La guerra in Yemen prosegue nel disinteresse dei media occidentali. Anche la mozione approvata alla Camera per bloccare la vendita di armi all’Arabia Saudita è passata sotto silenzio, pur essendo un impegno positivo anche se di per se non sufficiente.
di Wanda Marra
da Il Fatto Quotidiano
Stop alle esportazioni La parola ora passa a Farnesina ed esecutivo Rimane aperta la questione delle bombe aeree prodotte in Sardegna
È già in corso una riflessione politica nel governo su come mettere in pratica la mozione di M5S e Lega, approvata ieri dal Parlamento, per chiedere di sospendere le esportazioni di bombe d’aereo e missili, che possono essere usate contro i civili, verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, finché non ci saranno sviluppi concreti nel processo di pace con lo Yemen. Dopo la Germania, la Danimarca, la Finlandia, la Norvegia e i Paesi Bassi, dunque, anche l’Italia si prepara a bloccare le esportazioni di alcuni tipi di armi. LeU e Pd chiedevano che fossero bloccati tutti i tipi di armamenti.
PASSATA con 262 voti favorevoli (tra cui anche alcuni del Pd) nessun contrario e 214 astensioni, la mozione chiede di “valutare l’avvio e la realizzazione di iniziative finalizzate alla futura adozione, da parte de ll’Unione europea, di un embargo mirato”. E poi si chiede di proseguire l’azione per l’immediato cessate il fuoco nello Yemen continuando a sostenere l’iniziativa dell’inviato speciale dell’Onu, Martin Griffiths.
Erano state presentate altre quattro mozioni da parte di Leu, Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Tutte respinte. E se la capogruppo del Pd in Commissione Esteri, Lia Quartapelle parla di “un grande passo in avanti, di un asse comune, in nome dei diritti umani”, Ivan Scalfarotto definisce “vergognoso” il testo.
La mozione lascia una serie di questioni aperte, che andranno sciolte dal governo. Con uno strumento in più, come sottolinea il sottosegretario agli Esteri M5S, Manlio Di Stefano: “Finalmente arriva un mandato politico preciso e coraggioso”. Molte delle difficoltà derivano dalla legge 185/90, che regola il commercio delle armi. Una legislazione piena di buchi che, tra le altre cose, non lascia la discrezionalità politica delle scelte all’esecutivo, come avviene in altri paesi (per esempio in Francia). La presa di posizione parlamentare ha un peso specifico non indifferente. Al centro delle discussioni ci sono le bombe aeree prodotte dalla Rwm Italia di Domusnovas. “Confidiamo – sottolinea parlando di queste ultime il senatore M5S Gianluca Ferrara – che la mozione porti all’immediato stop di queste forniture militari, autorizzate nel 2016 dal governo Renzi. Non è così pacifico: perché mentre per i 5 Stelle si tratta di una battaglia storica, Guglielmo Picchi, sottosegretario della Lega (che alla 185 ha la delega) ci tiene a dire: “Le commesse esistenti sono ancora in piedi”. Anche questo, però, è tutto da valutare.
L’ULTIMA parola è alla Farnesina, che potrebbe agire sulle basi del Trattato internazionale sul commercio degli armamenti del 2014 e la posizione comune dell’Europa nel 2008. Per mettere al bando le bombe aeree potrebbe forse addirittura bastare un atto amministrativo del ministro e direttore dell’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama), Francesco Azzarello. Ma in realtà serve la volontà politica del ministro degli Esteri, Moavero e di tutta la Farnesina. Intanto è stata espressa soddisfazione nel mondo della cooperazione umanitaria, da Save the Children a Oxfam, secondo cui tuttavia sarebbe più efficace sospendere l’export di tutto il materiale militare.
Mandato politico Ora va conciliata l’iniziativa parlamentare con la legge sul commercio degli armamenti.