di Giulio Chinappi
da https://giuliochinappi.wordpress.com
Levica, il partito della sinistra radicale, ha avuto un ruolo fondamentale nel riconoscimento della Palestina da parte della Slovenia e in altre politiche portate avanti dal governo di Lubiana.
Da poco più di due anni, il governo sloveno è guidato dal primo ministro Robert Golob, a capo di una coalizione di tre partiti di centro-sinistra nata in seguito alle elezioni dell’aprile del 2022. Nella coalizione di governo troviamo infatti il partito ecologista dello stesso Golob, il Movimento Libertà (Gibanje Svoboda, GS) e i Socialdemocratici (Socialni demokrati, SD), ma anche la sinistra radicale di Levica (letteralmente “Sinistra”), che, nonostante disponga di solamente cinque seggi, è riuscita a ritagliarsi un ruolo politico importante in questi due anni.
Luka Mesec, leader di Levica, ha ottenuto infatti il portafoglio del Ministero del Lavoro, della Famiglia, degli Affari sociali e delle Pari opportunità, che gli ha permesso di portare avanti alcune delle battaglie storiche del suo partito. La formazione della sinistra radicale ha poi ottenuto anche altri due incarichi, quello del Ministero della Cultura, guidato da Asta Vrečko, e quello del neonato Ministero del Futuro Solidale, affidato a Simon Maljevac.
Le recenti elezioni europee hanno in parte ridimensionato le formazioni che compongono l’attuale esecutivo, vista la vittoria di una forza di opposizione, il Partito Democratico Sloveno (Slovenska demokratska stranka, SDS), di ispirazione conservatrice, che ha ottenuto il 30,61% delle preferenze, eleggendo quattro eurodeputati. Il Movimento Libertà di Golob ha invece eletto due deputati con il 22,13% delle preferenze, mentre i Socialdemocratici si sono accontentati di un solo scranno. Levica, dal canto suo, ha ottenuto il 4,18% dei consensi, ma non è riuscita ad eleggere nessun eurodeputato, poiché la Slovenia dispone di soli nove seggi al parlamento di Bruxelles.
Asta Vrečko ha commentato questi risultati affermando che molti elettori avrebbero ceduto alla logica del “voto utile”, ma allo stesso tempo ha notato che il sostegno popolare per Levica resta stabile. “Abbiamo apportato importanti cambiamenti al governo nei settori della politica abitativa, della pensione, dei diritti dei lavoratori, della salute pubblica, della transizione verde e della politica pacifista, non ultimo il riconoscimento della Palestina, ma abbiamo ancora molto lavoro da fare“, ha affermato l’esponente della sinistra slovena.
In effetti, la battaglia per il riconoscimento della Palestina da parte del governo di Lubiana ha rappresentato una delle principali vittorie di Levica in materia di politica estera. “Questo è un momento storico con cui la Slovenia si è dimostrata una democrazia matura, che vuole contribuire attivamente alla ricerca della pace e non chiude gli occhi sulle atrocità commesse contro il popolo palestinese“, ha affermato la stessa Asta Vrečko in occasione del riconoscimento della Palestina come Stato indipendente. “Levica richiama l’attenzione sull’apartheid, l’oppressione e ora anche il genocidio contro il popolo palestinese da dieci anni“, ha ricordato ancora il ministro della Cultura, lieta del fatto che le altre forze facenti parte del governo abbiano deciso di appoggiare la proposta di riconoscimento formulata dal suo partito.
Il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte della Slovenia, ratificato dal parlamento lo scorso 4 giugno, è arrivato poco dopo che Norvegia, Spagna e Irlanda avevano fatto altrettanto, aumentando il numero di Paesi europei che respingono la politica sionista di annessione da parte di Israele. Poco dopo, in data 21 giugno, anche l’Armenia ha deciso di riconoscere la Palestina, portando a 145 il numero di Paesi membri dell’ONU che intrattengono relazioni diplomatiche ufficiali con lo Stato palestinese. Ricordiamo anche che, in qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la Slovenia aveva precedentemente votato a favore di una bozza di risoluzione per concedere allo Stato di Palestina la piena adesione all’ONU.
La coalizione di governo ha anche ottenuto un’altra significativa vittoria in occasione dei quattro quesiti referendari sottoposti agli elettori lo scorso 9 giugno, in concomitanza con le elezioni europee. Nonostante la bassa affluenza alle urne, di poco superiore al 41% degli aventi diritto, le quattro proposte del governo sono state approvate dalla maggioranza dei votanti, in particolare quella – molto criticata dall’opposizione – per legalizzare l’eutanasia, approvata dal 54,58%. Gli elettori sloveni hanno votato anche per la legalizzazione della cannabis per fini medici (66,71%) e per uso personale (51,57%), mentre una schiacciante maggioranza del 70,89% si è espressa a favore di una riforma elettorale che eliminerà le liste bloccate, dando agli elettori il potere di determinare i nomi dei deputati.
Sebbene il referendum in Slovenia venga considerato come un mezzo consultivo, e dunque non vincolante, ci sono forti possibilità che il governo decida di utilizzarne l’esito per legittimare le proprie politiche, e che quindi tutte le quattro riforme proposte vengano realizzate a breve termine.
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