
di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
Il Ministro saudita dell’Economia e della Pianificazione Faisal Al-Ibrahim ha dichiarato al World Economic Forum, durante il vertice di Davos del mese scorso, che “siamo stati invitati nei BRICS, in modo simile a come in passato siamo stati invitati a molte altre piattaforme multilaterali. Valutiamo molti aspetti diversi prima di prendere una decisione e in questo momento siamo nel bel mezzo di questa fase”. Anche l’Arabia Saudita ha buone ragioni per tergiversare sull’adesione formale ai BRICS, per i motivi che ora verranno spiegati.
Nel gennaio 2024, quando il Paese ha rivelato per la prima volta di non aver ancora accettato l’invito ufficiale a far parte del gruppo, è stato detto che ciò “è dovuto alle percezioni occidentali su questa associazione, al coinvolgimento dell’Iran nella crisi del Mar Rosso e alle pressioni israelo-statunitensi”, il che è ancora vero. Per quanto riguarda il primo punto, l’Arabia Saudita probabilmente si sentirebbe a disagio se il suo nome venisse incluso nell’agenda che dipinge i BRICS come un’alleanza anti-occidentale.
Il Regno era solidamente schierato con l’Occidente, ma negli ultimi anni ha preso spunto dall’India per riallinearsi con quella che la Russia chiama la Maggioranza Mondiale. Questa grande ricalibrazione strategica è dovuta al principe ereditario e primo ministro saudita Mohammed Bin Salman (MBS), il cui carattere e la cui visione sono stati elogiati da Putin alla fine del 2022, cosa che è stata analizzata qui all’epoca. MBS comprensibilmente non vuole alimentare la falsa percezione di un allontanamento dall’Occidente.
Anche il secondo motivo, relativo al coinvolgimento dell’Iran nella Crisi del Mar Rosso, è ancora attuale, poiché l’Arabia Saudita non vuole aderire formalmente a un’organizzazione di cui fa parte anche il suo rivale storico, anche in virtù del sostegno che quest’ultimo ha dato ai nemici Houthi. Inoltre, l’Iran sostiene anche Hamas, il cui attacco del 7 ottobre ha bruscamente ritardato i lavori del Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), che avrebbe dovuto fare dell’Arabia Saudita un nodo chiave del commercio euro-asiatico.
L’ultima ragione si basa su quelle già citate e comprende le pressioni congiunte degli investitori israelo-americani dell’IMEC, che non volevano che l’Arabia Saudita si unisse a un gruppo di cui ora fa parte anche l’Iran, mentre infuriavano le guerre in Asia occidentale tra Israele e l’Asse della Resistenza guidato dall’Iran. Anche se le due guerre principali a Gaza e in Libano sono ufficialmente terminate, nessuna delle due vedrebbe di buon occhio l’ingresso formale dell’Arabia Saudita nei BRICS, che potrebbe mettere in pericolo i suoi legami con entrambe.
MBS vuole rilanciare l’IMEC il prima possibile, poiché dovrebbe essere parte integrante del suo grande piano strategico “Vision 2030” (la cui data di scadenza sarà probabilmente posticipata a causa di tutto ciò che è accaduto dal suo annuncio nel 2016) per rivoluzionare i sistemi socio-economici del Paese. Ciò non è possibile senza un ampio coinvolgimento degli Stati Uniti e senza la cooperazione di Israele, che richiede il riconoscimento formale dello Stato ebraico da parte dei Sauditi, il che potrebbe spiegare le concessioni di Bibi su Gaza.
Sfidarli apertamente, aderendo formalmente allo stesso gruppo di cui fa già parteil loro comune nemico iraniano, e farlo subito dopo il ritorno al potere di Trump, tra le voci di una sua intenzione di reimporre la politica di “massima pressione” contro la Repubblica Islamica, potrebbe portare entrambi ad abbandonare l’IMEC. Gli Stati Uniti e Israele offrono all’Arabia Saudita benefici economici e finanziari tangibili, mentre i BRICS non hanno ancora fornito ai suoi membri alcunché, come spiegato qui dopo l’ultimo vertice di Kazan.
Inoltre, Trump ha la falsa impressione (sfatata dal Ministro degli Affari Esteri indiano, Dr. Subrahmanyam Jaishankar) che i BRICS siano focalizzati sulla de-dollarizzazione e vogliano creare una nuova valuta in grado di competere con il dollaro, per cui reagirebbe prevedibilmente in modo eccessivo se l’Arabia Saudita decidesse di aderire formalmente ora. Ciò potrebbe compromettere gli ambiziosi piani IMEC di MBS, che sono uno dei fulcri del suo grande piano strategico “Vision 2030”, per cui è restio a rischiare tali conseguenze.
Ha quindi perfettamente senso che l’Arabia Saudita stia esitando ad aderire formalmente ai BRICS, dal momento che attualmente gode di tutti i vantaggi della condivisione delle conoscenze e delle reti d’élite derivanti dalla sua partecipazione parziale, senza alcun rischio politico o economico insito nell’essere un membro a pieno titolo. MBS può quindi mantenere l’attento multiallineamento del suo Regno tra l’Occidente (che in questa formulazione include Israele) e la Maggioranza Mondiale ritardando indefinitamente una decisione in merito.
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