliani e palestinesi, gli USA hanno iniziato nuovamente il processo negoziale. L’incapacità dei rappresentanti internazionali del Quartetto (Unione Europea, Russia, USA e ONU) a risolvere la situazione ha permesso a Washington di svolgere un ruolo fondamentale nei nuovi negoziati.

Gli USA cercano di monopolizzare i negoziati di pace nel Medio Oriente quasi dall’inizio del conflitto. Washington ha assunto il ruolo di pacificatore unico, tentando di convincere il mondo che solo gli statunitensi sono in grado di far sedere attorno a un tavolo negoziale israeliani e palestinesi e convincerli a fare concessioni. La “diplomazia del pendolo” di Henry Kissinger è l’esempio classico.


E’ ovvio che esista un motivo concreto per gli USA di riprendere i negoziati. Nel contesto dei recenti rovesci della loro politica nel Medio Oriente e del declino della loro influenza nella regione, i progressi nella risoluzione del conflitto arabo-israeliano è forse l’unico modo per restaurare la loro immagine nel Medio Oriente.

Una questione importante per gli USA è che potrebbero conseguire una vittoria senza un intervento militare e senza interferire negli affari interni delle parti in conflitto. Esattamente per questo, durante il suo secondo mandato, il presidente Barack Obama ha deciso di “scongelare” i negoziati tra palestinesi e israeliani per raggiungere un accordo di pace.

Il nuovo segretario di Stato, John Kerry, è responsabile della conduzione di questo processo. Come risultato del successo della sua missione di mediatore nel luglio 2013, israeliani e palestinesi hanno concordato di mantenere negoziati di pace almeno nove mesi con l’obiettivo di risolvere la questione dello “status finale” dei territori occupati.

Al tavolo dei negoziati saranno presentate diverse questioni difficili, come la creazione di uno Stato palestinese con le frontiere del 1967 “che tenga conto dei cambiamenti demografici”.

Gli USA hanno dichiarato che parteciperanno come coordinatori, ma, tuttavia, i negoziati saranno diretti, bilaterali e confidenziali. Secondo le informazioni fornite da alti funzionari palestinesi, “fino ad ora non si registrano progressi”.

“E’ difficile prevedere i risultati di nuovi negoziati. Tutto dipende dalla volontà politica e dalla determinazione delle parti in conflitto. Né gli USA, né l’Europa, né la Russia possono forzare le parti a firmare un accordo di pace”.

L’esclusione della Russia

Esistono due ragioni principali per le quali la Russia e la comunità internazionale sono state escluse dal processo di organizzazione e coordinamento di questa conferenza.

Primo, con l’inizio della Primavera Araba, il Medio Oriente si è trasformato in un palco per i conflitti e le dispute delle principali potenze mondiali, specialmente tra gli USA e l’Europa, da un lato, e la Russia e la Cina dall’altro. A causa dei differenti punti di vista della Russia e dell’Occidente sulla situazione in Iran, in Siria, e sulla Primavera Araba in generale, gli USA tentano di ridurre il ruolo della Russia nella regione, indebolendo l’influenza di Mosca tra gli alleati della Russia.

In secondo luogo, il rifiuto di unirsi al Quartetto e di lavorare insieme alla Russia significa che gli USA vogliono aumentare la loro influenza sia su Israele che sulla Palestina. Gli USA possono minacciare Israele con l’isolamento internazionale e il governo palestinese con la possibilità di diminuire il sostegno finanziario nel caso i nuovi negoziati falliscano.

Tuttavia, è poco probabile che questi due stimoli possano essere efficaci. Un referendum in Israele (qualsiasi accordo di pace con i palestinesi deve essere sottoposto a un referendum) potrebbe stroncare qualsiasi progresso relativamente alle frontiere del 1967.

Si deve anche tenere conto dell’importanza della reazione estremamente negativa degli stati arabi. Sebbene la Lega Araba abbia appoggiato la realizzazione dei negoziati può essere che i paesi arabi comincino ad accusare la Palestina di tradire la lotta contro il sionismo.

E’ difficile prevedere i risultati dei nuovi negoziati. Tutto dipende dalla volontà politica e dalla determinazione delle parti in conflitto. Né gli USA, né l’Europa, né la Russia sono in grado di forzare le parti a firmare un accordo di pace.