di Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info
“L’ucraina di sicuro non sembra più una democrazia”, non è la solita frase pronunciata da un filorusso qualunque ma il titolo di un articolo scritto da Michael Gfoeller e David H. Rundell pubblicato su Newsweek dove gli autori notano quello che da tempo andiamo dicendo ovvero che il paese centro europeo si distingue non per le libertà ma per il suo autoritarismo.
Gli autori sottolineano che molte migliaia di persone sono morte inutilmente nella guerra inutile, che non può essere vinta. “L’assistenza finanziaria e i sussidi energetici che la guerra è costata all’Europa e agli Stati Uniti ammontano a più del PIL annuo del Maryland. Questo in un momento in cui il debito nazionale dell’America è già il 120 per cento del nostro PIL. Questi costi avrebbero potuto valere la pena di essere pagati se l’Ucraina fosse stata una democrazia, ma non lo è”..
A sostegno della loro tesi elencano i motivi per cui l’Ucraina non può essere più definita una democrazia.
“Le democrazie non vietano i partiti di opposizione. Il fatto che così tanti partiti di questo tipo siano mai esistiti dice qualcosa sul livello di opposizione affrontato dal governo nazionalista ucraino che è salito al potere dopo la rivoluzione del 2014. Poi nel maggio del 2022, il parlamento ucraino ha approvato una legge che vieta formalmente tutti questi partiti. Il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato la legge. L’elenco includeva la Piattaforma di Opposizione per la Vita che aveva ottenuto il 10% dei seggi in parlamento. Tra gli 11 partiti vietati ci sono il Partito Socialista d’Ucraina, il Partito Socialista Progressista dell’Ucraina, l’Unione delle Forze di Sinistra e il Partito Comunista d’Ucraina.
Le democrazie non vietano le elezioni, ma l’Ucraina ha sospeso il processo democratico da quando ha dichiarato la legge marziale nel 2022. Questa pausa doveva essere temporanea, ma è stata ripetutamente estesa, l’ultima volta nel luglio 2023. Come risultato di quel voto nel parlamento ucraino, dove tutti i partiti di opposizione sono stati vietati, le elezioni parlamentari previste per il mese scorso sono state annullate. Le elezioni presidenziali erano previste per marzo 2024, ma secondo le regole attuali anche questa volta non si terranno, e Zelensky ha dichiarato che “ora non è il momento delle elezioni”.
Le democrazie non censurano i media. Nel febbraio 2022, il governo ucraino ha ordinato alle nove più grandi reti televisive dell’Ucraina di unire i loro programmi informativi in un unico programma di notizie controllato dallo stato chiamato “Telemarathon”. Nell’aprile 2022 il Consiglio di sicurezza nazionale ha ordinato la messa in onda di tre canali televisivi indipendenti associati a Zelensky. Nel dicembre 2022, Zelensky ha firmato una legge che ha dato al National Broadcasting Council l’autorità statutaria per regolamentare tutti i media cartacei, televisivi e digitali.
Questa legge ha dato al governo ucraino la possibilità di censurare e chiudere piattaforme indipendenti come Google. E’ stata duramente criticata dalla Federazione europea dei giornalisti, che ha dichiarato che è incompatibile con l’adesione all’Unione europea. L’Unione nazionale dei giornalisti ucraina ha definito la legge ‘la più grande minaccia alla libertà di parola nella storia indipendente dell’Ucraina’. Adesso non ci sono stazioni televisive indipendenti che trasmettono notizie in Ucraina. La stampa e i media digitali rimangono pesantemente censurati.
Le democrazie non limitano la libertà religiosa. Nel dicembre 2022, Zelensky ha vietato le attività di tutte le organizzazioni religiose legate alla Russia. Ciò includeva la più grande confessione religiosa dell’Ucraina, la Chiesa ortodossa ucraina, che era stata strettamente integrata con la Chiesa ortodossa russa per più di mille anni. Nel maggio 2022 il sinodo dei vescovi della chiesa, in un passo storico, ha formalmente votato per la rottura di tutti i legami con Mosca e ha condannato il sostegno della Chiesa ortodossa russa all’invasione dell’Ucraina. Questo non è stato sufficiente per il governo ucraino che ha aumentato gli sforzi per vietare la Chiesa ortodossa mentre organizzava e promuoveva una nuova chiesa controllata dallo stato.
Infine abbiamo esitato a concentrarci sul carattere di estrema destra del movimento nazionalista ucraino. Termini come “fascista” e “neo-nazi” sono, a nostro avviso, usati con molta superficialità. Eppure forse avremmo dovuto essere più attenti perché ci sono innegabili sfumature autoritarie nel movimento nazionalista ucraino. Non dovete prenderci sulla parola. Basta cercare Stefan Bandera o la Brigata Azov e trarre le proprie conclusioni su dove finisce il nazionalismo e inizia il razzismo”.
Ora se un giornale famoso e prestigioso come NewsWeek, certamente un media non filorusso, pubblica un articolo in cui definisce l’Ucraina di oggi, per molti baluardo della libertà e della democrazia, come un regime in cui i valori democratici si sono persi allora qualche domanda qualcuno se la deve fare.
Le domande se le devono fare tutti coloro, politici in testa seguiti dai giornalisti, dagli opinionisti e dagli intellettuali, che per quasi due anni, invitati nei talk show o che hanno scritto nei loro giornali, hanno detto un giorno sì e l’altro pure che la guerra ucraino-russa era una battaglia per la libertà e la democrazia in Ucraina.
Ci hanno ripetuto alla noia che era il cattivo di turno, Vladimir Putin, ad aver invaso il paese centro europeo e che stava per questo minando i nostri sacri valori europei. Poi si scopre, o almeno lo scoprono oggi dopo che la situazione di Kiev sul campo è un disastro, che la controffensiva non ha funzionato, che Zelensky non ha più carme da macello da mandare al fronte e quindi ha deciso di arruolare persino le donne, che l’Ucraina non è una democrazia.
E quando ve lo dicevamo noi ci sbeffeggiavate, ci impedivate di esprimere le nostre idee, ci avete chiuso i profili e gli account sui social, ci prendevate per filorussi pagati dai servizi segreti di Mosca per diffondere la propaganda di Putin. Forse avevamo ragione fin dal primo giorno.
David H. Rundell è l’autore di “Vision or Mirage, Arabia Saudita at the Crossroads” ed ex capo della missione presso l’ambasciata americana in Arabia Saudita.
L’ambasciatore Michael Gfoeller è un ex consigliere politico degli Stati Uniti. Ha trascorso 15 anni lavorando nell’Unione Sovietica e nell’ex Unione Sovietica.
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