L’imperialismo dei neocon l’11 settembre e gli attacchi ad Afganistan e Iraq

Una nuova Pearl Harbor verrebbe proprio a fagiolo

di Paolo Pioppi

Nei prossimi giorni saremo sicuramente inondati dai discorsi e documentari commemorativi degli spettacolari attentati dell’11 settembre 2001, e dalle considerazioni sulla concomitante precipitosa fuga USA dall’Afghanistan. Sicuramente ci verrà detto in tutte le salse che gli attentati imponevano comunque una risposta all’altezza della minaccia del terrorismo islamico e che dunque, certo, in 20 anni, in Afganistan e altrove ‘errori’ ne sono stati fatti, ma sono in larga misura giustificabili.

Questa ricostruzione dei fatti deve essere decisamente rifiutata. E per due motivi.

Il primo è che la “guerra infinita” contro il terrorismo si è servita degli attentati come giustificazione presso l’opinione pubblica ma, come è facilmente documentabile, nasce dalla strategia dei neocon formulata negli anni ’90. dopo il crollo dell’URSS e finalizzata a rendere perpetua la condizione di unica superpotenza mondiale degli Stati Uniti.

Il secondo è l’assenza di una ricostruzione ufficiale plausibile degli attentati e anzi l’evidenza schiacciante che si tratta di una ricostruzione di comodo – compresa l’attribuzione della responsabilità ad Osama Bin Laden – messa in piedi in assenza di vere indagini sull’accaduto.

Sul primo punto è di estrema utilità la lettura del saggio di David Ray Griffin, L’imperialismo dei neocon, l’11 settembre e gli attacchi ad Afganistan e Iraq, febbraio 2007. Il saggio, che riproponiamo in formato pdf, è stato pubblicato in traduzione italiana nel giugno dello stesso anno in un Quaderno di Aginform, a cura del sottoscritto, dedicato all’11 settembre, di cui costituisce il 3° capitolo: Una nuova Pearl Harbor verrebbe proprio a fagiolo. Come ho scritto nell’introduzione, Griffin mostra chiaramente “i lineamenti fondamentali e i passaggi di una strategia di conquista lungamente accarez­za­ta e finalmente diventata, con l’11 settembre, programma politico ufficiale del governo statunitense. In questa luce l’11 settembre era proprio quello che ci voleva e del resto qualcuno l’ave­va anche detto esplicita­mente in anticipo: ci vuole una ‘nuova Pearl Harbor’. Ogni conclusione rispetto alla vera regia degli attentati potrebbe essere prematura, se non fosse per il fatto che questo elemento va ad aggiungersi a tutti gli altri, finendo per formare un quadro di insieme che lascia poco spazio alle incertezze”.

Sul secondo punto, oltre al summenzionato quaderno, disponibile su richiesta anche in versione cartacea, e comunque scaricabile partendo dal link

http://www.aginform.org/quaderni2.html

rimandiamo anche al video prodotto su impulso di Giulietto Chiesa

e alla documentazione, su I punti di consenso sull’11 settembre, ovvero Le prove effettive che contraddicono la versione ufficiale dell’11 settembre, che è stata utilizzata, come si legge in premessa sul sito, “per giustificare le guerre in Afghanistan e in Iraq, che hanno provocato la morte di oltre un milione di persone; per autorizzare torture, tribunali militari e extraordinary renditions; per sospendere le libertà garantite dalla Costituzione americana come l’habeas corpus negli USA e libertà simili in Canada, nel Regno Unito e in altri Paesi”

http://www.consensus911.org/it/i-punti-di-consenso-sull11-settembre/

per leggere il saggio di David Ray Griffin clicca qui: http://www.aginform.org/griffin.pdf