Difendere l’autodeterminazione del popolo siriano

di Ernesto Gomez Abascal | Traduzione di Roberto Capizzi per gctoscana.eu, da cubadebate

 

GuerraCivileSiria-300x300Ho vissuto in Siria più di cinque anni, prima e dopo ho visitato il Paese in molte occasioni, ciò mi ha permesso di entrare in contatto non soltanto con personalità del governo e del partito Baath, ma anche con persone comuni di tutti gli strati sociali. Ho avuto l’opportunità di attraversare il Paese e di visitare, probabilmente, fino ai villaggi più remoti. Come diplomatico cubano rivoluzionario, non mi sono limitato a tenere unicamente rapporti ufficiali né a partecipare alla noiosa vita del protocollo, edho sostenuto intensi interscambi con sindacati, organizzazioni sociali e politiche, giovanili, studentesche, femminili e contadine. Anche a Damasco ho avuto rapporti con i rappresentanti di quasi tutta la sinistra che avesse lì la propria sede. La capitale siriana rappresentava un rifugio sicuro per le diverse organizzazioni palestinesi e per molti anni è stata il centro politico che simboleggiava il rigetto arabo all’egemonico potere sionista imperialista.

 

Ciò non era affatto gradito ad alcuni regimi della regione. La prevalente ideologia laica permetteva la convivenza di diversi gruppi islamici ed il rispetto verso l’importante minoranza cristiana, che raggiungeva quasi il 15% della popolazione . Nel grande quartiere cristiano di Damasco, a differenza che nella parte mussulmana della città, durante i venerdì proseguiva la normale attività della settimana, i negozi aprivano ed i bambini andavano a scuola.

 

I giorni festivi, secondo questa religione le domeniche, le chiese del posto celebravano in tutta normalità le messe e festeggiavano animatamente il natale e la Settimana Santa. Vi erano importanti santuari cristiani in diverse parti del Paese e potevano essere visitati da stranieri e da siriani. Prima di veder colpita la propria economia a causa delle ripercussioni della crisi mondiale e per una siccità che negli ultimi anni ne ha danneggiato seriamente l’agricoltura, il Paese aveva raggiunto non soltanto livelli di autosufficienza, ma realizzava esportazioni con le eccedenze.

 

La Siria, senza possedere grandi risorse economiche, aveva raggiunto i livelli minimi accettabili di soddisfazione sociale ed aveva un sistema di educazione e sanità pubblica che facilitava l’accesso per la popolazione più disagiata. Sotto il governo del partito Baath, la donna ha raggiunto avanzamenti nei propri diritti molto più che in quasi tutti i Paesi della regione. Ovviamente, non possiamo dire che si trattasse del paradiso. Nessun Paese lo è. I difetti del sistema probabilmente si erano acuiti negli ultimi tempi, in particolar modo a causa della corruzione e per una certa apertura neoliberale favorita dal governo, ciò – unito alle ripercussioni della crisi economica – ha provocato un maggior malessere in alcuni settori della popolazione, che si sono sentiti incoraggiati a protestare seguendo l’esempio di quanto stava accadendo in altri Paesi arabi.

 

Il lungo scontro con nemici potenti come Israele e gli Stati Uniti – per non menzionare altri agenti regionali che fanno gli interessi di questi – ha generato in Siria una forte struttura militare e di sicurezza, che senza dubbio ha commesso eccessi, come li ha commessi adesso nel reprimere le prime manifestazioni nella città meridionale di Deraa. Ciò ha provocato a sua volta lo scoppio di proteste in altre parti del Paese, alcune stimolate dall’estero dall’implacabile campagna della “stampa canaglia”, così come da aiuti materiali, economici e militari, forniti da agenti dell’impero. E’ veramente ingenuo pensare che non ci siano state ingerenze straniere, allo stesso modo in cui non ci siano stati tempestivi interventi dei servizi segreti occidentali nella sollevazione libica. Le leggi repressive e gli apparti di sicurezza che a queste si appoggiavano, è probabile abbiano favorito ingiustizie e abusi, presenti in abbondanza in buona parte del mondo, incluse le sante democrazie occidentali, solamente che questi li compiono in forma più raffinata e sofisticata, anche se a volte non troppo. I crimini di Abu Ghraib, le torture nel campo di concentramento di Guantanamo, le carceri segrete in Paesi europei e i voli fantasma della CIA sono lì a testimoniarlo. Tuttavia, durante le mie visite e soggiorni in Siria, non ho mai visto una repressione della polizia contro una manifestazione, come invece le brutali repressioni che quotidianamente ci mostra la televisione dei Paesi più sviluppati, con l’evidente proposito non di denunciare questi abusi, ma invece per abituarci ad essi al fine di accettarli, quotidianamente, come qualcosa di normale. Di quale rispetto dei diritti umani parlano i dirigenti e la stampa occidentale?

 

La corruzione in determinate sfere del potere, il nepotismo e l’impaludamento di una struttura politica che frenava la pratica democratica, sono anch’essi mali attribuibili al sistema politico, però nessuno di essi giustifica un intervento straniero. Sono problemi che lo stesso popolo siriano deve risolvere. Uno qualunque di questi difetti non è minimamente paragonabile con quanto accade nelle cosiddette democrazie occidentali, nelle quali si sono raggiunti alti livelli di sviluppo ed una grande accumulazione di ricchezze prodotte principalmente con la schiavitù, lo sfruttamento colonialista ed il saccheggio dei nostri Paesi, i quali sono stati sottosviluppati o ai quali hanno impedito di svilupparsi. In questi, oggi in grave crisi, si adottano misure per spartire ancora di più le ricchezze tra i banchieri e le grandi imprese finanziarie, nel contempo queste misure provocano maggiore disoccupazione, tagliano il welfare, e colpiscono i servizi sanitari ed educativi, ed un maggior impoverimento nel 99% della popolazione, come dicono gli indignati di Wall Street. Coloro che possono essere accusati di corruzione nei nostri paesi sottosviluppati probabilmente non possono essere qualificati nemmeno come apprendisti al confronto della mafia che intasca incredibili cifre nella City di Londra, a Wall Street ed in altri luoghi simili. Così comeantidemocratici sono questi sistemi che assicurano l’alternanza politica all’interno di una stessa classe, che avvalendosi del possesso di potenti e predominanti mezzi d’informazione, creano l’illusione della libertà attraverso elezioni nelle quali un formale multipartitismo serve soltanto a perpetuare il potere dei privilegiati di sempre. Non comportano nepotismo le parassitarie monarchie? C’è da bombardarli per questo?

 

Riconoscendo i difetti del governo siriano, si dovrà però anche riconoscere che la Siria è stata uno dei Paesi arabi che con maggior fermezza si è scontrato con i piani di Israele e degli Stati Uniti nella regione e ciò è testimoniato dalla sua partecipazione nelle varie guerre oltre ad una posizione conseguente negli organismi internazionali. Non hanno credibilità coloro che affermano che il governo di Damasco abbia favorito gli occupanti sionisti, alcuni aggiungendo che non è stato capace di liberare il Golan occupato. E’ evidente che intraprendere un’azione militare aperta contro Israele, nel contesto militare esistente, è quasi suicida ed esporrebbe alla distruzione il Paese. L’apparato militare sionista, non conta solamente sul proprio arsenale che già di per sé è imponente, ma ha anche l’appoggio illimitato di Washington e dei suoi alleati occidentali. La Siria è stata conseguente appoggiando le forze patriottiche libanesi, ha favorito Hezbollah ed altre forze progressiste del Libano, al fine di evitare che il Paese arabo diventi una pedina della politica occidentale. E’ altrettanto vero che ha commesso degli errori nella sua politica in Libano, però se non vi fosse stata dietro la Siria, sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, sconfiggere ed espellere gli invasori sionisti nella guerra del 2006.

 

E’ noto il piano del Pentagono e dei sionisti che contano e decidono negli USA, era – approfittando dell’attacco terrorista alle Torri Gemelle a New York – di liquidare i governi di sette Paesi del Medio Oriente che non si era sottomessi. Nella lista vi erano l’Iran, la Siria, il Libano e la Libia. Ciò è stato pubblicamente riconosciuto da alti graduati statunitensi, tra loro il Generale Wesley Clark. Il governo siriano, continua ad essere alleato delle forze antimperialiste della regione e dei Paesi progressisti e rivoluzionari in altre parti del mondo. Sottoporlo ad una guerra civile e, se possibile, ad un “bombardamento umanitario” della NATO è l’obiettivo. La guerra civile probabilmente potrebbe estendersi al Libano, e qualora dovesse cadere la Siria, sarebbe molto difficile per Hezbollah e per le forze patriottiche libanesi mantenersi in una posizione dominante. Chiedere la resa incondizionata al popolo palestinese eliminando qualsiasi aspirazione ad uno Stato indipendente ed ampliare e perpetuare l’occupazione sionista, sarebbe il contenuto del prossimo capitolo. Per questo, l’obiettivo adesso deve essere quello di chiedere il rispetto al diritto all’autodeterminazione del popolo siriano senza alcun intervento o ingerenza straniera e mobilitarci contro i piani dell’imperialismo, del sionismo e dei suoi compari della NATO, denunciare il suo egemonismo rapace. Questa deve essere la priorità di tutti i rivoluzionari e difensori della giustizia, della pace e dei veri diritti umani.