di Petr Akopov
da RIA NOVOSTI 08:00 26/02/2022
Traduzione di Tommaso Vaccaro
Un nuovo mondo sta nascendo sotto i nostri occhi. L’operazione militare russa in Ucraina ha inaugurato una nuova era. Qui inizia una nuova epoca su tre fronti. E naturalmente il quarto, quello interno russo. Sia nell’ideologia che nel modello stesso del nostro sistema socio-economico, ma di questo vale la pena parlare separatamente più avanti.
La Russia sta ricostruendo la propria unità: la tragedia del 1991, questa terribile catastrofe della nostra storia, una frattura innaturale, viene infine superata. Sì, a caro prezzo, sì, attraverso i tragici eventi di una vera e propria guerra civile, ma mentre i fratelli si continuano a sparare tra di loro, separati dall’appartenenza all’esercito russo e a quello ucraino, smetterà al contempo di esistere l’Ucraina anti-Russia. La Russia sta ripristinando la propria pienezza storica riunendo il mondo russo, il popolo russo, nella sua totalità fatta di Grandi Russi, Bielorussi e Piccoli Russi. Se avessimo abbandonato questa strada, se avessimo permesso che la divisione temporanea avesse preso piede per secoli, allora non solo avremmo tradito la memoria dei nostri antenati, ma saremmo anche stati maledetti dai nostri figli e nipoti per aver permesso la disintegrazione della terra russa.
Vladimir Putin si è assunto, senza voler minimamente esagerare, una responsabilità storica decidendo di non lasciare alle generazioni future l’onere di trovare una soluzione alla questione ucraina. Dopotutto, la necessità di trovare rimedio sarebbe rimasta sempre il problema principale per la Russia, per due ragioni fondamentali. Il tema della sicurezza nazionale, cioè la creazione di un’Ucraina in chiave anti-russa come avamposto dell’Occidente in grado di esercitare pressione su di noi, è solo la seconda ragione in ordine gerarchico.
Il primo tema resta sempre il complesso di un popolo diviso, il complesso dell’umiliazione nazionale: quando la casa russa, in principio, perse parte della proprie fondamenta (Kiev), fu poi costretta a fare i conti con l’esistenza di due Stati, non uno, ma due popoli. Di fronte a questo, avrebbe dovuto rinnegare la propria storia, concordando con le tesi folli secondo cui “solo l’Ucraina è la vera Russia”, oppure, impotente, avrebbe dovuto digrignare i denti, rimpiangendo i tempi in cui “abbiamo perso l’Ucraina”. Il ritorno dell’Ucraina, ovvero il fatto di riportarla in Russia, sarebbe stato ogni decennio più difficile: la ricodificazione, la de-russificazione dei russi e l’incitamento all’odio anti-russo dei piccoli russi/ucraini avrebbe acquisito sempre nuovo vigore.
Ora questo problema viene azzerato: l’Ucraina torna in Russia. Ciò non significa che la sua statualità verrà liquidata, ma sarà riorganizzata, ristabilita e riportata al suo naturale stato di parte integrante del mondo russo. In quali confini, in quale forma verrà fissata l’alleanza con la Russia (attraverso la CSTO e l’Unione Eurasiatica o lo Stato dell’Unione di Russia e Bielorussia)? Questo verrà deciso dopo che si porrà fine alla storia di un’Ucraina “anti-Russia”. Ad ogni modo, il periodo della scissione del popolo russo sta per volgere al termine.
E qui inizia la seconda dimensione della nuova era in arrivo: riguarda le relazioni della Russia con l’Occidente. In realtà nemmeno la Russia, ma il mondo russo, cioè tre Stati, ovvero la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina, che agiscono in termini geopolitici come un tutt’uno. Queste relazioni sono entrate in una fase nuova: l’Occidente vede il ritorno della Russia con i propri confini storici a ridosso dell’Europa. E di questo s’indigna a gran voce, anche se nel profondo dell’anima deve ammettere a sé stesso che non potrebbe essere altrimenti.
Qualcuno nelle vecchie capitali europee, a Parigi e Berlino, credeva seriamente che Mosca avrebbe rinunciato a Kiev? Che i russi sarebbero rimasti per sempre un popolo diviso? E tutto questo nello stesso momento in cui l’Europa si unifica e l’élite tedesca e quella francese cercano di assumere il controllo dell’integrazione europea al posto degli anglosassoni? Dimenticando, tra l’altro, che l’unificazione dell’Europa è stata possibile solo grazie all’unificazione della Germania, avvenuta per via della buona volontà (anche se non molto intelligente) russa. Dopodiché, aggirarsi per le terre russe non è nemmeno il punto più alto di una forma di ingratitudine, ma di stupidità geopolitica.
L’Occidente nel suo insieme, e in particolare l’Europa, non ha avuto la forza di mantenere l’Ucraina nella propria sfera di influenza, e ancor di più di prendere per sé l’Ucraina. Non comprendere questo significa essere degli sciocchi geopolitici.
Per essere ancora più chiari, c’era una sola opzione affinché si realizzasse quel progetto di controllo: scommettere su di un ulteriore crollo della Russia, cioè della Federazione Russa.
Ma il fatto che questa scommessa fosse mal riposta sarebbe dovuto risultare evidente già venti anni fa. E già quindici anni fa, dopo il discorso di Monaco di Putin, anche i sordi avrebbero potuto sentire: la Russia sta tornando.
Ora l’Occidente tenta di punire la Russia per il fatto di essere tornata, per non aver avallato i piani di profitto dell’Ovest a proprie spese, per non aver permesso l’espansione del mondo occidentale ad Est. Cercando di punirci, l’Occidente ritiene che le nostre relazioni bilaterali siano di vitale importanza per noi. Ma non è così da molto tempo: il mondo è cambiato, e questo deve essere compreso non solo dagli europei, ma anche dagli anglosassoni che governano l’Occidente. Nessuna pressione occidentale sulla Russia porterà a nulla. Da entrambe le parti ci saranno certamente perdite a causa dell’interruzione dei rapporti, ma la Russia è pronta a queste conseguenze, tanto moralmente quanto geopoliticamente.
Per l’Occidente stesso, l’aumento della temperatura dello scontro comporta costi enormi, e i principali di questi costi non sono affatto economici. L’Europa, in seno all’Occidente, cercava una propria autonomia: il progetto tedesco di integrazione europea non ha però senso strategico laddove permanga il controllo ideologico, militare e geopolitico anglosassone sul Vecchio Mondo. E quel progetto autonomico non può avere successo perché gli anglosassoni hanno bisogno di un’Europa controllata. Ma l’Europa avrebbe bisogno di autonomia anche per un’altra eventualità: laddove gli Stati Uniti decidessero di autoisolarsi (a causa di crescenti conflitti interni e contraddizioni) o di concentrarsi sull’area del Pacifico, dove si sta progressivamente spostando il baricentro geopolitico.
Lo scontro con la Russia, cui gli anglosassoni stanno trascinando l’Europa, priva gli europei della possibilità di una propria indipendenza, per non parlare del fatto che contestualmente l’Europa sta percorrendo la strada di una rottura con la Cina. Se ora gli atlantisti sono felici che la “minaccia russa” unisca il blocco occidentale, Berlino e Parigi non possono non capire che, avendo perso la speranza di autonomia, il progetto europeo semplicemente crollerà nel medio termine. In quest’ottica, gli europei con una visione indipendente, in questo momento, sono assolutamente non interessati a costruire una nuova cortina di ferro sui propri confini orientali, rendendosi conto che questa si trasformerà in un recinto per l’Europa. Quell’Europa la cui epoca (più precisamente mezzo millennio) di leadership globale è comunque conclusa, anche se resterebbero ancora praticabili diverse opzioni per il suo futuro. E questo perché la costruzione di un nuovo ordine mondiale – ed è questa la terza dimensione delle circostanze attuali – sta accelerando, e i suoi contorni sono sempre più chiaramente visibili tra le maglie della dilagante globalizzazione anglosassone. Un mondo multipolare è finalmente diventato realtà: l’operazione in Ucraina non è in grado di mettere insieme nessuno tranne l’Occidente contro la Russia. Perché il resto del mondo vede e comprende perfettamente: questo è un conflitto tra la Russia e l’Occidente, una risposta all’espansione geopolitica degli atlantisti, questo è il ritorno della Russia, del suo spazio storico e del suo posto nel mondo.
Cina e India, America Latina e Africa, mondo islamico e Sud-Est asiatico: nessuno crede che l’Occidente guidi l’ordine mondiale, tanto meno stabilisca le regole del gioco. La Russia non solo ha sfidato l’Occidente, ha dimostrato che l’era del dominio globale occidentale può essere considerata completamente e definitivamente conclusa. Il nuovo mondo sarà costruito da tutte le civiltà e i centri di potere, naturalmente, insieme all’Occidente (unito o meno), ma non alle sue condizioni e non secondo le sue regole.