L’ottantesimo anniversario del D-Day combina il revisionismo storico con un dibattito sulla guerra per procura

di Andrew Korybko

da https://korybko.substack.com/

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

L’attenzione dei media si è concentrata sull’80° anniversario del D-Day, considerando il suo significato emotivo e la partecipazione di diversi leader internazionali all’evento. La presenza di Zelensky accanto a Biden e a diversi suoi omologhi dell’Europa occidentale appare fuori luogo, dal momento che l’Ucraina non ha nulla a che fare con questa operazione. L’unico motivo per cui è stato invitato è stato quello di portare avanti la narrazione storicamente revisionista della NATO sulla Seconda Guerra Mondiale e di impegnarsi in una guerra per procura.

Per spiegare: la prima si riferisce alla falsa affermazione che gli Alleati occidentali furono i principali responsabili della sconfitta dei nazisti, e non l’Unione Sovietica. Questa versione distorta della verità è sempre esistita, ma ha iniziato a essere ferocemente propagata dopo il 2014 e soprattutto dopo l’inizio dell’operazione speciale della Russia nel 2022. Questa narrazione si è diffusa parallelamente a quella che ritrae il Patto Molotov-Ribbentrop, la cui reale importanza è stata chiarita qui, come la creazione di un’alleanza sovietico-nazista che ha reso possibile la Seconda Guerra Mondiale.

Di conseguenza, è diventato inaccettabile per l’élite e gli opinionisti occidentali riconoscere il ruolo dell’URSS nella sconfitta dei nazisti. Tuttavia, poiché i fatti relativi al dopoguerra non possono essere cancellati, si è preferito manipolare gli eventi che lo hanno preceduto per far credere che il Primo Fronte Ucraino, che ha giocato un ruolo di primo piano nella battaglia per Berlino, fosse una forza semi-indipendente. Trascuranoa tal fine il fatto che fu chiamato così per motivi geografici sostenendo invece che lo fu per motivi etnici.

La collaborazione di alcuni ucraini con i nazisti viene ignorata o spiegata in modo disonesto come “una forma sbagliata di resistenza antisovietica”, che si combina con la precedente affermazione sul Primo Fronte Ucraino per creare una narrazione completamente nuova. Nella mentalità occidentale media, gli ucraini sono stati vittime dei sovietici prima della Seconda Guerra Mondiale e poi dei nazisti durante la stessa; vincitori semi-indipendenti in quella guerra; e poi ancora vittime dei sovietici dopo di essa, come il resto dell’Europa centrale e orientale (CEE).

La metanarrazione che si forma attraverso i mezzi sopra citati consiste nell’equiparare l’URSS alla Germania nazista in termini di responsabilità morale per l’inizio della Seconda Guerra Mondiale e nel paragonare la prolungata presenza militare della prima dopo la guerra con la breve ma altamente genocida occupazione dei nazisti. È su questa base che la Russia non è stata invitata a partecipare all’80° anniversario del D-Day, ma Zelensky sì, poiché la partecipazione di quest’ultimo rafforza queste opinioni nell’immaginario occidentale.

Dopo aver spiegato le ragioni storicamente revisioniste dietro l’invito di Zelensky all’evento di giovedì, è ora il momento di passare alla sua importanza pratica rispetto alla guerra per procura tra NATO e Russia in Ucraina. Zelensky si sta intrattenendo con i leader americani, britannici, francesi e tedeschi proprio nel momento in cui questi quattro stanno “intensificando l’escalation per smorzare l’escalation”, come è stato sostenuto qui, con l’obiettivo di costringere la Russia a congelare il conflitto a condizioni comparativamente migliori per l’Occidente e l’Ucraina.

Hanno già approvato l’uso delle armi da parte dell’Ucraina per colpire obiettivi in territorio russo, la Francia sta valutando un intervento convenzionale e la Polonia, sostenuta dagli Stati Uniti, sta valutando di abbattere i missili russi sull’Ucraina occidentale. Allo stesso tempo, il Presidente Putin ha segnalato l’apertura al compromesso, a patto che gli interessi della Russia siano garantiti, il Primo Ministro estone Kallas ha detto che l’Ucraina potrebbe perdere parte del suo territorio e Biden ha affermato che potrebbe anche non entrare nella NATO.

La realtà che si sta imponendo all’Occidente con la vittoria della Russia nella “gara logistica”/“guerra di logoramento”, ammessa anche dal capo della NATO Stoltenberg, è che le escalation previste per quest’estate potrebbero essere l’ultima spiaggia per la loro parte prima di essere costretti a raggiungere un qualche compromesso con la Russia. Sia come sia, i falchi ideologicamente radicalizzati hanno deciso di giocare quest’estate una pericolosa partita, per disperazione, al fine di costringere la Russia a concessioni che potrebbero poi essere interpretate come una vittoria strategica.

Questo è il complicato contesto diplomatico-militare nel quale Zelensky si incontra con i leader americani, britannici, francesi e tedeschi in Normandia, a una settimana dal prossimo vertice del G7 in Italia, al quale parteciperanno altri leader occidentali e non solo. Tra questi, i presidenti di Brasile e Turchia, il premier indiano, il Papa e forse anche il principe ereditario saudita, tutti e cinque i Paesi che hanno svolto un ruolo di mediazione nel tentativo di porre fine al conflitto ucraino.

I “colloqui di pace” svizzeri inizieranno subito dopo la conclusione del G7 e, meno di un mese dopo, il prossimo vertice della NATO si terrà a Washington. Tenendo conto di questo programma frenetico, la partecipazione di Zelensky all’80° anniversario del D-Day gli consente di discutere in anticipo la dimensione ucraina di questi eventi imminenti con i suoi quattro principali patrocinatori, il che farà sì che questi cinque possano definire in modo più efficace l’agenda alla luce del complicato contesto diplomatico-militare già illustrato.

La partecipazione dei leader brasiliano, turco, indiano e vaticano al G7 della prossima settimana, così come la possibile presenza del principe ereditario saudita, possono portare uno o un insieme di questi Paesi a lanciare un processo di pace ucraino ibrido tra l’Occidente e il Sud globale dopo l’inevitabile fallimento di quello svizzero. Bloomberg ha riferito alla fine del mese scorso che l’UE vuole che l’Arabia Saudita ospiti i colloqui inclusivi, ma anche gli altri Paesi hanno forti argomenti a loro favore.

La Turchia ha ospitato in precedenza i colloqui russo-ucraini, l’India è considerata la voce del Sud globale e il Vaticano è ampiamente considerato (a torto o a ragione) come una grande autorità morale, ma alla fine potrebbe essere il Brasile a vincere questa competizione diplomatica grazie al fatto di aver ospitato il G20 di quest’anno. La dichiarazione congiunta sino-brasiliana del mese scorso sui principi per la risoluzione del conflitto suggerisce che Pechino lavorerà a stretto contatto con Brasilia per garantire che il suo piano di pace in 12 fasi costituisca la base di qualsiasi colloquio.

È prematuro prevedere quale di questi Paesi potrebbe avviare con successo il processo di pace ibrido che potrebbe seguire i colloqui svizzeri, incentrati sull’Occidente e destinati a fallire, ma sembra inevitabile che un’alternativa sorgerà in seguito a quanto detto e di questo si parlerà durante i prossimi vertici del G7 e della NATO. L’incontro di Zelensky con i suoi quattro principali patroni offre quindi loro l’opportunità di plasmare l’agenda di questi due eventi in direzione della loro opzione preferita.

Questo non vuol dire che lui stesso abbia voce in capitolo in queste questioni, ma piuttosto che si limiterà a partecipare alle discussioni dei suoi superiori prima che gli venga detto cosa deve dire e fare per promuovere i loro interessi. Tuttavia, l’importanza della sua partecipazione all’80° anniversario del D-Day è che sarà presente al dibattito dei suoi patroni sull’opportunità di sostenere il processo ibrido proposto, e qualsiasi obiezione potrebbe vederli coalizzarsi contro di lui per chiedere un’uscita coreografica dalla scena politica.

La sua partecipazione ha quindi un significato più pratico del semplice rafforzamento delle narrazioni revisioniste sulla Seconda Guerra Mondiale, poiché le discussioni di Zelensky con i leader americani, britannici, francesi e tedeschi decideranno le prossime escalation e il nuovo processo di pace che potrebbe seguirle. L’esito dei loro colloqui può essere solo ipotizzato, ma alla fine dopo il vertice del G7 della prossima settimana e quello della NATO che lo seguirà all’inizio di luglio, tutto sarà più chiaro.

Unisciti al nostro canale telegram