L’esercito russo e le sue tattiche viste dagli specialisti dei Marines USA

un interessante articolo che aiuta a comprendere come le ricostruzioni che vogliono l’esercito russo impreparato alla guerra siano false

di Gianluca Napolitano

da https://novaproject.quora.com

Il testo che segue è una fedele traduzione dell’articolo di cui sopra – i miei commenti sono alla fine

Considerando il fenomeno puramente tattico, l’operazione condotta dalle forze di terra russe in ucraina nel 2022 presenta un quadro sconcertante.

Nel nord dell’Ucraina i gruppi tattici dei battaglioni russi hanno invaso una grande quantità di territorio ma non hanno accennato neppure ad un tentativo di convertire questa occupazione temporanea in una permanente.

In realtà dopo aver speso cinque settimane in quella regione se ne sono andati con la stessa rapidità di quando sono arrivati.

Nel Sud dell’Ucraina una analoga rapidità di movimento ha portato invece a installare guarnigioni, costruire infrastrutture e a procedere alla rapida integrazione amministrativa, culturale e finanziaria con quella della Federazione Russa.

Nell’Est Ucraina invece movimenti rapidi di truppe non se ne sono visti. Invece in questo terzo teatro di guerra si è visto un assalto lento guidato dal lavoro dell’artiglieria pesante su piccole porzioni del territorio per volta.

L’unico modo di interpretare questi diversi approcci è quello di considerare ognuno dei tre fronti maggiori come un campagna militare per conto suo.

Questo però non spiega come mai e per quale motivo la leadership russa abbia deciso di adottare le differenti strategie. Per farlo è necessario scendere nei dettagli.

Raid nel nord Ucraina

Noi Marines abbiamo sempre usato il termine “raid” per indicare una azione in cui a piccola forza si muove rapidamente verso una particolare zona per completare una missione specifica ma limitata come scopo e obbiettivo, per poi immediatamente ritirarsi dopo averla completata.

Per i militari russi invece il termine corrispondente che usano (reyd) ha un significato lievemente differente.

Per loro il tragitto che la truppa deve percorrere per raggiungere la zona della missione non è niente di più che il percorso necessario a raggiungere un particolare punto sulla mappa e non coinvolto negli obbiettivi assegnati.

Questo comporta che quando sono coinvolte molte truppe questi reyd creano un significativo effetto sul teatro generale delle operazioni belliche.

Cioè, mentre le truppe si muovono sulle strade tendono a confondere i comandi nemici, complicare la logistica dell’avversario e provare il governo nemico del controllo economico e legale dei territori che sono in realtà solo di passaggio e niente hanno a che fare con l’obbiettivo del reyd stesso.

Da questo ne consegue che quando ci muoviamo noi (americani NdT) seguiamo piani accuratamente predisposti ed ai quali dobbiamo attenerci con precisione, mentre l’approccio russo è molto più aperto e flessibile, al punto che a seconda dell’evolversi della situazione sul campo le modalità, i tempi e addirittura gli obbiettivi possono cambiare strada facendo, sia per evitare pericoli imprevisti sia per cogliere opportunità inaspettate.

Il termine reyd è apparso per la prima nella dottrina militare zarista di fine ottocento ad opera dei teorici militari che si occupavano di come governare la cavalleria nei conflitti moderno dove prevaleva ormai l’artiglieria da campo.

Durante le guerre napoleoniche il generale Alexander Chernyshev porto le sue truppe inutilmente a girare in cerchio da una posizione all’altra per ben 400 miglia prima di decidersi ad occupare Kassel, dove rimase solo due giorni. Per evitare questo spreco di energie Napoleone ordinò che venisse stabilita una guarnigione permanente a Dresda, di fatto dividendo le forze della Gran Armeè – già di suo in minoranza – e andando così incontro alla disfatta di Leipzig.

Nel 2022 i molti gruppi tattici dei battaglioni russi che penetrarono profondamente all’interno della frontiera nord ucraina provenendo dalla Bielorussia nei primi giorni non fecero nessun tentativo di mettere in atto una occupazione.

Memory di Leipzig i comandanti russi aggirarono tutte le città sul loro cammino e nelle rare occasioni in cui si trovarono in piccoli centri la occupazione raramente è durata più dello stretto necessario per riordinare raggruppare le truppe e ripartire.

Nonostante questa dottrina di guerra russa fosse conosciuta da un secolo, i comandanti ucraini si sono fatti confondere dal comportamento e dai rapidi movimenti delle truppe russe a causa della enorme scala in cui questi reyd si sono presentati, come accade a Chernyshev nel 1813 .

Cioè si sono fatti convinti, al momento, a rimuovere truppe dal grosso dell’esercito ucraino schierato da tempo sul fronte principale nella regione del Donbas per farle accorrere in difesa delle città del nord.

La fulminea occupazione del sud ucraina

In termine di dimensioni, rapidità e distanze coinvolte i reyd condotti dai russi a sud sono gli stessi già visti a nord.

L’unica differenza è la gestione dei territori attraversati.

Laddove le truppe al nord che scendevano da entrambe le rive del Dnepr a Kiev evitavano accuratamente le aree urbane maggiori, nella zona costiera sul Mar d’Azov i russi hanno preso immediatamente possesso delle strutture civili e organizzative di tutti i luoghi attraversati.

In alcuni casi, come dove si operato tramite sbarchi delle truppe di marina, le manovre iniziate sulle rive del mare si sono spinte fino a decine di chilometri nell’interno a prendere grandi città come Melitopol in una manciata di giorni.

In altri, come nel caso di Skadovsk, i russi invece hanno aspettato diverse settimane prima di assediare la città limitandosi ad aggirarla nella loro avanzata, per poi ingaggiare combattimento una volta terminata l’avanzata (e preso il territorio circostante NdT).

Nell’immediato i comandanti russi che si sono presi in carico le città occupate si sono comportati come al nord, lasciando intatta la struttura amministrativa e i vertici ucraini locali e generalmente anche lasciando che a sventolare sui municipi continuasse ad essere la bandiera ucraina.

Una volta completata l’avanzata e consolidato il fronte però le autorità militari hanno iniziato a cedere il controllo ad analoghe strutture amministrative del governo russo, rimosso le bandiere ed iniziato l’integrazione dei territori a Sud nella federazione russa, che fossero reti di cellulari o banche.

Come per la dottrina reyd, il paradigma di campagne che combinano rapide avanzate con occupazioni definitive con trasformazioni politiche è stato parte della formazione militare russa da molto tempo in qua (e non dovrebbe avere confuso i comandi ucraini, che hanno studiato sugli stessi manuali, come invece è accaduto. NdT) [..]

Mentre le formazioni russe consolidavano il controllo sul territorio della regione (di Kherson NdT), contemporaneamente formazioni da combattimento spingevano i reyd fino alla città di Mikolaiev.

Come già accaduto per le tattiche già viste al nord intorno a Kiev anche qui i comandanti ucraini hanno optato per distogliere preziose forze dal fronte del Donbas per ostacolare luna possibile avanzata russa verso Odessa.

Contemporaneamente i reyd russi hanno creato una zona cuscinetto (terra di nessuno) fra le zone sotto controllo russo e quelle ancora in mano agli ucraini.

La Stalingrado ucraina ad Est

Le operazioni nel nord e nel sud dell’ucraina hanno fatto un uso estremamente limitato della artiglieria da campo.

Questo è stato in parte dovuto anche alla logistica perché a causa della avanzata fulminea risultava difficile rifornire di munizioni e razzi l’artiglieria da campo.

L’assenza di bombardamenti in queste campagne, comunque è dovuta principalmente agli obbiettivi che si volevano conseguire più che ai mezzi da impiegare.

Nel nord la riluttanza russa ad usare il pugno duro è originata dalla volontà di non inimicarsi la popolazione locale, che comunque per ragioni etniche e culturali tende a supportare convintamente lo stato ucraino.

Nel sud la scelta di evitare al massimo l’utilizzo dell’artiglieria invece è stata originata dalla volontà di preservare le vite e le proprietà delle comunità locali che percepiscono se stesse quasi totalmente come “russe”.

Questo non è accaduto invece ad Est, nel Donbas vero e proprio, dove l’uso dell’artiglieria pesante è stato talmente intenso da superare per durata ed intensità quello delle due guerre mondiali.

Questo è stato reso possibile sia dalle linee di rifornimento più brevi che dalla straordinaria logistica, ridondante e sicura, messa in campo dai russi, che tuttora permette un costante rifornimento della prima linea.

Qui la tattica russa è stata completamente diversa.

Prima di tutto hanno confinato gli ucraini nelle loro fortificazioni (costruite negli anni scorsi su tutta la linea NdT) costringendo le truppe avversarie a non fare altro che resistere sul posto, senza possibilità di movimento.

Secondariamente, hanno inflitto un gran numero di perdite, fra morti, feriti e inabili al combattimento a causa dello stress traumatico dei continui bombardamenti seminando lo sconforto e lo sconforto a causa del continuo stillicidio di compagni caduti quotidianamente senza nemmeno aver mai visto un nemico in faccia.

Terzo fattore, i bombardamenti pesanti, condotti spesso per intere settimane e senza sosta, senza rifornimenti e senza rinforzi, invariabilmente causano l’abbandono da parte degli ucraini assediati e decimati, quando scendono sotto al numero minimo necessario a resistere in caso di assalto di fanteria.

Possiamo dare una idea della scala dei bombardamenti russi comparando la battaglia di Popasna (che ha causato il crollo del fronte NdT) fra il 18 marzo e il 7 maggio 2022, e quella di Iwo Jima (19 febbraio-26 marzo 1945).

A Iwo Jima il nostro corpo ha combattuto per 5 settimane per annichilare i giapponesi difensori di 8 miglia quadrate di territorio sapientemente trincerato e fortificato.

A Popasna l’artiglieria russa ha bersagliato per otto settimane consecutive un sistema di fortificazioni analogo, costruito fra pendii scoscesi e burroni, prima che i comandanti ucraini decidessero di ritirarsi in massa dalla città.

La cattura di capisaldi tramite l’uso estensivo dell’artiglieria poi contribuisce grandemente alla creazione di quegli accerchiamenti che i russi chiamano “calderoni” (kotly), che contraddistingue la dottrina militare russa, ereditata dalla tradizione militare tedesca degli “Schlachskessel”.

Comunque mentre i tedeschi prevedevano di creare ed eliminare i calderoni e le truppe ivi intrappolate al più presto possibile, i russi a volte agiscono velocemente e di sorpresa e altre volte lentamente e progressivamente (rendendo evidente la manovra NdT).

La vittoriosa battaglia di Stalingrado, nella seconda guerra mondiale, che risultò nella completa sconfitta della Sesta Armata Tedesca (e un milione di uomini fra morti e prigionieri NdT) fece largo uso di entrambi questi tipi di “calderoni”.

La tattica della fanteria russa

Liberi di scegliere che tipo di approccio usare (se calderoni immediati o progressivi NdT) i comandanti russi nel Donbas hanno potuto evitare di dover difendere ogni singolo pezzo di terreno conquistato.

Quindi in caso di resistenza eccessiva o contrattacchi particolarmente violenti si sono spesso ritirati evitando di impegnarsi in feroci combattimenti e lasciando il campo agli avversari.

In questo modo hanno da una parte ridotto i pericoli di perdite fra le proprie truppe e contemporaneamente potuto bombardare il nemico in un momento in cui è privo , anche se temporaneamente, di ogni tipo di riparo.

Per dirla in altri termini, i russi hanno visto questo tipo di “bombardamenti raddoppiati” non solo come un uso di routine ma come una modalità di combattimento vera e propria in grado di attrarre il nemico dove gli si possono infliggere altre perdite anche se al prezzo di un cospicuo consumo di munizioni.

(in altre parole le ritirate russe sono spesso solo delle trappole mortali per gli ucraini NdT)

Conclusioni

I russi hanno dimostrato di essere capaci di mettere in campo e coordinare movimenti e rifornimenti di un enorme numero di unità di artiglieria tradizionale, di rendere sicuri e affidabili le reti di approvvigionamento e di avere accumulato per tempo i giusti quantitativi di munizioni necessari a sostenere una lunga serie di pesanti bombardamenti.

Il ritardo apparente nel portare un attacco alle posizioni fortificate (sulla linea di contatto NdT) ha avuto lo scopo di dare il tempo alle forze aerospaziali russe di condurre attacchi missilistici a lungo raggio mirati ai nodi ferroviari cruciali al nord-ovest e al centro del paese, per rendere difficili gli spostamenti di materiali verso il fronte.

L’evidente contrasto nel modo di operare delle forze russe in Ucraina rinforza il messaggio originale che la propaganda russa ha sostenuto fin dal primo giorno, ovvero che la “operazione speciale” aveva tre obbiettivi:

  1. * proteggere le due autoproclamate repubbliche filo-russe
  2. * demilitarizzare l’Ucraina rendendola di fatto neutrale
  3. * denazificare il paese rimuovendo gli elementi ultranazionalisti da ogni dove

Tutti questi tre obbiettivi richiedono di infliggere enormi perdite nelle formazioni ucraine che si oppongono ai russi, e in questo non c’è niente di nuovo o che non si sapesse.

Comunque sta il fatto che, vecchio o nuovo, questo modo di operare è stato portato avanti in un modo che dimostra il profondo rispetto per tutti e tre i regni in cui si fanno le guerre (la perfetta conoscenza della teoria militare attuale NdT).

Cioè,(abbiamo visto che NdT) i russi raramente dimenticano che oltre ad essere una lotta fisica, la guerra è contemporaneamente una sfida intellettuale e uno scontro morale.

L’invasione dell’Ucraina può rappresentare l’inizio di una nuova guerra fredda, una “lunga lotta crepuscolare” simile a quella che finì con il collasso dell’Unione Sovietica oltre trenta anni fa.

Se questo è quello che ci aspetta, dovremo fronteggiare un avversario che oltre ad avvalersi del meglio della tradizione militare sovietica ha saputo liberarsi sia dalla brutalità inerente l’eredità leninista sia dai paraocchi imposti dal marxismo.

Quello che è ancora peggio è che potremmo doverci trovare a combattere dei discepoli di John R. Boyd (cioè gente che ha studiato le stesse cose che si insegnano nelle accademie militari USA NdT).


Questo testo – che non può certo essere tacciato di propaganda – nella sua linearità militare, credo che possa finalmente mettere una parola fine a tutte el polemiche nate qui su Quora in merito alle disparate opinioni sul comportamento russo.

Al momento non entro nei dettagli in attesa di finire la traduzione, ma poi sarà l’occasione per il sottoscritto di levarsi numerosi sassolini dalle scarpe nei confronti dei parecchi furbacchioni che nei mesi scorsi hanno detto di tutto.

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