
di Marco Pondrelli
Dopo la pubblicazione del nostro appello in vista delle elezioni del 25 settembre avevamo deciso di sospendere le pubblicazioni fino a domani 22 agosto. L’attentato compiuto questa notte a Mosca impone però una netta e immediata presa di posizione.
La macchina su cui viaggiava la figlia di Alexander Dugin, Darya, è esplosa causando la morte della giovane intellettuale e giornalista russa. Dalle prime ricostruzioni sembra comprovato che si sia in presenza di un attentato terrorista, nella macchina doveva esserci lo stesso Dugin che all’ultimo momento ha deciso di viaggiare su un altro mezzo. Sembra che fosse lui il vero bersaglio dell’azione terrorista.
Subito l’informazione ha definito Dugin come ‘l’ideologo di Putin’, questa non è una novità. Personalmente ricordo di avere sentito Antonio Caprarica definirlo in questi termini. Il suddetto giornalista ha una grande ed approfondita conoscenza del guardaroba regale, avendo dissertato sui telegiornali italiani dei cappellini della regina dell’Inghilterra tema sul quale non ci sentiremmo mai di contraddirlo, invece sulle questioni russe consigliamo un’approfondimento che gioverebbe sia a lui che a tutta l’informazione italiana.
La politica russa dalla fine degli anni ’90 ha visto un riavvicinamento alla Cina, tentando di rafforzare il ruolo della Russia come potenza euroasiatica. Dugin è sempre stato un fautore di queste politiche ma alla base delle sue idee continua a porre una vista antimoderna della politica e della società, criticando non solo l’ìOccidente ma anche l’illuminismo, tanto da arrivare ad affermare in un libro intervista con Alain De Bonoist che ‘le società tradizionali, che considero più armoniose, riconoscevano apertamente le gerarchie, le caste o gli «stati» (Stände). Esse ammettevano esplicitamente la disuguaglianza fisica e spirituale dell’uomo’.
Che alla base dell’attuale politica russa vi siano queste idee è sbagliato. Come ha prontamente scritto Andrew Korybko secondo la narrazione di guerra costruita nell’ultimo mezzo decennio ‘le opere del filosofo avrebbero convinto il leader russo a ripristinare l’influenza dell’ex superpotenza sui Paesi che costituivano l’Unione Sovietica. La realtà, tuttavia, è che questa tendenza geostrategica è stata il risultato naturale della graduale ripresa della Grande Potenza dal crollo post-sovietico e della difesa più sicura delle sue linee rosse di sicurezza nazionale in Eurasia’. Personalmente continuo a ritenere Evgenij Primakov il vero ideologo dell’attuale strategia russa, avendo l’ex Primo Ministro speso tutta la sua vita per rafforzare i rapporti asiatici della russa.
Il punto però non è stabilire il ruolo di Dugin dentro l’apparato governativo russo, il punto è capire il cambio della strategia ucraina ed occidentale. L’Occidente arriva a sostenere il terrorismo sul territorio russo, questo è un cambio di strategia. L’Ucraina vaneggia da mesi di una controffensiva grazie a un milione di soldati che ricordano sempre più gli 8 milioni di baionette di mussoliniana memoria. La realtà è che a differenza di quello che la propaganda occidentale diceva all’inizio del conflitto non vi è alcuna resistenza popolare, anzi l’esercito deve andare nelle local1ità di villeggiatura per obbligare i giovani ucraini a partire per il fronte. La cosiddetta controffensiva ucraina consiste nel lancio di ordigni sui civili e su atti di sabotaggio compiuti in Crimea, questo perché oramai non è più realistica la riconquista del territorio perso. L’attentato di questa notte a Mosca e un altro episodio di questa guerra terrorista, portata avanti da Kiev e dall’Occidente.
Il terrorismo fa male alla popolazione civile, basti pensare al terrorismo di matrice wahhabita, ma difficilmente cambia i rapporti di forza sul terreno. A breve la Russia interromperà, se pur brevemente, l’erogazione di gas attraverso il North Stream. Non sappiamo ancora se questa interruzione, formalmente giustificata con lavori di manutenzione, prefigurerà una chiusura autunnale, se così fosse occorre dare delle risposte. Queste risposte non devono essere date a Putin ma al popolo italiano, che in questo scenario si ritroverebbe non solo al freddo ma anche con aziende e fabbriche chiuse, con milioni di nuovi disoccupati e milioni di poveri. L’ex Ministro Clò recentemente in un intervista su ‘il fatto’ ha spiegato come l’ottimismo del Ministro Cingolani sia del tutto fuori posto. Se la politica italiana pensa di rispondere a questi problemi come chiede il Pd, ovverosia fissando un tetto sul prezzo del gas, non ha capito nulla. Prima della crisi del 1992 Agnelli disse che il problema non era il costo del lavoro ma il lavoro stesso, oggi possiamo dire che il problema non è il prezzo del gas ma il gas.
Se la situazione è questa il terrorismo non è una soluzione.
L’Italia ed il resto dei paesi europei devono capire che la politica russa può avere solo due risposte. La prima è il conflitto, se Putin è il nuovo Hitler non si può continuare a fare combattere gli ucraini, occorre come contro la Germania nazista costruire una coalizione mondiale, occorre un intervento diretto contro la Russia anche a costo di un’escalation nucleare. Pensiamo che questa prima soluzione sia folle e suicida e continuano a propendere per la seconda strada, quella diplomatica. I paesi europei devono ritrovare la propria sovranità e, anche contro il volere di Washington, devono riaprire un tavolo di confronto con Mosca. I punti di confronto possono essere: il riconoscimento della Crimea come parte integrante della Russia, un referendum in cui le repubbliche popolari possano autodeterminare il loro futuro ed un Ucraina neutrale, parte integrante dell’Unione europea ma fuori dalla Nato. Questa è l’unica strada percorribile per evitare che l’Europa, con grande piacere degli Stati Uniti, sia risucchiata nella guerra. Sarebbe una grande prova di responsabilità, una risposta forte a chi vuole il male dei popoli europei. Forse sarebbe ora che la campagna elettorale italiana anziché concentrarsi sugli hacker russi e cinesi parlasse dei veri problemi degli italiani.
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