La Russia di Putin

di Roberto Gabriele

La vicenda della Wagner ha messo in luce nuovamente le questioni che da tempo sono sul tappeto riguardo al futuro della Russia di Putin. A suo tempo, quando iniziò l’operazione militare speciale in Ucraina, qualcuno ci ricordava che la Russia non è l’URSS, per dire che in fondo l’aggressione andava vista come una faccenda tra imperialismi e le dinamiche erano diverse da quelle della seconda guerra mondiale.

Ebbene, sullo specifico ci siamo preoccupati dal febbraio 2022 di mettere in evidenza le ragioni per cui la Russia è andata a vedere le carte rispetto alla strategia di accerchiamento americana e NATO. E questa è risultata una scelta obiettivamente necessaria per le conseguenze che la strategia imperialista occidentale comportava non solo sulla situazione interna russa, ma anche negli equilibri internazionali. Difatti Putin dichiarava in più occasioni che bisognava rompere la logica del governo unipolare americano nel mondo e arrivare a un governo multipolare delle relazioni internazionali e l’Ucraina diventava un inevitabile banco di prova.

Ora però che la guerra è in corso, di fronte a fatti come quello della marcia verso Mosca della Wagner, si tratta di capire in che direzione si va sviluppando la situazione in Russia, come il suo governo riesce a far fronte alla guerra e in che modo si può delineare il futuro del paese rispetto alle scelte compiute.

Partiamo dunque dalla constatazione che la Russia non è l’Unione Sovietica. Constatazione ovvia, ma bisogna spiegare anche tutto il resto e in particolare due cose: perchè l’occidente ha spinto l’Ucraina alla guerra e perchè di conseguenza Putin ha deciso di correre il rischio che l’intervento militare avrebbe comportato. Perchè in sostanza l’occidente imperialista ha costretto la Russia alla guerra e l’ha considerata come nemico alla stregua dell’Unione Sovietica? Ricordiamo che alla vigilia dell’intervento, a fronte dell’iniziativa NATO di portare fino in fondo la sua strategia di accerchiamento includendo anche l’Ucraina nel progetto, c’era stata l’esplicita richiesta del governo russo di mettere sul tappeto la questione della sicurezza del paese e solo la mancanza di una risposta ha spinto Putin ad agire. L’obiettivo per americani ed europei era e rimane in realtà quello di impedire che la Russia possa esercitare un ruolo importante in Europa e negli equilibri internazionali e bisognava quindi riportare le cose sotto l’egemonia americana come all’epoca di Eltsin, anche con una guerra magari per interposta persona. E impedire così che lo spettro di una nuova URSS potesse aleggiare ancora.

Di fronte all’aggressione tedesca nel 1941 la risposta dell’URSS fu la guerra patriottica che coinvolse tutti i popoli sovietici in uno scontro totale per la sopravvivenza. Quella guerra come sappiamo fu vinta con uno sforzo eroico che solo un paese rivoluzionario poteva produrre in quelle circostanze.

Nel caso dell’Ucraina la decisione di rispondere agli avvenimenti del Donbass, allo sviluppo di un fascismo organizzato militarmente ai confini, al progetto di fare del paese un avamposto militare del blocco USA-NATO ha assunto un carattere differente e non a caso ha preso la denominazione di operazione militare speciale, cioè non un impegno di guerra totale, ma un’azione mirata a bloccare un processo in corso che minacciava di diventare qualcosa di molto diverso e metteva in discussione la stessa sicurezza della Russia.

E’ ovvio che nel momento in cui l’esercito russo è entrato in azione si sono poste una serie di questioni sul terreno militare e politico. Sul terreno strettamente militare si sono evidenziate due necessità, tenere unito il fronte interno e misurare la portata delle azioni militari in rapporto all’obiettivo. Certamente non tutto poteva essere definito in partenza e bisognava andare alle verifiche sul campo. Quella del fronte interno, dopo qualche conato del pacifismo filoccidentale, ha messo in evidenza una sostanziale compattezza della società russa attorno alle scelte del governo anche se la drammaticità degli avvenimenti e dei morti in battaglia non poteva che lasciare dei segni.

Anche rispetto alle operazioni militari si è capito, con l’operazione militare speciale, che andava fatta una verifica sull’efficienza e la tenuta dell’esercito russo e non tutto era scontato. Incertezze tattiche come quelle su Kiev, Kherson e Kharkiv hanno evidenziato che la strategia russa sul terreno non era consolidata e soprattutto di fronte a un intervento sempre più massiccio di americani e NATO bisognava adeguare le forze e la strategia. Questo comportava anche organizzare una difesa all’altezza della sfida, che non veniva dall’Ucraina, ma dalla NATO. In questo contesto la brigata Wagner non poteva più svolgere quella funzione di punta che si era vista in particolare a Bakhmut-Artemovsk. Era l’intero esercito che doveva dimostrare la sua tenuta di fronte a quella che viene chiamata ‘controffensiva ucraina’ e questo passaggio coinvolgeva necessariamente il ruolo di Putin e del governo russo, del suo ministro della difesa e del capo di stato maggiore dell’esercito. Un banco di prova della tenuta del blocco di potere che sta attorno al presidente russo.

I fatti ci dicono che l’incidente Wagner è stato superato con pochi danni e sembrerebbe che da esso lo stesso governo ne esca rafforzato. Ma questo non esclude contraccolpi e soprattutto che qualcuno in occidente non sia convinto che la guerra possa essere vinta con l’azione della quinta colonna. In passato Putin ha dimostrato una grande capacità di arrestare la deriva in cui Eltsin e Gorbaciov avevano cacciato il paese. Questo ha preoccupato grandemente l’occidente imperialista a guida americana e da lì è partita la strategia dell’accerchiamento militare in Europa.

Quali saranno le prossime prove per Putin e soprattutto i rischi? La questione centrale, il punto debole, sta nella tendenza filo occidentale che è ancora presente nel blocco di potere che regge il governo russo. Coloro che sono abituati a fare affari con l’occidente non possono rassegnarsi a perdere i risultati conquistati con la contro-rivoluzione degli anni ’90 e di fronte alle difficoltà dovute alla guerra possono costituire un vero pericolo. In fondo la vicenda Wagner può essere considerata all’interno di questa tendenza dal momento che quando la guerra si è fatta più dura sono scattati discorsi sulla convenienza a proseguire e trovare il capro o i capri espiatori.

Non bisogna dimenticare però che, nonostante Gorbaciov e Kruscev, la Russia è il grande erede della rivoluzione d’ottobre e la memoria di un popolo, nonostante tutto, non va perduta. Qualcosa di simile era successo anche con la rivoluzione francese dopo il Termidoro. La restaurazione non fu possibile e la ruota della storia non tornò indietro. Certo, la forma che i nuovi passaggi in Russia prenderanno non è prevedibile, ma è difficile che un popolo che ha fucilato lo Zar possa ridiventare schiavo del sistema imperiale americano.

P.S. Un recente intervento di Yuri Afonin (primo Vice Presidente del CC del PCRF) a Radio Komsomolskaya Pravda aiuta a farsi un’idea più precisa dei problemi che la Russia si trova ad affrontare per far fronte alla sfida dell’imperialismo e del modo in cui lavorano i comunisti russi. Riportiamo perciò la sintesi dell’intervento come appare sul sito del partito. In una frase: “Dobbiamo rompere con le ricette liberali occidentali che ci sono state imposte per tre decenni. Vogliamo battere l’Occidente? Allora non possiamo rimanere indietro, né economicamente né ideologicamente. L’alternativa è soprattutto l’esperienza del governo sovietico e della moderna Cina socialista”.

L’Occidente non scommette sulla sconfitta militare della Russia, ma sulla sua distruzione interna

Yuri Afonin a Radio Komsomolskaya Pravda. Da https://kprf.ru/

All’inizio del programma è stato ritrasmesso un frammento di un’intervista rilasciata da Gennady Zyuganov a Radio Komsomolskaya Pravda nel giorno dell’ammutinamento della PMC Wagner. In quel momento critico, il leader del PCFR esortò i “wagneriani” a rifiutarsi di prendere parte ad azioni antistatali, sottolineò l’inammissibilità del conflitto di fronte all’assalto del nemico esterno e suggerì di mettere da parte tutte le ambizioni e i rancori e di difendere insieme la patria.

Yuri Afonin ha osservato che la posizione di principio adottata dal PCFR è di estrema importanza nella situazione attuale. Oggi infatti molti combattenti di prima linea portano sulle divise distintivi a forma di bandiera dell’URSS, mostrano grande rispetto per la storia sovietica e condividono le opinioni dei comunisti russi.

Il giorno della rivolta – ha riferito Afonin – egli si trovava nella sua regione natale, Tula, e ha visto con quanta calma ed efficacia le autorità di Tula, guidate dal governatore regionale Alexei Gennadyevich Dyumin, hanno agito, mantenuto l’ordine pubblico e preso provvedimenti per fermare il movimento delle colonne ammutinate. La ribellione della Wagner – ha proseguito Afonin – ha sollevato ancora una volta la questione della posta in gioco per l’Occidente nell’attuale confronto con la Russia. Sembra che l’imperialismo occidentale stia cercando soprattutto di prolungare il conflitto, sperando che la destabilizzazione della situazione all’interno della Russia porti alla nostra sconfitta. L’ammutinamento ha suscitato grande entusiasmo in Occidente, ma gli analisti occidentali hanno fatto male i conti: il popolo russo, il nostro esercito e le autorità a vari livelli hanno dimostrato unità.

“La posizione del PCFR – ha dichiarato Afonin – è che lo Stato deve avere il monopolio delle forze armate. Non dovrebbero esistere eserciti privati nel paese”. Egli ha anche richiamato l’attenzione sugli slogan utilizzati dal leader della ribellione. Si tratta di slogan di giustizia sociale, molto popolari tra la gente. Prigozhin ha chiamato il movimento delle sue colonne “marcia della giustizia”. Ovviamente si tratta di ipocrisia: guardando i video di Prigozhin, si nota che, mentre parla di giustizia, chiede l’inviolabilità della proprietà privata, anche se si tratta di quella degli oligarchi ucraini. Che razza di giustizia sociale sarebbe mai questa? Ma dobbiamo renderci conto di quali corde dei sentimenti popolari il leader della ribellione stava cercando di far vibrare. Oggi è più importante che mai che lo Stato garantisca giustizia e protezione sociale alla popolazione.

Alcuni commentatori – ha poi osservato Afonin – hanno cercato di paragonare i ribelli ai bolscevichi, dimostrando in modo circonstanziato e convincente l’analfabetismo storico di questo punto di vista.

Il dirigente comunista ha poi parlato ai radioascoltatori di un evento molto importante: il Terzo Forum Economico di Oryol organizzato dal PCFR. A questo forum hanno partecipato com’è consuetudine molti scienziati, tra cui gli accademici Robert Nigmatulin, Vladimir Kashin e Mikhail Berulava, oltre a eminenti professionisti dell’economia, come Konstantin Babkin, direttore di Rostselmash (fabbrica di macchine agricole, ndt). Erano presenti anche esponenti stranieri, provenienti soprattutto dalla Bielorussia e da paesi socialisti come Cina, Vietnam e Laos.

Afonin ha sottolineato che il programma di sviluppo e creazione presentato al forum di Orel è una risposta alle dichiarazioni fatte dai sostenitori del sistema liberale (Siluanov, Oreshkin, Nabiullina) al recente forum economico di San Pietroburgo. I liberali propugnano una nuova ondata di privatizzazioni. Ma le forze patriottiche della sinistra hanno chiarito al Forum di Orel che una simile politica sarebbe una follia.

Al contrario, il Paese ha bisogno della nazionalizzazione delle risorse naturali, delle industrie chiave, delle imprese strategiche e di tutta la produzione di bevande alcoliche, che eviterebbe anche avvelenamenti come la recente tragedia del “signor sidro” (avvelenamento da sidro tagliato con metanolo, ndt), oltre che di una tassazione progressiva. Questo è l’unico modo per concentrare nelle mani dello Stato risorse sufficienti per vincere la lotta contro l’imperialismo occidentale. Insieme a una pianificazione strategica a lungo termine, queste misure getteranno le basi per far progredire il Paese con fiducia e rapidità.

Il leader comunista ha sottolineato che, nonostante il PCFR sia ancora la principale forza di opposizione nella società russa, alcune delle sue proposte si stanno già facendo strada, perché rispondono a un’esigenza vitale. Certo, la legge sulla nazionalizzazione non è ancora stata adottata, ma i decreti presidenziali consentono già a determinate condizioni di trasferire le aziende strategiche sotto il controllo dello Stato. Di fatto, la nazionalizzazione parziale è già in corso.

Al Forum di Oryol è stata ampiamente presentata l’esperienza delle imprese popolari in diverse regioni gestite dai comunisti. Afonin ha descritto ai radioascoltatori l’impressionante esperienza della più nota di queste imprese. L’impresa popolare “Zvenigovsky”, guidata da Ivan Ivanovich Kazankov, non è solo la più grande impresa agricola di Mari El (repubblica etnica della federazione russa, ndt), ma ha anche allargato le sue attività nelle regioni vicine. In Ciuvascia, ad esempio, quest’anno è stato inaugurato un grande impianto di lavorazione della carne. Quando raggiungerà la piena capacità, sarà il più grande della repubblica. In Tatarstan, le attività di Zvenigovsky sono cresciute a tal punto che l’anno scorso la sua filiale ha organizzato un festival repubblicano, Uyav, a cui hanno partecipato 15.000 persone, tra cui il capo del partito comunista e i leader di Tatarstan, Ciuvascia e dell’oblast di Ulyanovsk. Zvenigovsky sta ora inviando i suoi prodotti ai nostri combattenti al fronte.

Una leggendaria azienda popolare è l’Azienda Agricola Statale Lenin, vicino a Mosca, gestita da Pavel Nikolayevich Grudinin. Zyuganov e tutto il partito hanno preso tutte le misure necessarie per proteggere questa azienda dall’assalto dei predoni. E l’azienda continua a lavorare e a crescere. L’anno scorso, il salario medio è stato di 114.000 rubli. E questa non è la media aritmetica degli enormi stipendi dei dirigenti e dei piccoli stipendi dei lavoratori. La posizione di Grudinin è che gli stipendi dei dirigenti non dovrebbero essere molto più alti del salario medio dell’azienda. L’azienda agricola statale ha la più grande piantagione di fragole del paese e un’eccellente infrastruttura sociale.

Yuri Afonin ha sottolineato che per Grudinin la azienda Lenin è diventata una vera e propria piccola patria. Dall’epoca sovietica, ne ha attraversato tutte le fasi: da ingegnere meccanico a capo dell’intera azienda. Qualsiasi persona normale cerca di prendersi cura della propria piccola patria – dice Afonin – ma guardate la piccola patria di Eltsin: il villaggio di Butka, nella regione di Sverdlovsk. Sotto il capitalismo, quasi tutto è stato distrutto e non è stato costruito nulla. Fate il confronto con quello che Gennady Andreyevich Zyuganov sta facendo per lo sviluppo della sua regione natale, Oryol.

Il Forum Economico Oryol 2023 – afferma Afonin – è una rassegna delle migliori pratiche di sviluppo del paese, basata su esempi concreti delle regioni rosse e delle imprese popolari.

Yuri Afonin ha anche parlato al pubblico dell’ultima sessione plenaria del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa, dedicato alla questione più importante del nostro tempo: la lotta al fascismo. Il CC ha ricordato l’enorme esperienza storica della lotta antifascista che i comunisti hanno accumulato nel corso del XX secolo. Alla sessione plenaria hanno partecipato comunisti provenienti dalle prime linee dell’operazione militare speciale. Incontrando i combattenti – osserva Afonin – si assorbe letteralmente l’energia della giusta lotta che il nostro Paese deve condurre. Purtroppo, 37 comunisti e membri del Komsomol sono morti al fronte. Il Plenum ha onorato la memoria di ognuno di loro. Il Partito si prende cura delle loro famiglie.

La discussione successiva ha riguardato le prossime elezioni del 10 settembre. La campagna elettorale coprirà la maggior parte del paese e sarà su vasta scala: saranno eletti 26 governatori, 21 dei quali a suffragio diretto; 20 assemblee regionali, tra cui 4 nelle nuove regioni, dove le elezioni avranno una particolare rilevanza. Afonin ha esordito richiamando l’attenzione sulle campagne elettorali in cui gli attuali governatori comunisti, Andrei Klychkov nella regione di Oryol e Valentin Konovalov in Khakassia, si sono candidati per la rielezione. Hanno presentato un rapporto molto convincente sul llavoro compiuto negli ultimi cinque anni. Hanno partecipato al forum economico di San Pietroburgo, dove hanno firmato importanti accordi per lo sviluppo delle loro regioni. Klychkov ha firmato accordi su progetti di investimento e sulla creazione di nuove imprese per un valore di 16 miliardi. Recentemente ha incontrato il presidente del Paese.

Yuri Afonin ha fatto notare che il PCFR ha anche una serie di altri candidati molto brillanti e forti per la leadership regionale: Leonid Zyuganov, membro della Duma di Mosca, Maria Prusakova, deputato della Duma di Stato nel Territorio di Altai, e Andrei Alekhin, deputato della Duma di Stato nella regione di Omsk.

Il partito – ha sottolineato Afonin – sta affrontando le elezioni con la massima mobilitazione. Non si tratta solo di vincere nel maggior numero possibile di località, ma di presentare all’intero Paese un programma di sviluppo, un programma pensato per far uscire il Paese dall’attuale situazione storica.

Questo programma si è tradotto in una serie di proposte di legge. Le più importanti sono la nuova Costituzione, il Codice Elettorale, che dovrebbe garantire elezioni veramente corrette e aperte, e il nuovo Codice del Lavoro. Quest’ultimo disegno di legge sta suscitando un numero particolarmente elevato di reazioni da parte dei lavoratori di tutto il paese. Questi ultimi stanno avanzando le loro proposte sulla bozza. Yuri Afonin ha sottolineato che la tutela dei diritti dei lavoratori è oggi estremamente importante. Non si deve permettere ai capitalisti di far ricadere sui lavoratori tutto il peso dell’attuale difficile situazione socio-economica. Afonin ha dichiarato anche di aver recentemente inviato una lettera a Mikhail Mishustin, capo del governo russo, proponendo di rivedere il decreto governativo che ha di fatto stabilito una moratoria sulle ispezioni aziendali. La proposta è di fare un’eccezione per le ispezioni dell’ispettorato nazionale del lavoro in caso di violazione dei diritti dei lavoratori. Il ricorso all’ispettorato del lavoro è stato infatti il modo più semplice e accessibile per i lavoratori di tutelare i propri diritti. Sì, come ha detto il Presidente della Russia, non possiamo “mettere in difficoltà” le imprese, ma non possiamo neanche permettere alle imprese di “maltrattare” i dipendenti. Dobbiamo trovare un giusto mezzo.

Progetti di legge e programmi di grande importanza per lo sviluppo del paese sono stati elaborati anche dalla Commissione della Duma per la famiglia, le donne e i bambini, presieduta dalla comunista Nina Ostanina, e dalla Commissione della Duma per le questioni agrarie, presieduta dal nostro compagno Vladimir Kashin. La commissione promuove il programma per lo sviluppo globale delle aree rurali, il programma Nuove Terre Vergini (sappiamo che durante gli anni del capitalismo, circa 40 milioni di ettari di terra coltivata sono stati abbandonati e dovrebbero essere reintegrati nell’economia). Spieghiamo ai nostri oppositori che ogni rublo investito nell’agricoltura o nell’industria restituirà diversi rubli all’economia attraverso lo sviluppo della produzione, la creazione di nuovi posti di lavoro e ulteriori entrate di bilancio.

Yuri Afonin ha parlato separatamente dello sviluppo della costruzione di aerei e dell’aviazione. Per 30 anni i nostri riformatori hanno detto che potevamo fare a meno degli aerei nazionali, che potevamo volare con Boeing e Airbus. Oggi ci troviamo di fronte a massicce sanzioni. L’Occidente non ci vende nuovi aerei, abbiamo una flotta di modelli occidentali per lo più piuttosto vecchi e abbiamo enormi problemi a reperire i pezzi di ricambio. E per quanto riguarda il trasporto aereo? Afonin ha fatto un esempio: in epoca sovietica, nella regione di Krasnoyarsk c’erano circa 60-70 piccoli aeroporti. Oggi sono stati quasi tutti distrutti. Eppure la comunicazione aerea è una questione strategica per l’interconnessione dei trasporti nel nostro vasto paese.

Dobbiamo rompere con le ricette liberali occidentali che ci sono state imposte per tre decenni – ha detto Afonin. Vogliamo battere l’Occidente? Allora non possiamo rimanere indietro, né economicamente né ideologicamente. L’alternativa è soprattutto l’esperienza del governo sovietico e della moderna Cina socialista. Il nostro Paese ha bisogno di una vittoria. Ognuno di noi, al proprio posto, deve contribuire a questa vittoria.

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