L’operazione speciale della Russia in Ucraina ripristinerà la stabilità strategica globale

di Andrew Korybko

da https://oneworld.press

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

L’autore ha avvertito all’inizio di questa settimana che “Kiev doveva ritirarsi da Donetsk e Lugansk se voleva veramente evitare la guerra”, sottolineando che Mosca avrebbe sostenuto decisamente i suoi nuovi alleati del Donbass con mezzi militari al fine di garantire la sicurezza delle loro popolazioni civili se l’Ucraina avesse continuato l’offensiva genocida contro di loro. Purtroppo, gli Stati Uniti non sono riusciti a tenere a freno l’esercito per procura dell’Europa orientale, il che ha spinto la Russia a iniziare l’operazione in corso in Ucraina.

L’ambasciatore russo all’ONU Vasily Nebenzya ha spiegato le ragioni dietro la decisione del presidente Putin di questa mattina. Accusando l’Occidente guidato dagli Stati Uniti di sfruttare il popolo del Donbass come “merce di scambio nel gioco geopolitico che cerca di indebolire la Russia e portare la NATO più vicino ai nostri confini”, ha sbattuto loro in faccia i doppi standard verso i diritti umanitari che finora affermano essere sacri solo quando questo fa avanzare i loro obiettivi geostrategici.

Il continuo rifiuto di Kiev di attuare gli accordi di Minsk, sostenuti dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha provocato l’intervento decisivo di Mosca nel resto dell’Ucraina. Per essere precisi, il Cremlino crede che il governo ucraino non eserciti più la sovranità pratica dopo essere stato preso in mano dagli Stati Uniti dopo il colpo di stato del 2014 che ha seguito la serie di mesi di terrorismo urbano popolarmente noto come “EuroMaidan”.

Semantica a parte, l’operazione in corso ha lo scopo di costringere le autorità ucraine post-golpe sostenute dagli Stati Uniti a tornare alle loro politiche pacifiche pre-regime change verso il proprio popolo, la Russia e il resto della regione. Il discorso del presidente Putin alla nazione giovedì mattina ha dichiarato che gli obiettivi del suo paese sono quelli di garantire la smilitarizzazione del paese, la denazificazione e di assicurare alla giustizia coloro che hanno compiuto crimini contro i civili, anche contro i cittadini russi.

Il contesto più ampio in cui questo sta accadendo è la crisi missilistica non dichiarata provocata dagli Stati Uniti in Europa, che è stata avviata per il desiderio di Washington di neutralizzare le capacità nucleari di un secondo colpo di Mosca in modo da metterla perennemente in una posizione di ricatto nucleare. Il presidente Putin ha elaborato queste preoccupazioni molto credibili durante la sua “Riunione allargata del Consiglio del Ministero della Difesa” del 21 dicembre, così come nella “Riunione del Consiglio di Sicurezza” del 21 febbraio e nel successivo discorso alla nazione la sera stessa.

L’obiettivo finale è quello di rivedere l’architettura della sicurezza europea attraverso i mezzi militari a causa del fallimento dell’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, nel rispettare le richieste di garanzia di sicurezza della Russia. Questo è in accordo con il principio di sicurezza indivisibile dell’OSCE che è stato violato nel corso dei decenni dall’espansione verso est della NATO a sue spese. Questo è l’unico risultato che può ripristinare la stabilità nella sicurezza strategica che gli Stati Uniti hanno minato.

Sergey Karaganov, presidente onorario dell’influente Consiglio per la politica estera e di difesa della Russia, ha pubblicato un pezzo analitico molto dettagliato su RT mercoledì, intitolato “La nuova politica estera della Russia, la dottrina Putin”. Tutti i lettori interessati sono fortemente incoraggiati a leggerlo per intero, poiché è una versione russa nel 21° secolo del “Long Telegram” di Kennan, nel senso che descrive meticolosamente i mezzi che Mosca intende utilizzare per contenere in modo sostenibile le minacce alla sua sicurezza nazionale guidate dagli Stati Uniti.

Gli osservatori dovrebbero ricordare che nonsi doveva arrivare a questo, ma che la Russia non aveva letteralmente scelta, per non finire ricattata con armi nucleari dagli Stati Uniti. Il presidente Putin ha accennato a questo nell’evento citato del 21 dicembre, quando ha ammesso che “quello che stanno facendo, o cercando o progettando di fare in Ucraina, non sta accadendo a migliaia di chilometri di distanza dal nostro confine nazionale. È sulla soglia di casa nostra. Devono capire che semplicemente non abbiamo nessun altro posto dove ritirarci”.

Con “nessun posto dove ritirarsi” e gli Stati Uniti che si rifiutano di ricorrere ai mezzi diplomatici proposti dalla Russia per risolvere la crisi missilistica che l’America stessa ha avviato, era ovvio a posteriori che Mosca sarebbe stata costretta ad agire attraverso i mezzi militari-tecnici cui aveva vagamente avvertito in precedenza per garantire l’integrità delle sue linee rosse di sicurezza nazionale. Questo fatto conferma la legittimità del riferimento del presidente Putin all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite per giustificare la sua operazione.

Coloro che sostengono veramente il diritto democratico di tutti gli stati di governare e svilupparsi secondo quanto i loro leader internazionalmente riconosciuti ritengono opportuno, così come di assicurare difensivamente la loro sicurezza nazionale di fronte a minacce straniere non da essi provocate, dovrebbero quindi sostenere l’operazione della Russia in Ucraina. Gli obiettivi di Mosca non sono quelli di destabilizzare ulteriormente il mondo, ma di restituirgli finalmente la stabilità dopo che Washington ha minato unilateralmente lo stato strategico delle cose.

La grande potenza eurasiatica sta impiegando il suo diritto internazionale all’autodifesa, non solo per proteggere le sue linee rosse di sicurezza nazionale e gli interessi umanitari del popolo del Donbass, ma anche per il bene del mondo intero. Se la Russia si fosse sottomessa al tentativo di ricatto nucleare degli Stati Uniti, Washington avrebbe immediatamente messo gli occhi sulla Cina, dopo di che avrebbe ripristinato la sua declinante egemonia unipolare sul pianeta e sarebbe poi riuscita a neutralizzare strategicamente anche quel paese.

Per queste ragioni la causa della Russia è giusta e pienamente in linea con lo spirito della Carta delle Nazioni Unite che decreta ufficialmente l’uguaglianza delle nazioni e l’inammissibilità di una come gli Stati Uniti che garantisce la propria sicurezza a spese di chiunque altro paese come la Russia (e anche della Cina). Mosca non è una cosiddetta “potenza revisionista”, Washington lo è, poiché tutto ciò che la Russia vuole fare è tornare all’ordine internazionale sancito dall’ONU e precedentemente concordato anche dagli stessi Stati Uniti in quel momento.

È stato solo il destabilizzante perseguimento da parte degli Stati Uniti dell’egemonia unipolare dopo la dissoluzione dell’URSS alla fine della guerra fredda che ha fatto sì che tutto raggiungesse il terribile punto in cui ci troviamo attualmente. L’America è quindi indiscutibilmente la potenza veramente revisionista che ha ingannevolmente tentato di far credere al mondo sia la Russia. L’imminente successo dell’operazione speciale della Russia in Ucraina restituirà quindi stabilità al mondo.