
di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
L’intercettazione da parte della Francia di missili iraniani sulla Giordania all’inizio di questo mese è l’ultimo errore di Macron che scredita ulteriormente il suo Paese sul fronte della politica estera. Nel 2018, il leader francese ha rivendicato il merito di aver impedito lo scivolamento del Libano verso la guerra civile, dopo che il suo intervento diplomatico aveva contribuito a risolvere la crisi scaturita dalle scandalose dimissioni dell’ex primo ministro Hariri mentre si trovava in Arabia Saudita. In quel periodo, alla fine del 2017, Macron ha anche iniziato a parlare della costruzione di un esercito europeo.
Queste mosse hanno fatto pensare a molti che la Francia stesse cercando di far rivivere le sue tradizioni di politica estera indipendente, questa percezione è stata accreditata dal fatto che Macron abbia dichiarato all’Economist, alla fine del 2019, che la NATO era diventata cerebralmente morta. L’America si è poi vendicata della Francia sottraendole, due anni dopo, un accordo multimiliardario per la costruzione di sottomarini nucleari con l’Australia, per creare l’AUKUS. La divergenza di visioni in politica estera tra questi due Paesi nel quinquennio 2017-2021 è diventata una tendenza chiara.
Le cose sono cambiate dopo lo scoppio della guerra per procura tra la NATO e la Russia in Ucraina, all’inizio del 2022, quando la Francia si è immediatamente schierata con gli americani sanzionando la Russia e armando l’Ucraina. Questo è stato il primo grande errore di Macron in politica estera, in quanto ha screditato la percezione, su cui ha lavorato dal 2017, di una Francia che sotto la sua guida avrebbe rinvigorito le sue tradizioni di politica estera indipendente.
Nel frattempo, il tallone d’Achille di questo approccio è rimasto l’Africa, dove la Francia ha continuato a spadroneggiare sui suoi ex sudditi imperiali attraverso una rozza forma di neocolonialismo che ne ha ritardato lo sviluppo socio-economico. Non c’è stato molto dinamismo su questo fronte fino al 2022-2023, dopo che i colpi di Stato militari patriottici in Burkina Faso e Niger si sono combinati per liberare il Sahel dalla “sfera d’influenza” della Francia, prima Macron avrebbe potuto riformare la sua politica per scongiurare questa eventualità.
Qui sta il secondo dei suoi principali errori di politica estera: non aver trattato questi Paesi con il rispetto che meritano, non offrendo aiuti di emergenza per aiutarli a gestire le crisi interne causate dalle sanzioni anti-russe dell’Occidente, questo ha segnato la fine della “Françafrique”. La Francia avrebbe potuto invece promulgare in quei Paesi una politica estera veramente indipendente, volta a mantenere la sua influenza storica in condizioni moderne che le avrebbero permesso di competere meglio con la Russia.
Il panico che il ritiro della Francia dal Sahel ha provocato a Parigi ha spinto Macron a compensare cercando di ritagliarsi una “sfera di influenza” sull’Armenia nel Caucaso meridionale. A tal fine, il Paese si è unito agli Stati Uniti nel tentativo di sottrarre l’Armenia alla CSTO sfruttando la falsa percezione dell’inaffidabilità della Russia. Questa narrazione è stata promossa all’interno della società armena dalla lobby ultranazionalista della diaspora con sede in Francia (Parigi) e negli Stati Uniti (California).
Se da un lato ha avuto successo nel senso che l’Armenia ha congelato la sua partecipazione alla CSTO e si è decisamente orientata verso l’Occidente, da cui ora cerca “garanzie di sicurezza”, dall’altro è stata probabilmente una vittoria di Pirro per la Francia, perché ha rovinato le relazioni con la Turchia. Poiché questo Paese esercita un’immensa influenza in tutto il mondo islamico, la politica filo-armena della Francia può essere considerata il terzo grande errore di Macron in politica estera, poiché ha influenzato negativamente la visione della Francia da parte dei musulmani.
Il quarto errore riguarda la minaccia di fine febbraio di effettuare un intervento militare convenzionale in Ucraina, che potrebbe avvenire nei pressi di Kiev e/o Odessa nel caso in cui la Russia riuscisse a sfondare le linee del fronte verso la fine dell’anno. Il motivo per cui questo può essere considerato un grave errore di politica estera è che ha immediatamente messo a nudo le profonde divisioni all’interno della NATO, dopo che molti leader hanno condannato la sua avventata affermazione “non si può escludere”.
Evidentemente pensava che presentare la Francia come un falco nei confronti della Russia sarebbe piaciuto alle élite occidentali e alla loro società, ma è successo esattamente il contrario, dopo che queste hanno reagito con sdegno. Lungi dall’apparire come un leader, la Francia è sembrata una mina vagante che rischiava di scatenare la Terza Guerra Mondiale per un errore di calcolo, con alcuni che temevano che il famigerato ego di Macron stesse diventando un pericolo per tutti. Queste nuove percezioni hanno comprensibilmente screditato la Francia agli occhi dei suoi alleati.
Infine, il quinto e ultimo grande errore di politica estera commesso finora è stato quando Macron ha ordinato ai suoi piloti in Giordania di intercettare alcuni dei missili che l’Iran ha lanciato contro Israele come rappresaglia per il bombardamento del suo consolato a Damasco. Così facendo, ha inferto un colpo mortale al soft power della Francia nel mondo islamico, su cui aveva lavorato duramente per migliorarlo dopo il suo intervento diplomatico in Libano alla fine del 2017. Schierandosi apertamente con Israele, Macron rischia anche di provocare l’ira dei musulmani francesi.
Questo gruppo demografico è facilmente mobilitabile e ha un’esperienza di disturbo della società con proteste su larga scala che i leader delle comunità hanno organizzato con vari pretesti nel corso degli anni. Sono anche un importante blocco di voti, il che potrebbe ostacolare notevolmente la sua capacità di nominare un successore una volta che il suo secondo mandato scadrà nel 2027. I musulmani francesi potrebbero votare per altri candidati e quindi ridurre le possibilità che quello preferito da Macron arrivi al secondo turno.
La serie di gravi errori di politica estera di Macron potrebbe non essere dovuta solo a lui personalmente, ma anche, almeno in parte, a fattori sistemici. Il Valdai Club ha pubblicato il mese scorso lo studio “Crafting National Interests: How Diplomatic Training Impacts Sovereignty”, che sostiene che le riforme attuate sotto la sua amministrazione rischiano di sminuire il ruolo delle tradizioni diplomatiche nazionali. In pratica, i funzionari nazionali si stanno trasformando in funzionari globali, ovvero in burattini degli Stati Uniti.
Dopo tutto, mentre Macron ha l’ultima parola sulla politica estera, viene anche consigliato da esperti diplomatici sul miglior approccio possibile per promuovere gli interessi francesi in ogni situazione. Invece di concettualizzare questi interessi come nazionali, come hanno fatto all’inizio della sua presidenza, durante la crisi libanese del 2017, prima delle sue riforme dell’inizio del 2022, anno in cui tutto ha cominciato a precipitare, hanno cominciato a concettualizzarli come inestricabili da quelli dell’Occidente collettivo. Ciò equivale a una cessione di sovranità.
L’effetto finale è stato che la Francia si è unita con entusiasmo alla guerra per procura della NATO contro la Russia, ha perso la sua “sfera d’influenza” nel Sahel, ha rovinato le relazioni con la Turchia (già indebolite dalle precedenti controversie di Macron) alleandosi con l’Armenia, ha perso la fiducia degli alleati della NATO rivelando i dettagli dei loro dibattiti segreti sull’intervento convenzionale in Ucraina e si è screditata di fronte a tutti i musulmani schierandosi apertamente con Israele contro l’Iran dopo aver abbattuto i missili in arrivo di quest’ultimo sulla Giordania.
Di questo passo, non c’è più alcuna possibilità credibile che la Francia riesca a rinverdire le sue tradizioni di politica estera indipendente dopo i cinque principali errori di politica estera commessi da Macron negli ultimi due anni. Ha arrecato un danno tale alla reputazione del suo Paese che è impossibile da riparare finché rimarrà al potere. Ancor peggio, sta creando un vespaio in patria, rischiando di scatenare altri disordini di matrice musulmana per le sue politiche fortemente filoisraeliane, il che non fa presagire nulla di buono per il futuro della Francia nei prossimi anni.
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