
di Andrew Korybko
da https://korybko.substack.com
Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it
La nuova “distensione” avviata tra Russia e Stati Uniti non ha portato a un cessate il fuoco durante l’ultima telefonata tra Putin e Trump, il che significa che la fase calda del conflitto ucraino continua, anche se è stata proposta la cessazione degli attacchi alle infrastrutture energetiche, a condizione che Kiev sia d’accordo. Al momento, la Russia è sul punto di spingere completamente le forze ucraine fuori dalla regione russa di Kursk e nella regione ucraina di Sumy, mentre sul fronte sud-occidentale del Donbass le truppe russe si sono avvicinate alle porte della regione di Dnepropetrovsk.
Putin dovrà presto affrontare la fatidica scelta se mantenere la campagna terrestre russa limitata a quelle quattro ex regioni ucraine che hanno votato per unirsi alla Russia nel referendum del settembre 2022 o espanderla per includere le regioni di Sumy, Dniepropetrovsk e/o (ancora una volta) Kharkov. Il secondo scenario è interessante perché potrebbe consentire alla Russia di aggirare le difese di prima linea nel Donbass e/o a Zaporozhye e quindi avanzare verso il suo obiettivo di conquistare completamente tutte le regioni che rivendica.
Il precedente per farlo risiede nell’ultima avanzata di maggio a Kharkov, che mirava a ottenere nel Donbass ciò che la suddetta avanzata di Dniepropetrovsk poteva ottenere a Zaporozhye, ma si è rapidamente arenata e non ha raggiunto l’obiettivo prefissato. Le condizioni del campo di battaglia sono cambiate molto da allora, quindi forse anche un’offensiva nella regione di Sumy, che è molto più lontana dai territori contesi, potrebbe avere la possibilità di innescare un effetto domino se solo avesse un successo relativamente maggiore.
Lo stesso vale se la Russia avanzasse contemporaneamente in tutte e tre le regioni (Sumy, Kharkov e Dniepropetrovsk), ma così facendo, o anche solo avanzando in modo significativo in una di esse, si rischia di far erroneamente pensare a Trump che Putin stia solo guadagnando tempo con i loro colloqui e non sia sincero riguardo alla pace. Questa percezione potrebbe quindi provocare una reazione eccessiva che potrebbe portarlo ad applicare rigorosamente sanzioni secondarie sull’energia russa al fine di infliggere un duro colpo finanziario al Cremlino e/o a fare di tutto per armare l’Ucraina.
Tuttavia, gli “estremisti duri” potrebbero ancora cercare di persuadere Putin a rischiare, presumendo che Trump stia bluffando sull’escalation per la de-escalation se i loro colloqui fallissero, ma sarà difficile da realizzare poiché Putin è pragmatico e quindi contrario a correre grandi rischi. Detto questo, potrebbero convincerlo ad agire in modo più audace del solito, sostenendo che ulteriori guadagni sul campo potrebbero essere ciò che alla fine è necessario per costringere l’Ucraina alla pace alle condizioni della Russia, dopo di che potrà ritirarsi dalle altre regioni.
A parte il motivo di cui sopra, questa sequenza di eventi si basa anche sul fatto che Putin si aspetta che gli europei sfidino Trump continuando a riempire l’Ucraina di armi anche se gli Stati Uniti le dovessero nuovamente bloccare, il che trasformerebbe qualsiasi cessate il fuoco in un’opportunità per Kiev di riarmarsi a svantaggio della Russia. Di conseguenza, l’unica risorsa realistica della Russia potrebbe essere quella di espandere la sua campagna di terra nelle regioni di Sumy, Dniepropetrovsk e/o Kharkov per continuare a smilitarizzare l’Ucraina.
In questo modo, si avanzerebbe verso l’obiettivo proposto di creare una regione smilitarizzata “Trans-Dnieper” a est del fiume e a nord dei territori che la Russia rivendica come propri, come elaborato in questa sede. Tutto ciò che porta a questo scenario dà per scontato che Trump non avvierà l’escalation allo scopo di ridurla, o che ciò non ostacolerà le campagne terrestri estese della Russia e che neanche gli europei interverranno convenzionalmente. Niente di tutto ciò può essere dato per scontato, quindi è un rischio enorme.
Per questo motivo, Putin potrebbe continuare a giocare sul sicuro per ora, limitando la campagna terrestre della Russia alle quattro ex regioni ucraine che Mosca rivendica come proprie, forse autorizzando avanzate su piccola scala nelle regioni adiacenti, caso per caso. Queste potrebbero essere approvate per inseguire il ridispiegamento dei soldati ucraini verso le loro prossime fortificazioni difensive nelle regioni di Sumy, Dniepropetrovsk e/o Kharkov, al fine di aumentare il vantaggio della Russia, ma senza assediare seriamente quelle aree per il momento.
Lo scopo potrebbe essere quello di segnalare il dominio della Russia nell’escalation terrestre, in modo che Trump faccia del suo meglio per costringere l’Ucraina a fare concessioni per evitare un’escalation più ampia che altrimenti sarebbe costretto a fare per “salvare la faccia” se la Russia dovesse ottenere una svolta e avanzare a tutta velocità verso ovest. Questo tipo di “gesto di buona volontà” sarebbe diverso dai precedenti, nel senso che la Russia continuerebbe ad avanzare mentre negozia invece di ritirarsi per concludere un accordo.
Tuttavia la Russia in questo caso eserciterebbe autocontrollo non sfruttando appieno il suo vantaggio, poiché ciò provocherebbe una reazione eccessiva da parte degli Stati Uniti che complicherebbe pericolosamente il processo di pace. Finché le intenzioni della Russia saranno comunicate in anticipo agli Stati Uniti, qualsiasi escalation rimarrà gestibile. Questo approccio comporterebbe comunque alcuni rischi, ma il cauto Putin potrebbe sentirsi abbastanza a suo agio per concludere che i potenziali vantaggi valgono la pena.
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