di: Francesco Maringiò, da: Radio Cina Internazionale
Il presidente Mattarella è in Cina e, in un certo senso, possiamo definire questa come una visita storica.
Non si tratta di un’esagerazione. Dall’ultimo incontro di persona tra Mattarella e Xi, il mondo è completamente cambiato ed è evidente la volontà del capo dello Stato di riportare le relazioni tra i due Paesi sui giusti binari.
Dopo anni in cui alcuni funzionari italiani hanno perseguito la linea degli estremisti anticinesi nell’UE e negli USA (sui dazi, la politicizzazione del Covid, le campagne politiche, etc.), Mattarella ha incarnato i veri sentimenti di amicizia del popolo italiano verso il popolo cinese e ha fornito alle relazioni bilaterali una prospettiva diversa. In sintesi: le parole e i toni scelti dal Presidente in questa visita di Stato sono un metaforico, ma sonoro, schiaffo in faccia a quanti, negli ultimi anni, hanno avvelenato i pozzi del dialogo reciproco tra Italia e Cina.
Il presidente cinese, da parte sua, si è rivolto a quello italiano definendolo «un vecchio amico del popolo cinese e un mio buon amico», a riprova di un consolidato rapporto che non si è incrinato nei marosi della turbolenta politica mondiale degli ultimi anni.
Sono passati sette anni dall’ultima visita di Mattarella in Cina e cinque dalla venuta di Xi in Italia. Nel mezzo ci sono stati eventi che hanno modificato profondamente il contesto mondiale. Per questo le parole di Mattarella ed il suo richiamo alla necessità di “dialogo e cooperazione”, e la preoccupazione espressa da possibili “tentazioni di blocchi contrapposti” sono un segnale importante che colloca il nostro Paese su una linea di dialogo, distensione e multilateralismo.
C’è un passaggio, molto importante, nelle parole che il presidente Mattarella ha rivolto a Xi, in riferimento al contesto internazionale. Vale la pena annotarle.
«Lei ha parlato dei grandi cambiamenti che vi sono nel mondo in questo momento. Sono intensi, profondi, veloci, che presentano grandi sfide per l’umanità. Questo richiederebbe una concordia per un esame convergente dei problemi che queste sfide presentano. Non è questo il clima che c’è in questo momento nella comunità internazionale, ma anche per questo è importante far risaltare i rapporti bilaterali di amicizia e collaborazione come quello tra Cina e Italia». [trascrizione del discorso tenuto il 8/11/2024 nel colloquio tra i Presidenti Mattarella e Xi Jinping]. Di fronte a sfide globali che necessiterebbero di comuni risposte, che oggi mancano a livello mondiale, viene elevato in questo richiamo di Mattarella il valore dei rapporti bilaterali tra i due Paesi. Sulla necessità di un afflato comune ai problemi del mondo contemporaneo la convergenza di vedute tra i due capi di Stato è molto evidente.
Altrettanto importante il fatto che il Presidente italiano abbia dato alla dimensione culturale un’importanza centrale. Non si tratta di parole retoriche, né di temi secondari, quando si parla del rapporto con la Cina. «I 700 anni – ha ribadito Mattarella – dalla morte di Marco Polo, che ha percorso la Via della Seta con grande successo, è un’occasione per sottolineare quanto siano antichi i nostri rapporti». Proprio la storia di Marco Polo, di cui stiamo celebrando il 700° anniversario, è significativa. Nei suoi lunghi viaggi Marco Polo non visitò solo la Cina. Andò in India, ad esempio, o nell’antica Persia. Ma in nessun altro Paese al di fuori dell’Italia è così ricordato, studiato e celebrato come in Cina. Questo rende speciale il rapporto tra i due Paesi. Un legame che ha permesso di costruire un sentimento di amicizia profonda tra i due popoli. Perché sappiamo intenderci e possiamo capirci grazie agli strumenti che nei secoli gli ambasciatori culturali dei due Paesi ci hanno trasmesso, aiutandoci ad orientarci tra i nostri due mondi.
È sulla scia di questo vissuto e nel recupero di questa ricca eredità che va letta la visita di Stato di Mattarella in Cina. Un’occasione preziosa per rafforzare i fili di un dialogo, bussola imprescindibile per navigare questo mondo in tempesta.
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