Le dinamiche geostrategiche e di guerra dell’informazione della provocazione della “piattaforma criminale” ucraina

di Andrew Korybko

da http://oneworld.press/

Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Una combinazione di 45 entità nazionali e organizzative parteciperà lunedì (oggi, ndt) all’evento inaugurale dell’Ucraina “Piattaforma Crimea”. I presidenti delle Repubbliche baltiche, il Consiglio europeo, la Finlandia, l’Ungheria, la Moldavia, la Polonia, la Slovacchia e la Slovenia hanno intenzione di partecipare, così come i primi ministri di Croazia, Georgia, Romania e Svezia. La convocazione di Kiev è destinata a funzionare come una forma permanente di pressione multilaterale su Mosca, secondo il ministero degli Esteri polacco. Anche se è incapace di invertire la riunificazione democratica della Crimea con la Russia, questa provocazione merita comunque di essere analizzata più a fondo, in particolare per quanto riguarda le sue dinamiche geostrategiche e infowar interconnesse.

In superficie, la “Piattaforma Crimea” è tutta incentrata sulla promozione dell’interpretazione di Kiev degli eventi della primavera 2014, in particolare nel ricordare alla comunità internazionale la sua posizione che la riunificazione della Crimea con la Russia è stata presumibilmente una “annessione antidemocratica e fatta con la forza”. Il ministro degli Esteri russo Lavrov è preoccupato che i partecipanti “continuino a favorire gli atteggiamenti neonazisti e razzisti delle attuali autorità ucraine”, il che aggiunge una dimensione più profonda alle dinamiche di infowar dell’evento. È il caso dell’Ucraina dopo che questa ha sfacciatamente abbracciato questi punti di vista come sua ideologia non ufficiale per contrapporsi alla società multiculturale russa che Kiev considera come una minaccia alla legittimità della sua leadership dopo la rivoluzione colorata.

Chiaramente mentre la “Piattaforma Crimea” potrebbe retoricamente sposare i cosiddetti “valori occidentali” e quant’altro, in realtà promuoverà lo stesso etno-fascismo che l’Occidente afferma in modo poco convincente di combattere, ma che in realtà sta armando come una forma di guerra ibrida contro gli interessi di sicurezza regionale della Russia. Questo rende la “Piattaforma Crimea” un evento più pericoloso di quanto alcuni osservatori possano aver capito a prima vista. Inoltre, va sottolineato che il presidente Zelensky ha intenzione di esaltare la presunta discriminazione della Russia contro la comunità tatara musulmana della Crimea, che può essere considerato un tentativo di replicare il modello di pressione degli uiguri, sostenendo che una grande potenza (in questo caso la Russia invece della Cina) sta abusando dei musulmani.

Lo scopo è quello di complicare il “Umma Pivot” della Russia degli ultimi anni, dopo che la grande potenza eurasiatica ha ampliato completamente le sue relazioni con i paesi a maggioranza musulmana. Proprio come la Cina conta su questi paesi come partner cruciali nella sua Belt & Road Initiative (BRI), così anche la Russia conta su di loro in senso di sicurezza quando si tratta di proteggere il suo relativamente vulnerabile fianco meridionale dalle minacce terroristiche. Vale la pena notare che la Turchia parteciperà anche alla “Piattaforma Crimea” e ha sempre sostenuto la posizione dell’Ucraina nei confronti della Crimea, come parte della sua cosiddetta politica “neo-ottomana” (NO) di ripristinare gradualmente la sua influenza sul suo ex dominio imperiale, anche nella penisola russa recentemente riunificata

Questo aggiunge una dimensione geostrategica alla dinamica dell’infowar di cui sopra, poiché la Russia e la Turchia sono attivamente coinvolte in una “competizione amichevole” in tutte le loro “sfere di influenza” a volte sovrapposte. Di particolare importanza sono gli impegni militari della Turchia con gli stati del “Triangolo di Lublino”: Lituania, Polonia e Ucraina, gli ultimi due dei quali hanno recentemente raggiunto accordi per acquistare i suoi droni armati. Il “Triangolo di Lublino” forma il nucleo della “Iniziativa dei tre mari” (3SI) guidata dalla Polonia, che mira a ripristinare la storica egemonia di Varsavia su ampie zone dell’Europa orientale. La 3SI e il NO stanno già convergendo in Ucraina e in particolare sulla Crimea, il che rende la “Piattaforma Crimea” particolarmente pericolosa in senso geostrategico.

La tendenza emergente è quindi che l’Ucraina sta usando la guerra dell’informazione per accelerare l’unificazione di questi due blocchi anti-russi in modo da “contenere” più efficacemente l’influenza russa nella regione, soprattutto nel caso in cui in futuro gli Stati Uniti raggiungano un “patto di non aggressione” con la Russia per liberare alcune forze da ridispiegare nell’Asia-Pacifico, al fine di “contenere” la Cina. Per semplificare, questa è la manifestazione pratica dello stratagemma “Lead From Behind” degli Stati Uniti di esternalizzare gli obiettivi strategici regionali a soggetti condivisi come la Polonia e la Turchia in questo caso, facendo appello ai loro rispettivi interessi egemonici attraverso la “Piattaforma Crimea” dell’Ucraina.

L’abbandono parziale della Polonia e dell’Ucraina da parte degli Stati Uniti nell’ultimo anno, controintuitivamente avanza questo obiettivo, incentivandoli a fare di più da soli, al fine di promuovere i loro interessi comuni in questo senso, per paura di non poter più contare completamente sull’America per fare il cosiddetto “lavoro pesante” per loro. Gli Stati Uniti li stanno politicamente autorizzando a prendere l’iniziativa approvando la “Piattaforma Crimea” dopo aver inviato alcuni delegati di alto livello a partecipare a questo evento. Ora tocca all’Ucraina, alla Polonia e alla Turchia portare tutto al livello successivo, se hanno la volontà politica di farlo, cosa che tutti e tre hanno, anche se i loro piani potrebbero non avere pieno successo.

La risposta della Russia a questa provocazione potrebbe essere quella di esplorare un “patto di non aggressione” con la Polonia nelle loro terre di confine condivise con Bielorussia e Ucraina in parallelo con una gestione più efficace della sua “competizione amichevole” con la Turchia. Questo potrebbe essere fatto facendo appello al desiderio pragmatico della Polonia di concentrarsi maggiormente sulla difesa dalla guerra ibrida congiunta USA-tedesca contro la sua leadership conservatrice-nazionalista, cosa che può fare solo congelando la sua accesa competizione con la Russia e liberando così i suoi servizi di sicurezza per concentrarsi invece su questioni interne più pressanti. Per quanto riguarda l’affrontare il dilemma turco, questo potrebbe essere fatto fondando congiuntamente una piattaforma per i loro governi per regolare tutte le interazioni tra il “mondo russo” e il “mondo turco”.

Detto questo queste proposte richiedono due persone per ballare il tango, per così dire, e potrebbero non portare a nulla se la Polonia e la Turchia non sono interessate. Tuttavia, sarebbe ancora saggio avvicinarli, anche se solo informalmente, per valutare il loro interesse in queste idee. Il loro possibile rifiuto di esplorare la fattibilità di queste proposte parlerebbe delle loro intenzioni ostili e manderebbe il segnale alla Russia che deve difendere più assertivamente i suoi interessi in queste “sfere di influenza” parzialmente sovrapposte, che in questo caso convergono tutte sull’Ucraina, anche facendo leva sul suo seggio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Lungi dal portare alla stabilità dell’Ucraina come Kiev spera che faccia, la “Piattaforma Crimea” potrebbe quindi destabilizzare il paese rendendolo ancora più oggetto di competizione strategica.